tag:blogger.com,1999:blog-29498338732591406392024-03-13T20:53:38.333+00:00(r)umori dal MediterraneoChe il Mediterraneo sia
quella nave che va da sola
tutta musica e tutta vela
su quell'onda dove si vola
tra la scienza e la leggenda
del flamenco e della taranta
e fra l'algebra e la magia
nella scia di quei marinai
e quell'onda che non smette mai
che il Mediterraneo sia...Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.comBlogger280125tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-85816255663601660982016-10-19T21:56:00.000+01:002016-10-19T21:56:05.436+01:00La "green economy" marocchina<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">[<i>Altreconomia</i>] I
vicoli stretti e nodosi della <i>medina</i>
si perdono in una ragnatela di saliscendi indecifrabile all'occhio inesperto. Gli
uomini siedono flemmatici nelle terrazze dei <i>café</i> mentre le donne fanno la spola da una bottega all'altra. I
ritmi sono lenti e l'ambiente suggestivo, con le pareti delle case che sfumano
dall'azzurro all'indaco e i portoni rifiniti a calce.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Chefchaouen,
Marocco settentrionale, è un gioiello incassato nel cuore di una natura ostile.
Molti la definiscono la "porta del Rif", regione aspra e montuosa -
storicamente popolata da bellicose tribù berbere - che si spinge fino alla
costa mediterranea. A dispetto dei sobborghi, cresciuti in fretta e in maniera
disordinata, la città vecchia sembra conservare intatto il fascino dei tempi
passati, quando musulmani ed ebrei in fuga dalla Spagna trovarono rifugio nella
sua intimità e protezione dietro le spesse mura in parte ancora visibili.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-9zRFn2LxbMc/WAfcwBsOxHI/AAAAAAAABWg/J00mDOFOAi0BVdIwdnzVqCd3GCBromkQACLcB/s1600/3%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-9zRFn2LxbMc/WAfcwBsOxHI/AAAAAAAABWg/J00mDOFOAi0BVdIwdnzVqCd3GCBromkQACLcB/s400/3%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A
rompere l'incantesimo ci pensano i gruppi di turisti sempre più numerosi e una
schiera di guide informali, disseminate ad ogni crocevia, che snocciolano senza
sosta il loro ritornello. "Serve del <i>kif</i>?
Hascisc? Marijuana? Volete vedere le piantagioni della mia famiglia?". Non
propongono la solita visita ai monumenti o ai mercati, ma il prodotto di punta
della regione, l'unico vanto di un'economia locale altrimenti asfittica. La
cannabis e i suoi derivati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
Marocco infatti, con circa 800 tonnellate annue, è il maggior produttore e
esportatore mondiale di hascisc assieme all'Afghanistan. L'80% del
"cioccolato" immesso in Europa, secondo l'ultimo rapporto
dell'Ufficio ONU per il controllo della droga e la prevenzione del crimine,
proviene proprio dal regno maghrebino. O meglio da questa zona, il Rif, la sola
in cui la coltivazione di canapa continui ad essere "tollerata"
nonostante i divieti della legislazione e le pressioni esercitate dall'UE.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Chefchaouen
non è che la vetrina di questo vasto mercato clandestino. Una specie di zona
franca dove si possono contrattare piccole quantità, programmare escursioni e
fumare qualche grammo immersi in una splendida cornice. I controlli della
polizia ci sono, più che altro per assicurare che il tutto avvenga in modo
tranquillo e discreto. Il paesaggio cambia però quando si lascia alle spalle la
città e ci si addentra nel vero regno della cannabis, dove la quotidianità
riflette una realtà meno idilliaca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Un veicolo di riscatto
sociale<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
statale n. 2 è una sottile lingua d'asfalto, continuamente interrotta da tratti
sterrati, che è forse azzardato definire strada. Sale comunque prepotente, con
strappi improvvisi, verso i duemila metri di Ketama. E' in questi versanti
scoscesi, tra le rocce scure e la boscaglia, che le coltivazioni cominciano a
tappezzare di verde l'orizzonte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"La
pianta di canapa, il <i>kif</i> come la chiamiamo
noi, convive pacificamente con la società rifegna da tempo immemore, da quando fu
introdotta grazie agli scambi commerciali con l'Asia", racconta Jamal
Stitu, attivista in difesa dei diritti dei contadini. Tuttavia è solo negli
anni sessanta del secolo scorso, dopo ripetuti contatti con viaggiatori
stranieri, che la gente del posto scopre la possibilità di un diverso utilizzo
dei germogli e acquisisce le competenze per trasformarli in resina. Una
sostanza pregiata e molto richiesta nelle piazze internazionali, l'hascisc. Per
la popolazione è un'occasione di riscatto sociale, un modo di ovviare alle
pesanti lacune dello Stato che l'ha sempre guardata con sospetto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"La
regione è isolata dal resto del paese, in parte per la sua conformazione
naturale ma soprattutto per la discriminazione imposta dal <i>makhzen</i> [regime]", continua il nostro interlocutore. "La
monarchia non ha mai perdonato l'insubordinazione di Abdelkrim Khettabi, che resistette
agli eserciti coloniali dando vita ad una repubblica indipendente tra queste
montagne". Le sollevazioni sono proseguite dopo l'indipendenza, come pure
le spinte autonomiste a connotazione identitaria. Risultato: incursioni
militari, bombardamenti e un severo embargo economico che ha costretto migliaia
di abitanti ad emigrare all'estero o nelle periferie delle grandi città.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Da
queste parti non ci sono industrie né ospedali. D'inverno nevica per diverse
settimane e si muore ancora di freddo. Mancano le medicine, le scuole e un
livello decente di infrastrutture. Quella che stiamo percorrendo è la via di
comunicazione principale, immagina come sono le altre..", si lascia andare
Jamal. "La verità è che il boom della cannabis ci ha permesso di rialzare
la testa in uno dei periodi più bui della nostra storia".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-84hdLwS16yU/WAfc7HorSXI/AAAAAAAABWk/Lnm5ELccxD8Jp87-a5pm3nfAB_A_eK_zgCLcB/s1600/1%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-84hdLwS16yU/WAfc7HorSXI/AAAAAAAABWk/Lnm5ELccxD8Jp87-a5pm3nfAB_A_eK_zgCLcB/s400/1%2Bld.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<i>Credit foto: Jacopo Granci</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L'hascisc è moneta
corrente</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quando
si apre la porta dello stanzino in terra battuta l'aria è pervasa da esalazioni
dolciastre. E' l'odore, prima ancora della luce fioca di una finestrella, a
testimoniare la presenza delle cime essiccate. "Un kg di erba non lavorata
viene pagato 100 dirham [circa 10 euro], un kg di hascisc anche trenta volte di
più, dipende dalla qualità".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quella
trascorsa è stata una buona stagione per Abdeslam, il volto segnato dalla
fatica che lo fa apparire molto più vecchio dei suoi quarant'anni. Dai campi ha
ricavato quasi 4 mila euro, pagati dagli intermediari che trasportano la merce
verso i depositi della costa, guadagnandoci almeno il triplo. Lui lo sa, ma è
comunque soddisfatto. I soldi gli basteranno fino al prossimo raccolto, in
autunno, per provvedere alla famiglia (5 figli). La sua è una delle 30 mila che
sopravvivono grazie ai proventi del <i>kif</i>.
Con quel che resta Abdeslam - oltre alle cime, un sacchetto di polvere filtrata
e pressata - farà fronte agli imprevisti: "una malattia, un viaggio o il
ricambio degli attrezzi. Questo è moneta corrente", afferma indicando il
contenuto della busta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Fellah</span></i></b><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">, contadini…<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Un
vento tiepido spazza l'altopiano mentre alcuni uomini, al riparo di un capanno,
caricano impassibili i bracieri dei loro <i>sebsi</i>.
Sebbene lo spinello sia sempre più diffuso, per la maggioranza dei rifegni fumare
<i>kif</i> "tradizionale" - una
fine mistura di marijuana e tabacco aspirata con pipe lunghe e affusolate - rimane
un rituale irrinunciabile. Così la pensano Abdeslam e gli altri abitanti di Bab
Berred, una manciata di edifici lungo la rotta verso Ketama. L'atmosfera è da
far west. Più che un villaggio, un punto di ritrovo per il mercato settimanale,
quando la consueta desolazione si trasforma in un via vai caotico e colorato.
Per il resto del tempo la gente vive rintanata in caseggiati sparsi, nascosti
tra i dirupi o dalla vegetazione. L'elettrificazione è arrivata di recente ma l'acqua
corrente è ancora un lusso. Anche per il <i>kif</i>
ci si affida alla pioggia, di solito abbondante in primavera, e solo i
coltivatori di un certo livello possono permettersi un impianto di irrigazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Qui
siamo tutti <i>fellah</i>, contadini. E' la
cannabis a darci da mangiare, qualche animale e il nostro sudore. Non certo le
premure di uno Stato che ci ignora, salvo poi presentarsi a chiedere il
conto" chiarisce Omar, passeggiando fiero tra le piante che gli arrivano
al bacino. E gli incentivi alle colture alternative? "Un fallimento, non
c'è dietro nessuno studio di fattibilità". Il Rif è un contesto
particolare, solo la canapa sembra resistere alle ristrettezze di questi
pendii, offrendo in più una buona resa, neanche paragonabile agli olivi o alla
vite. "Pensano forse che si possano coltivare cereali nei fazzoletti di
terra strappati alla foresta? O gli alberi da frutto? Mentre aspettiamo che
crescano, il gelo del primo inverno se li porterebbe via".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">D'improvviso
un velo di inquietudine negli occhi di Omar tradisce la sicurezza ostentata dalle
sue parole. E' in buoni rapporti con polizia e autorità locali, che
"unge" a dovere dopo ogni raccolto, ma ha sempre il timore che da
Rabat qualcuno possa fare un colpo di mano. Come quello che ha messo in
ginocchio il fratello Khalid. "Gli hanno bruciato i terreni con i
pesticidi sganciati dagli elicotteri, uccidendo anche le capre. Per rimborsarlo
ho contratto un debito con i trafficanti, come farò se la prossima volta toccherà
a me?".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-QEPojZFJX8Q/WAfdKR1awvI/AAAAAAAABWo/LXQ55EhR07MZhbcPtmv5GfvEWeq4ZRJEwCLcB/s1600/2%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="283" src="https://3.bp.blogspot.com/-QEPojZFJX8Q/WAfdKR1awvI/AAAAAAAABWo/LXQ55EhR07MZhbcPtmv5GfvEWeq4ZRJEwCLcB/s400/2%2Bld.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<i>Credit foto: Jacopo Granci</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">…e "Baznassa",
<i>businessman</i><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Secondo
i dati diffusi dal governo, grazie alla sua azione deterrente, la superficie
coltivata a canapa sarebbe diminuita da 130 a 50 mila ettari nell'ultimo decennio.
La macchina e il contachilometri sono però testimoni che l'estensione delle
coltivazioni va ben al di là delle cifre (e della retorica) ufficiali. Nei
dintorni di Ketama, capitale del Rif profondo e della sua "green
economy", i campi ricoperti di foglie a sette punte saturano la vista
senza pudore, irrompendo fino ai bordi delle strade.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Da
noi il <i>kif</i> cresce anche sull'asfalto!"
scherza el Pajarito, curioso rappresentante del capitalismo made in Ketama. Fisico
asciutto e baffi da narcos colombiano, ha assorbito le terre di famiglia e
comprato quelle dei vicini, accumulando una piccola fortuna. La casa a due
piani, nuova e ben rifinita, è l'impronta inequivocabile della sua ascesa. La
vecchia abitazione invece è adibita a magazzino, dove vivono gli operai
stagionali e riposano i 160 kg di resina già impacchettata, pronta a partire
per la Spagna. "I contadini perdono gran parte dei profitti perché non
hanno canali di vendita con l'estero, in mano ai baroni locali". Della sua
"rete collaudata" preferisce non parlare, ma non nasconde l'ambizione.
Anche lui vuole ritagliarsi un posto nella cerchia degli eletti, i <i>baznassa</i> (dall'inglese businessman).
Intanto, come loro, sta investendo in immobili a Tangeri: "così, se
dovessi cadere in disgrazia, almeno una parte del capitale sarebbe al sicuro".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L'economia
della cannabis sta rivoluzionando status e rapporti sociali. I valori di
condivisione e solidarietà stanno cedendo il passo all'individualismo, mentre
la ricchezza vera si concentra nelle mani di pochi. Ketama, dove suv e mercedes
lucenti si affiancano ai carretti e agli autobus scassati o dove baracche
tremolanti contemplano il lusso di un hotel a 4 stelle, da cui si regolano i
traffici illeciti verso il litorale iberico, è un avamposto privilegiato per
osservarne le contraddizioni. Allo stesso tempo la febbre del <i>kif</i> sembra favorire il ripopolamento di
una zona disertata dagli abitanti da almeno mezzo secolo. La storia di Hamid lo
conferma. I genitori erano emigrati a Fes quando un'inattesa eredità l'ha convinto
a rientrare. "Una piccola parcella, poca cosa. Sempre meglio che
disoccupato in città. Anche fare il bracciante quassù è più remunerativo che
altrove, 130 dirham a giornata. Chi si spezza la schiena nelle serre di fragole
e pomodori non prende nemmeno la metà".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Una "libertà"
vigilata<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Rabat
ha cercato in più modi di convincere gli agricoltori a tornare ai prodotti
legali. Prima stanziando fondi per i piani di riconversione delle colture, poi stringendo
la morsa sulla regione. Ma le centinaia di arresti e la devastazione dei campi
non hanno prodotto risultati tangibili. "Se non quello di esasperare la
popolazione, costretta a spostarsi più in alto pur di non rinunciare
all'impresa" spiega Jamal Stitu. Secondo l'attivista, il governo avrebbe
fatto promesse all'Europa che non è in grado di mantenere. "Sa bene che
non esistono alternative credibili e una politica repressiva su vasta scala porterebbe
all'insurrezione. Del resto la domanda cresce e i soldi del narcotraffico
alimentano una maglia di corruzione ben più difficile da estirpare delle
piantagioni".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Non
sembra destinata a maggior fortuna la proposta di legalizzazione avanzata nei
mesi scorsi da un altro attivista della zona, Chakib al-Khyari, che ha già
scontato due anni di carcere per aver denunciato le connivenze tra mafia e istituzioni.
L'idea è reinvestire il sommerso nello sviluppo locale e sottrarre il mercato
ai trafficanti, apportando benefici ai contadini. Difficile però che il
Marocco, Stato musulmano dove il sovrano si proclama discendente del profeta
Maometto, possa autorizzare lo sdoganamento di un prodotto vietato dalla
religione. Come è difficile immaginare che i <i>baznassa</i>, protetti dalla politica fin dentro al Parlamento, rinuncino
senza battere ciglio al ghiotto monopolio dei commerci.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-HVhxX0aTewo/WAfdYVpU3lI/AAAAAAAABWs/jG-H-13ZRZ0MTmo4kFZri5pFuWzpwtpXwCLcB/s1600/4%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-HVhxX0aTewo/WAfdYVpU3lI/AAAAAAAABWs/jG-H-13ZRZ0MTmo4kFZri5pFuWzpwtpXwCLcB/s400/4%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quale
soluzione allora per i <i>fellah</i> del
Rif? Nessuna, esposti al tira e molla delle autorità ma confortati dalla
speranza di un futuro migliore. Intanto la nuova annata "sembra partita bene",
fa notare Hamid. "Dopo gli acquazzoni del mese scorso sta tornando il sole
e le piante crescono a meraviglia". Sempre che qualcuno non arrivi a
distruggerle. "In ogni caso sono la nostra unica assicurazione e vale la
pena correre il rischio. Da queste parti ci siamo abituati a vivere in libertà
vigilata".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">(<i>Articolo pubblicato dalla rivista <a href="http://altreconomia.it/marocco-green-economy/" target="_blank">Altreconomia</a></i>) </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-34033510841076112532016-10-19T19:23:00.000+01:002016-10-19T19:23:16.174+01:00Marocco. La condizione sociale sotto Mohammed VI<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">[<i>Galatea</i>] Atterrare
a Marrakech e scoprire, qualche chilometro dopo l'aeroporto, la sontuosità del
palazzo La Mamounia, i fasti dell'hotel Royal Mansour o dei <i>riad</i> nascosti nella medina, a pochi
passi dalla celebre Jamaa al-Fna, è una sensazione che non lascia indifferente
nemmeno il viaggiatore più immune al fascino orientalista. Come del resto, passeggiare
sul lungomare di Casablanca lasciandosi sorprendere dalla grandiosità della
moschea Hassan II e dai cantieri di un rinnovato skyline in vetro e cemento, non
può che far pensare ad un paese dinamico e aperto alla modernità. Un paese in
pieno sviluppo, che "offre a tutti un'opportunità", come recitano le
brochure del ministero dell'economia. Allora perché i giovani continuano a
lasciare il paese? Perché si ha la sensazione, cantano gli Hoba Hoba Spirit,
"di stare come grilli nell'insetticida"?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KPk9Y6sfj7k/WAe3tgdrE-I/AAAAAAAABVk/b20N1cRDW3MCnXJPnn3Wd7y7dbmJu5RrgCLcB/s1600/Jamaa%2Bal-Fna%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-KPk9Y6sfj7k/WAe3tgdrE-I/AAAAAAAABVk/b20N1cRDW3MCnXJPnn3Wd7y7dbmJu5RrgCLcB/s400/Jamaa%2Bal-Fna%2Bld.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Jama'a al-Fna, Marrakech (Credit foto: Jacopo Granci)</i></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Perché
dietro alla facciata e ai panorami turistici da cartolina c'è <i>Un altro Marocco</i>, per rubare
l'espressione al poeta Abdellatif Laabi, che nella sua ultima opera denuncia
una strategia governativa fondata su promesse e apparenza, e si sofferma sulla
mancanza di un reale progresso umano, economico e politico. Perché il tasso di
crescita al 4%, che nell'ultimo decennio ha dipinto il regno alawita come uno
dei paesi più promettenti, non corrisponde ad un effettivo sviluppo, non
assicura la redistribuzione della ricchezza e non cancella le profonde
disuguaglianze sociali. Perché l'aver attraversato (quasi) indenne un periodo
di turbolenze e sconvolgimenti istituzionali, come quello che ha appena interessato
altri paesi della regione, non significa l'assenza di lotte sul territorio, di
rivendicazioni collettive, di esistenze al limite della sofferenza. Perché esiste
un "Marocco profondo" fatto di precaria quotidianità e di silenziosa
ricerca della dignità. Un Marocco che difficilmente balza agli onori delle
cronache, complice il bavaglio mediatico che lo circonda, ma che merita di
essere scoperto e conosciuto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le "mule" di
Melilla<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ogni
giorno migliaia di marocchine attraversano il confine che le separa dalla
piccola enclave spagnola, situata nella costa mediterranea del regno. Alcune lo
fanno per rifornirsi di merci troppo care dall'altra parte della frontiera. La
maggioranza invece contrabbanda alla luce del sole prodotti di ogni genere,</span>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">dai
vestiti alle coperte, dagli utensili per la casa ai pezzi di ricambio per
automobili, dai televisori agli alcolici. Ad agevolare questo <i>comercio atipico</i>, gli accordi siglati
tra Madrid e Rabat che permettono la circolazione giornaliera senza visto a
Melilla (e Ceuta) per gli abitanti dei comuni limitrofi. Le categorie sociali
che beneficiano dei traffici sono diversificate: oltre quattrocentomila
persone, secondo stime ufficiose, al di qua e al di là del confine. Dalle
famiglie più povere, che sopravvivono grazie agli spiccioli delle staffette,
agli intermediari marocchini, che ne sfruttano la miseria per arricchirsi. Dai
compratori dei grandi centri urbani dove le merci vengono vendute a prezzi
vantaggiosi, ai commercianti dello scalo spagnolo, che senza il contrabbando
sarebbero costretti a cambiare mestiere, considerati i magri consumi di una
città di appena 66 mila abitanti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A
tenere in piedi un ingranaggio ben rodato, che ogni anno muove un quantitativo
di beni pari a 700 milioni di euro, è la fatica e il sudore delle
"mule". Nabila è una di loro. Si sveglia tutte le mattine alle cinque
e costeggia il reticolato alto sette metri che protegge la fortezza Shengen,
per raggiungere il Barrio Chino. E' in questo punto che la donna entra in territorio
iberico per caricare sulle spalle il fardello quotidiano, fissato al petto e al
bacino con scotch e cordami, e riparte nell'altro senso piegata sulle ginocchia,
riuscendo a muovere a stento un passo dopo l'altro. "All’inizio pensavo di
non reggere - racconta Nabila, sulla quarantina - fare la portatrice è un
lavoro massacrante, ma ormai mi sono abituata". Ha appena concluso la
prima tratta della giornata, per un compenso di 50 dirham [meno di 5 euro]. I
carichi più pesanti, all'incirca un quintale, vengono pagati un po' di più. Con
una smorfia di sofferenza sul viso deposita il "pacco" in un pick-up
e ritorna ciondolante verso la fila in attesa, pronta a passare di nuovo dall'altra
parte. Un secondo viaggio le permetterebbe di raddoppiare il magro guadagno, da
riscuotere a fine giornata. Ma il varco rimane aperto poche ore e solo le più
resistenti riescono a compiere il tragitto due o tre volte prima della chiusura.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/--OTBZ_GtGmE/WAe4NYBy0II/AAAAAAAABVo/6jtKfKosOgk2uXvMzPFBmp5F7pEUk02YQCLcB/s1600/mula%2Brientra%2Bin%2BmaroccoX%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="231" src="https://4.bp.blogspot.com/--OTBZ_GtGmE/WAe4NYBy0II/AAAAAAAABVo/6jtKfKosOgk2uXvMzPFBmp5F7pEUk02YQCLcB/s400/mula%2Brientra%2Bin%2BmaroccoX%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A
complicare la situazione il "pudico" sussulto delle autorità che, anziché
offrire soluzioni meno degradanti, ha optato per il trasferimento dell'attività
transfrontaliera dal vecchio accesso (Beni Enzar), ora riservato al traffico
dei veicoli, al Barrio Chino, piccolo attraversamento pedonale nascosto allo
sguardo di vacanzieri in crociera o turisti in arrivo da Almeria. "Prima
non si formavano queste code immense. A Beni Enzar c'era molto più spazio, qui
i tornelli sono troppo stretti - spiega la portatrice - e a volte è davvero difficile
passare con le nostre zavorre. Così, oltre alle botte dei poliziotti che
reclamano il <i>bakchich</i> [una sorta di
pedaggio], rischiamo di ricevere calci e spintoni da quelle che restano
bloccate dietro di noi".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nabila,
fino a qualche anno fa operaia in uno stabilimento tessile, è riuscita a tirare
avanti dopo la chiusura della fabbrica solo grazie a questa attività. Non può
rinunciare alla sua unica fonte di sostentamento, ma non per questo trattiene
le sue critiche: "Spagna e Marocco sono ugualmente responsabili della
situazione, delle violenze che subiamo. Traggono vantaggio dal lavoro
estenuante delle mule senza correre il minimo rischio e senza offrire in cambio
strutture adeguate. Alla tv sento parlare di accordi commerciali, di
prospettive di sviluppo tra i due paesi, ma della nostra condizione nessuno
dice niente".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I dannati del carbone
di Jerada<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Cambio
di scenario, nord-est del paese. Lasciando Oujda in direzione sud e percorrendo
una cinquantina di chilometri lungo la statale 19, si arriva ad una piccola e
all'apparenza anonima città di minatori adagiata sull'altopiano spoglio
dell'Orientale. L'intera area, all'inizio del secolo, era ricoperta da una
fitta boscaglia disabitata. Fino a quando una rivelazione inattesa - la
presenza di enormi riserve di carbone che ha attratto lavoratori da ogni angolo
del regno - ha cambiato in poco tempo il volto dell'intero paesaggio. Oggi, sull'orizzonte
urbano esposto al degrado, si staglia nitida una montagna nera, da cui sale verso
il cielo un rivolo di fumo biancastro. Ricordo di un passato
"glorioso". "Quello è il simbolo di Jerada. Rifiuti e scarti
provenienti dalla miniera accumulati lì anno dopo anno", informa l'autista
del <i>grand taxi</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le
gallerie scavate nel sottosuolo sono chiuse dal 2002, da quando la società
statale incaricata dell'attività estrattiva ha licenziato i 7 mila operai
perché il prodotto non era più competitivo sul mercato. La battaglia sindacale
che ne è conseguita ha spinto l'azienda ad indennizzare i lavoratori,
assicurando almeno per un po' la sopravvivenza della popolazione. Le
alternative promesse, invece, non le ha ancora viste nessuno. Così "a
parte la centrale elettrica e i piccoli commerci, gli abitanti sono tutti
disoccupati", spiega Jamal Allay, sindacalista e attivista per i diritti
umani. Di fronte ad una tale situazione, molti ex-minatori hanno deciso di riprendere
in mano gli attrezzi per estrarre un po' di antracite e venderla al dettaglio. Bloccato
l'accesso ai tunnel, hanno cominciato a scavare loro stessi dei
"pozzi" - <i>cendriatta</i> nel
gergo dei carbonai - con mezzi artigianali e in condizioni di sicurezza inesistenti.
Pur di rimediare qualche sacco di carbone, sono disposti a calarsi fino a 60
metri di profondità, il più delle volte muniti soltanto di martello e
scalpello.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Alcuni
notabili della regione hanno fiutato le grandi possibilità di guadagno offerte
dal nuovo sistema di estrazione e, in accordo con le autorità locali, hanno
ottenuto l'esclusiva sui permessi di ricerca e sfruttamento, oltre al monopolio
della commercializzazione del prodotto. Quasi tutti gli operai, oggi, lavorano
per loro: sono pagati a cottimo, senza potere contrattuale per stabilire le
tariffe né ammortizzatori sociali o altra sorta di garanzie. Sulle colline si
scava a caso, affidandosi ai ricordi e all'esperienza dei veterani. Nell'ultimo
decennio le perforazioni sono andate avanti in maniera ininterrotta e i pozzi
continuano a spuntare come funghi attorno alla città. Sono circa duemila gli
operai che si immergono quotidianamente nelle <i>cendriatta</i>, con una corda come sostegno e pezzi di legno per
puntellare i 40 cm di ossigeno erosi alle pareti, in fondo al cunicolo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-0feGY5yMUGk/WAe4lz9jt7I/AAAAAAAABVs/NQB_l0kYbJMzOQwkn0b9aTaiPIX1IB2XQCLcB/s1600/mineur%2Bqui%2Bremonte%2Bla%2Bdescendrie%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/-0feGY5yMUGk/WAe4lz9jt7I/AAAAAAAABVs/NQB_l0kYbJMzOQwkn0b9aTaiPIX1IB2XQCLcB/s400/mineur%2Bqui%2Bremonte%2Bla%2Bdescendrie%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Un
pozzo dà lavoro ad almeno sei persone: due minatori che scavano e quattro aiutanti
che si occupano del trasporto in superficie - riferisce Aziz</span> <span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">il
volto nero coperto di fuliggine, appena riemerso dalle viscere della collina -
per un guadagno giornaliero che oscilla tra i 70 e i 100 dirham [7/10
euro]". Poi ci sono gli addetti al <i>triage</i>.
Uomini e donne provvedono alla selezione del materiale estratto, che viene
scelto, lavorato e separato, a seconda della grandezza e della destinazione. Il
loro compenso varia da un minimo di 50 ad un massimo di 80 dirham. Dietro ad
ognuno di loro c'è un'intera famiglia, che tira avanti solo grazie ai proventi
del carbone.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ma
il prezzo da pagare è alto. Vecchi e giovani lasciano all'alba le loro
abitazioni, consapevoli che la sera potrebbero non farvi ritorno. "Si
contano a decine le vittime di asfissia, rimaste intrappolate in seguito a
cedimenti o sepolte per un crollo improvviso. Indefinito il numero dei feriti,
che non possono contare su nessun tipo di assistenza", testimonia Jamal
Allay che con la sua organizzazione cerca di monitorare decessi e infortuni
occorsi nella zona. "Le ultime due vittime, in estate, erano studenti
universitari rientrati a casa per il periodo di vacanze". Per chi
sopravvive invece, oltre al pericolo e alla fatica, c'è da fare i conti con le
gravi malattie respiratorie contratte: quasi quattro quinti dei minatori sono
affetti dalla silicosi e difficilmente riescono a curarsi. "Quando era
attiva la miniera, la società e il Ministero della salute garantivano la
presenza di personale specializzato. Ora la clinica è praticamente dismessa e nessuno
ci copre più le spese mediche", riassume la situazione Aziz.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quali
alternative hanno gli abitanti di Jerada? Nessuna, a parte l'emigrazione, come
testimonia il progressivo spopolamento della città. Le autorità locali hanno
annunciato recentemente un piano di riconversione economica, basato su turismo
e trasformazione dell'area in un parco di archeologia industriale. Il progetto
però, già in sé poco credibile visto l'isolamento di cui soffre la regione, non
sarà completato prima di dieci anni. Nell'attesa, i minatori rinnovano in
silenzio un'esistenza privata di umanità. Continuano le immersioni quotidiane
nel loro girone dantesco. Come dannati, il cui destino è alla mercé di una
risorsa teoricamente non più redditizia ma ancora sfruttata al minor costo
possibile; una risorsa che fa sopravvivere e che uccide allo stesso tempo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sviluppo o degrado?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Con
un'incidenza sul Pil del 6% e migliaia di posti di lavoro assicurati,
l'industria mineraria occupa una posizione di tutto rilievo sullo scacchiere
economico del regno. L'altra faccia della medaglia: le ricadute negative sulle
popolazioni insediate attorno ai siti di scavo. Nei dintorni di Khouribga ad
esempio - capitale dei fosfati distante un centinaio di km da Casablanca - il
paesaggio assume una tetra tonalità di grigio e il sole sembra quasi offuscarsi.
La pianura, estesa a perdita d'occhio, è spazzata da raffiche di vento che
sollevano un alone di sabbia e polvere proveniente dalla centrale di lavaggio
del materiale. A causa della dispersione di agenti chimici altamente
inquinanti, i terreni coltivabili sono stati in gran parte distrutti da quando
gli stabilimenti di produzione, per ridurre i costi, hanno optato per il
sistema estrattivo a cielo aperto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Da
allora molti agricoltori della zona hanno fatto le valige per guadagnarsi da
vivere sotto altri cieli, come braccianti a giornata o manovali nei cantieri
delle grandi città, i più emigrando sull'altra sponda del Mediterraneo. "In
origine eravamo contadini, ma il degrado dell'ambiente ha reso impossibile
questa attività. Le terre non danno più frutti e gli animali muoiono in poco
tempo. Inoltre l'OCP [la società a partecipazione statale che ha il monopolio
nel settore] ha espropriato la maggioranza dei terreni con contropartite
monetarie ridicole", spiegano gli abitanti, oggi impiegati negli impianti
di estrazione e di trattamento del minerale. Ma il degrado, quando si parla di
fosfati, è un argomento bloccato dal sigillo della "confidenzialità".
Con il 25% delle esportazioni e il prezzo della materia in costante ascesa sui
mercati internazionali, i danni collaterali dell'OCP passano sotto silenzio.
Chi è rimasto a Khouribga ed è stato assunto non ha troppa voglia di mettere a
rischio il posto per sostenere battaglie ecologiste. Anche se i risultati sul
territorio sono inquietanti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Fino
ad ora le autorità hanno privilegiato la rendita all'equilibrio ecologico"
afferma il professor Abdelaziz Adidi, direttore dell'Institut national de
l'aménagement et de l'urbanisme di Rabat e autore di alcuni studi sull'argomento.
"L'assenza di una legislazione che imponga vincoli in materia estrattiva
ha agevolato questo tipo di politiche, sebbene «l'accesso all'acqua e ad un
ambiente sano» e «lo sviluppo sostenibile» dovrebbero far parte delle garanzie
costituzionali [art. 31] previste dall'ultima riforma del testo [2011]".
Per attuare tali misure, tuttavia, resta ancora molta strada da percorrere, soprattutto
se per farlo ci si scontra con gli "interessi superiori della
nazione" o meglio di alcuni suoi noti rappresentanti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Occupy alle porte del
deserto<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quello
dei fosfati è un caso emblematico, ma non l'unico. Lo sanno bene gli abitanti
di Imider, da due anni e mezzo impegnati in uno scontro frontale con le
autorità e la società che sfrutta i giacimenti di argento presenti nel
sottosuolo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Piccolo
villaggio berbero posizionato lungo la "strada delle casbah" - rotta
turistica per eccellenza che scende tra la cordigliera dell'Alto Atlante
Orientale e le prime sabbie del Sahara - Imider è poco più di una manciata di
case sparse ai bordi della corsia di asfalto, in apparenza semideserta come la
natura rossastra che la circonda. Dal 2011 infatti la popolazione locale ha iniziato
il suo "Aventino": si è accampata sulla vetta del monte Alebban,
qualche chilometro più ad est, e ha bloccato la principale stazione di
pompaggio che fornisce l'acqua alla miniera, proprietà di una holding del
sovrano Mohammed VI. Il suo sfruttamento, iniziato quarant'anni fa, non ha
determinato nessun miglioramento delle condizioni vita per gli abitanti, che
lamentano ancora oggi l'assenza di infrastrutture primarie: a Imider non ci
sono scuole, manca l'elettricità nella maggior parte delle abitazioni, internet
e perfino i giornali, mentre l'ospedale più vicino si trova a 200 km di
distanza e chi ne avesse bisogno deve pagare il carburante per l'ambulanza.
Peggio, i lavori di scavo hanno provocato il progressivo impoverimento delle
falde, oltre all'inquinamento dei terreni limitrofi a causa dei prodotti
tossici degli scarichi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
tensione tra le ottomila anime della borgata e i rappresentanti dell'azienda
era già emersa in passato, ma mai aveva raggiunto i livelli attuali. Ad
aggravare la situazione, l'interruzione dell'acqua corrente dovuta ai nuovi
foraggi. Per il villaggio è stata l'occasione di denunciare apertamente la
marginalizzazione economica e la depredazione delle risorse senza
contropartita. "Come è possibile che una società che fattura milioni
attingendo alle nostre ricchezze pretenda di non avere i mezzi per assicurarci
un lavoro, nemmeno a tempo determinato?" domanda Brahim, tra i leader del
movimento di protesta. In effetti, sebbene uno dei giganti africani della
produzione di argento si trovi saldamente impiantato sul territorio, gli
abitanti di Imider rappresentano soltanto una minima parte della manodopera
totale. "Una violazione flagrante degli accordi conclusi tra delegati
dell'azienda e della comunità, che fissano al 75% la soglia di impiego
riservata ai locali".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-BkornW6wCHs/WAe44OaA_lI/AAAAAAAABVw/xShIUatVTYA_iydoBsdRQMPRiSW70tGbwCLcB/s1600/67%2B-%2BHamid%252C%2Ble%2Bvent%2Bet%2Ble%2Bpaysage.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://4.bp.blogspot.com/-BkornW6wCHs/WAe44OaA_lI/AAAAAAAABVw/xShIUatVTYA_iydoBsdRQMPRiSW70tGbwCLcB/s400/67%2B-%2BHamid%252C%2Ble%2Bvent%2Bet%2Ble%2Bpaysage.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">All'inizio
sono stati gli studenti rientrati dalle università e i disoccupati a guidare la
contestazione, ma alle loro fila si sono aggiunti presto tutti gli altri, compresi
donne, anziani e bambini. "Marce della sete" settimanali, per
bloccare la statale che porta i turisti verso le dune di Merzouga, e sit-in
permanente in cima alla montagna, a guardia dello <i>chateau d'eau</i> "che ha rubato l'acqua al villaggio". La
reazione delle autorità, di fronte al calo della capacità estrattiva (e dei
profitti) di una miniera a mezzo servizio, non si è fatta attendere. Piuttosto
che una repressione violenta, negativa in termini di ritorno di immagine per il
monarca (la sua holding Managem si sta confrontando con altri focolai di
protesta sempre in contesti minerari), è in atto una strategia di soffocamento meno
eclatante, sebbene molto in voga nel regno: black-out mediatico sulla vicenda,
intimidazioni, condanne per reati di diritto comune nei confronti degli
attivisti. Azioni e sabotaggi che non hanno ancora intaccato la determinazione
degli abitanti, pronti a rievocare per l'occasione il passato eroico delle loro
tribù di fronte alla penetrazione coloniale. Nei dintorni di Imider, spiega
Omar, si combatté negli anni '30 l'ultima battaglia per frenare l'occupazione
francese. A pochi km da quel luogo di memoria e sacrificio - il monte Saghru - va
in scena oggi una nuova resistenza. "La posta in gioco non è più l'indipendenza,
ma la nostra dignità".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Il paradiso si è
trasformato in inferno"<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Altra
regione storicamente ribelle, tanto all'occupazione straniera (spagnola in
questo caso) quanto alle imposizioni del governo di Rabat, è il territorio Ait
Baamrane, situato nella fascia meridionale del paese, al confine con il Sahara
Occidentale (occupato dal Marocco nel 1975). La città di riferimento, Sidi
Ifni, è adagiata su un promontorio roccioso che si affaccia sull'Atlantico. Il
piccolo porto, ricavato su un'insenatura poco distante dal centro, è riuscito
per decenni a tenere in piedi l'economia della borgata. Le sardine di Ifni sono
diventate un marchio di garanzia perfino nei mercati internazionali. Poi
l'arrivo delle flotte d'altura e delle reti a strascico ha ridotto i pescatori
della zona in fallimento. "I grandi pescherecci provenienti dal nord utilizzano
tecniche illegali, come le reti piombate e a maglie minuscole, massacrando i
fondali e impedendo la riproduzione", spiega Ousmane, proprietario assieme
ai due cugini di una barca di modeste dimensioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I
pescatori di Sidi Ifni, emarginati nel loro stesso porto dai magnati
dell'industria ittica, hanno provato ad opporsi e ad alzare la voce. Nel 2008
hanno formato un collettivo, assieme a disoccupati ed attivisti, e occupato i
moli per alcuni giorni. La violenza repressiva (decine di arresti, torture)
abbattutasi su tutta la cittadinanza viene ancora ricordata come il
"sabato nero". A stroncare il collettivo poi, oltre alla brutalità
della polizia, ci ha pensato la cooptazione politica di alcuni leader del
movimento, che hanno ceduto alle promesse e a qualche contropartita. Ora
siedono in consiglio comunale. Intanto la città, un tempo grazioso gioiello di
architettura moresca, continua a deperire e i servizi si riducono all'osso.
"Dietro la facciata decrepita dell'ospedale non è rimasto più neanche uno
specialista e i macchinari sono obsoleti", fa sapere Ousmane. "Per
tenerci buoni ci hanno offerto nuove licenze di pesca, ma che ci facciamo se il
pesce lo prendono tutto loro? Senza contare che le barche costano e chi non si
è indebitato e ha la fortuna di averne ancora una, preferisce utilizzarla per
tentare la traversata verso le Canarie".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-zX38IKTQwSo/WAe5Nx3OvOI/AAAAAAAABV0/YjT9vUfV0CEJa6IB6_haEuy6Oe4F_r4nQCLcB/s1600/barche%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://4.bp.blogspot.com/-zX38IKTQwSo/WAe5Nx3OvOI/AAAAAAAABV0/YjT9vUfV0CEJa6IB6_haEuy6Oe4F_r4nQCLcB/s400/barche%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Lo
sfruttamento intensivo delle coste marocchine, incentivato dagli accordi poco
trasparenti conclusi con flotte straniere (quello con l'UE è in attesa di
rinnovo), sta progressivamente riducendo la ricchezza alieutica del regno.
Armatori e grossisti inseguono prede e guadagni a sud, dove lo scenario che si
ripropone è sempre lo stesso. Ce lo spiega il regista belga Jawad Rhalib con il
documentario <i>Les damnés de la mer</i>,
che accende i riflettori sui pescatori di Dakhla. Anche qui la disparità dei
mezzi a disposizione e il dispiegamento delle reti clientelari hanno determinano
la rovina di molti, i pescatori artigianali, e il successo di pochi, i
proprietari delle grandi imbarcazioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
film si apre sulla spiaggia di La Sarga, poco distante dagli aquiloni dei <i>kitesurfers</i> che affollano le rive ondose
della cittadina saharawi, dove le barche e le polpare sono desolatamente
ammassate a riva. E' il periodo di fermo biologico e i lavoratori del settore
sono tutti in "disoccupazione tecnica". Tutti o quasi. Chi possiede
il capitale per "oliare gli ingranaggi" può uscire in mare senza
temere controlli né provvedimenti giudiziari. "Sopravviviamo a stento nel
paradiso del pesce… ci stanno ingannando…il paradiso si è trasformato in
inferno", commenta la moglie di un pescatore, mentre sullo sfondo due
pescherecci svedesi stanno rientrando a terra con il bottino della giornata. Il
capitano spiega in seguito, di fronte alla telecamera, che ha firmato un
contratto di fornitura con un'azienda del posto e dispone di una licenza. Si
dice soddisfatto della sua permanenza a Dakhla, guadagna bene e lavora tutto
l'anno, mentre "in Svezia la politica ha rovinato la pesca" tanto che
l'unica soluzione "è spostarsi altrove", dove non ci sono quote o
restrizioni. In realtà le quote e le restrizioni ci sarebbero anche qui, ma chi
deve assicurarne il rispetto non lo fa. Per Hassan Talbi, presidente
dell'associazione di proprietari delle barche artigianali,
"l'amministrazione è nel migliore dei casi indifferente e nel peggiore
semplicemente corrotta".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Come mosche
attorno a una carogna"<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
metafora ittica "i pesci grossi mangiano quelli piccoli" risulta
particolarmente calzante per spiegare quanto sta succedendo nei porti
marocchini. Ma non solo. Lo stesso adagio descrive bene la situazione vissuta
in un altro settore nevralgico dell'economia nazionale, quello agricolo, che
impiega circa il 40% della popolazione attiva. Per capire meglio le
trasformazioni in atto, basta fare un giro nelle pianure del Souss, zona di
coltivazione per eccellenza situata nell'ampia vallata che circonda Agadir. Fino
a ieri popolata - come la maggior parte della superficie rurale del paese - da
piccoli contadini (<i>fellah</i>) dediti
alla produzione di ortaggi e cereali per il circuito locale, la piana ha ormai
mutato il suo volto ed è divenuta un esempio del nuovo modello di produzione
agricola, moderno e intensivo, veicolato dal governo e dagli accordi internazionali
di libero scambio conclusi in materia (USA, UE).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Risultato:
la comparsa di oltre 10 mila ettari di serre, riservate alle monocolture da
esportazione (agrumi, pomodori, banane) e molto dispendiose in termini di
approvvigionamento idrico, il prosciugamento del fiume Souss e la progressiva
scomparsa dei piccoli contadini, fagocitati dai nuovi colossi del settore.
"Le dighe erette per assicurare l'acqua alle aziende esportatrici hanno
abbassato il livello della falda, che in alcune zone raggiunge i 100 m di
profondità", spiega Houcine Bouchabi, segretario regionale del sindacato
di categoria (FNSA). "I pozzi sono rimasti a secco e così i <i>fellah</i> vendono le loro terre per pochi
soldi e iniziano a lavorare come braccianti". Chi sono questi colossi del
settore? Una lobby ristretta, formata da gruppi europei stabilmente insediati
nella zona o grandi proprietari marocchini, l'attuale sindaco di Agadir e il
monarca due esempi su tutti, a conferma del solido legame tra potere e
affarismo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Alcuni
agricoltori hanno cercato di rimediare alla scarsa competitività unendosi in
cooperative, ma la maggior parte è stata comunque estromessa, andando ad
infoltire il tessuto del sottoproletariato rurale, assieme ai flussi di
migranti che arrivano da ogni parte del paese per offrire manodopera. Secondo
le stime della FNSA sono più di 100 mila i braccianti che lavorano nel Souss, quasi
tutti ingaggiati a giornata per una paga media di 6 euro, senza nessuna forma
di tutela. Si ritrovano all'alba nei <i>mawqef</i>
dei villaggi, nella speranza di essere caricati sui furgoni diretti ai campi.
"Quando usciamo di casa non sappiamo se riusciremo ad ottenere il
posto..l'alternativa è l'elemosina. A volte ci facciamo concorrenza al ribasso
pur di lavorare qualche giornata in più. Viviamo come mosche che ronzano
attorno ad una carogna", confessa Fatima, 25 anni già sfioriti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I
tre quarti degli operai ingaggiati nella zona sono donne. "Lavorano di
più, sopportano meglio lo sforzo fisico e sono ritenute più docili dai
padroni", riferisce Bouchabi. Sono anche le principali vittime di
aggressioni sui luoghi di lavoro, come conferma Fatima: "quando lavoriamo per
10 ore nelle serre, dove la temperatura arriva a 45° e l'umidità è
elevatissima, siamo costrette a svestirci un po' per evitare di soffocare. I
caporali ci guardano con smania, quasi indemoniati..per loro siamo solo oggetti
da sfruttare, anche sessualmente". Sono numerose le testimonianze di
ragazze che hanno perso il posto per essersi ribellate ai ricatti e ai maltrattamenti.
La FNSA cerca di battersi e fornire assistenza sul territorio, ma in generale -
la sua - è una constatazione di impotenza. Sono sempre più rari gli operai
sindacalizzati nel settore agricolo, come del resto in tutta l'industria
privata: la semplice adesione al sindacato o la rivendicazione delle garanzie
contrattuali previste dalla legislazione nazionale (salario minimo, contributi
pensionistici, assistenza sanitaria) può essere causa di licenziamento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-VFNQ3IzARhA/WAe5wPY2I8I/AAAAAAAABV8/Yqh3ZdjpQvckEcsa41_RVDFsgplWU31NQCLcB/s1600/Treno%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-VFNQ3IzARhA/WAe5wPY2I8I/AAAAAAAABV8/Yqh3ZdjpQvckEcsa41_RVDFsgplWU31NQCLcB/s400/Treno%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Un Marocco a due
velocità<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mentre
il paese è scosso da tensioni e contestazioni sociali - l'occupy di Imider è
solo uno dei tanti esempi di rivolte locali registrate negli ultimi mesi - e
affronta una crisi economica strutturale che impone al governo tagli alla spesa
pubblica, la politica dei grandi cantieri-vetrina e dei progetti faraonici prosegue
indisturbata. Lungo l'asse atlantico Tangeri-Casablanca continuano i lavori, e
gli espropri delle terre, per la costruzione del TGV marocchino, concepito
qualche anno fa dal tandem Mohammed VI-Sarkozy.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Per
il sovrano alawita, esibire il primo treno ad alta velocità del continente e
del mondo arabo, è un vezzo irrinunciabile. L'occasione per rinnovare un'immagine
di sé e del suo regno dinamica e moderna. Parigi invece, primo partner
economico e solido alleato politico in campo internazionale, può dare respiro ad
alcune aziende di punta del catalogo <i>made
in France</i>, che beneficiano delle commesse per la realizzazione dell'opera, messe
in ginocchio proprio dalla scarsa redditività del modello TGV (costi proibitivi
e spese di mantenimento). Anche nel caso marocchino, tuttavia, il peso di un
progetto dispendioso e di dubbia utilità rischia di avere, più che l'effetto
trainante annunciato dalle autorità, delle gravi ripercussioni su un'economia
nazionale compromessa dal deficit di bilancio e dall'indebitamento accumulato.
A denunciarlo è il collettivo "Stop TGV!", costituitosi durante le
mobilitazioni delle "primavere arabe", rappresentate in loco dal
Movimento 20 febbraio. Ne fanno parte, oltre ad attivisti, dissidenti,
organizzazioni studentesche e della società civile, anche piccoli e medi
imprenditori, stanchi di una gestione del paese opaca e verticistica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A
sollevare le polemiche non è solo la questione del finanziamento (2,5 miliardi
di euro), affidato al budget di governo e ai prestiti stranieri, ma anche la
maniera in cui l'opera è stata imposta alla popolazione e ai suoi
rappresentanti, tenuti all'oscuro fino all'inizio dei lavori. E' l'ennesimo
specchio di una "democratizzazione" a lungo promessa, ma che ancora
tarda ad arrivare. "Nonostante in Marocco si tengano periodicamente elezioni
- spiega Hassan Akrouid, membro del collettivo e di Attac-Maroc - né ministri
né parlamentari hanno mai osato opporsi ad una decisione del sovrano, che resta
il vertice politico, religioso e militare dello Stato. Così il progetto
dell'alta velocità è in sé incontestabile, sebbene non sia stato accompagnato
né da gare d'appalto né da studi adeguati sulla sostenibilità".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sostenibilità
che rimane un dettaglio non trascurabile per un paese in cui più di un quarto
della popolazione vive in condizioni di povertà e la metà è analfabeta (fonte ONU),
la disoccupazione giovanile è al 30% e il salario minimo non oltrepassa la
soglia dei 200 euro, quando si ha la fortuna di ottenerlo. "L'opera
toglierà risorse ad altri settori prioritari", continua l'attivista,
presentando alcuni dati del rapporto alternativo redatto dal collettivo. "Con
lo stesso budget del TGV, ossia il doppio di quello destinato alla sanità e due
terzi della somma riservata ai nuovi investimenti, si potrebbero costruire interi
comparti industriali, centri ospedalieri all'avanguardia, centinaia di scuole
nelle zone rurali e di montagna, oppure estendere il tracciato ferroviario
esistente, interamente ereditato dal periodo coloniale, ai territori
marginalizzati dell'interno, spesso sprovvisti addirittura di strade
asfaltate".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
parabola del TGV, insomma, sembra riassumere fedelmente l'immagine del paese svelata
nel corso di questo lungo viaggio. Un paese che, nonostante i piani di sviluppo,
le cosiddette riforme e la relativa stabilità istituzionale, continua a
procedere a due velocità differenti. "In Marocco - conclude Akrouid - c'è
una prima classe che detiene la gran parte delle risorse e può permettersi
tutto, non conosce crisi né austerità, e c'è una seconda classe invece, ben più
numerosa della prima, che manca delle necessità di base e che lotta ancora oggi
per veder riconosciuti i propri diritti". Una prima classe che fra qualche
anno potrà viaggiare su treni di lusso a 320 km/h, fare colazione a Tangeri e
pranzare a Casablanca, e una seconda classe che continuerà ad andare a piedi, a
contrabbandare merci per sopravvivere, a svendere la propria forza-lavoro, a
percorrere anche 100 km per arrivare a scuola o raggiungere l'ospedale più
vicino. Fino a quando?<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-68687184439121445042016-10-18T18:23:00.001+01:002016-10-18T19:01:34.581+01:00L'acqua dei berberi, l'argento del re<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Aman
Iman</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">, “senza acqua non c’è vita”. E’ attorno a questo slogan,
scritto in lingua amazigh (o berbera), che è sbocciata una protesta singolare e
inedita nella storia del paese. Un intero villaggio - Imider, ottomila anime
incastonate tra le vette dell’Atlante e le sabbie del Sahara - è in rivolta
contro lo sfruttamento intensivo delle sue risorse naturali e la
marginalizzazione economica sofferta malgrado le ricchezze del sottosuolo. <i>Aman Iman</i>, due parole tracciate con
vernice bianca su sfondo di pietra rossastra a dare il benvenuto sul monte
Alebban, guardiano arido e sassoso che sovrasta la borgata, dove gli abitanti
si sono accampati dall’agosto del 2011 per ricordare alle autorità del regno
che la loro terra e la loro dignità non sono in vendita. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Ly5xGNuhFRQ/WAZYj4F6gZI/AAAAAAAABUs/pXqAiuixSq0PPLjIp9AsuQTmIwKczVsZgCLcB/s1600/29%2B-%2BVue%2Bsur%2Ble%2Bcampement%2Bdu%2Bsommet%2Bdu%2Bchateau%2Bd%2527eau.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://2.bp.blogspot.com/-Ly5xGNuhFRQ/WAZYj4F6gZI/AAAAAAAABUs/pXqAiuixSq0PPLjIp9AsuQTmIwKczVsZgCLcB/s400/29%2B-%2BVue%2Bsur%2Ble%2Bcampement%2Bdu%2Bsommet%2Bdu%2Bchateau%2Bd%2527eau.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<i>Credit foto: Jacopo Granci</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif; line-height: 115%;"><i><span style="font-size: x-small;">Articolo originariamente pubblicato da Niglizia nel numero di Settembre 2014 </span></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-Dnt8r-RSx34/WAZZW_l3zSI/AAAAAAAABUw/7e56qvZNvF8lWmP44iCniPtFxbsR_t7iQCLcB/s1600/997051_10152542236313855_1934761980585347927_n%255B1%255D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://4.bp.blogspot.com/-Dnt8r-RSx34/WAZZW_l3zSI/AAAAAAAABUw/7e56qvZNvF8lWmP44iCniPtFxbsR_t7iQCLcB/s400/997051_10152542236313855_1934761980585347927_n%255B1%255D.jpg" width="300" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Un
“Aventino” alle porte del deserto<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La statale n. 10 è una sottile striscia d’asfalto che,
superate le oasi di Gulmima e Tinghir, passaggi improntati dagli antichi
carovanieri, scivola lenta e nodosa verso la turistica Ouarzazate. Nel gergo
del posto viene anche detta la “rotta delle kasbah”, come testimoniano le numerose
fortificazioni in pisé, sopravvissute al tempo e all’incuria, che fanno
capolino tra i palmeti o si mimetizzano negli anfratti dei pendii. Il paesaggio
è a dir poco cinematografico. I colori si rincorrono in un valzer di sfumature
- dal giallo della terra sabbiosa alle macchie verdi di una vegetazione
inattesa, fino alle venature scure dei rilievi - quando un gruppo di case
sparse lungo la carreggiata e un piccolo cartello di segnalazione annunciano
l’arrivo a Imider. Il villaggio sembra semideserto come la natura circostante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Moha, ragazzone dai modi gentili, fa subito il punto
della situazione. “Chi possiede ancora una parcella coltivabile o qualche
animale è fuori a lavorare. Tutti gli altri, compresi donne e bambini, sono in
cima all’Alebban”. Sulla sommità del promontorio affacciato sulla stretta
vallata si trova la stazione di pompaggio che fornisce acqua alla miniera
d’argento, giacimento tra i più produttivi di tutta l’Africa controllato da una
holding di proprietà del sovrano Mohammed VI.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L’estrazione del prezioso metallo, iniziata nel 1969 ed
intensificatasi con il passare dei decenni, da promessa di sviluppo locale si è
rapidamente trasformata in una maledizione per la popolazione, che tre anni fa
ha deciso di scalare la montagna per mettere i lucchetti alle pompe. “L’aumento
dei foraggi e dei pozzi di alimentazione voluti dall’azienda hanno provocato l’essiccamento
della falda acquifera, riducendo - e in alcuni casi bloccando completamente -
l’approvvigionamento idrico alle famiglie”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le ricadute negative, continua il giovane attivista, non
si fermano qui. Il deflusso dei prodotti tossici (cianuro e mercurio)
utilizzati per il trattamento del minerale ha inquinato i terreni attorno alla
miniera. “I pastori hanno visto morire i greggi che si erano abbeverati con
l’acqua contaminata. La SMI (Société Métallurgique d'Imider, <i>ndr</i>) ha dovuto indennizzarli in fretta e
furia per evitare lo scandalo”. La penuria idrica e i veleni provenienti dall’attività
estrattiva sembrano aver condannato all’asfissia gran parte delle coltivazioni,
compresi i campi di mandorli un tempo fiore all’occhiello del villaggio ed oggi
poco più che arbusti rinsecchiti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/--IL0wistigQ/WAZZpkGwcSI/AAAAAAAABU0/m17a4YgDUXkobnulZv4yVGEC4PCHop6XwCLcB/s1600/58%2B-%2BUn%2Bmilitant%2Bregarde%2Bla%2Bmine%2B%25C3%25A0%2Bl%2527horizon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/--IL0wistigQ/WAZZpkGwcSI/AAAAAAAABU0/m17a4YgDUXkobnulZv4yVGEC4PCHop6XwCLcB/s400/58%2B-%2BUn%2Bmilitant%2Bregarde%2Bla%2Bmine%2B%25C3%25A0%2Bl%2527horizon.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
marcia della sete<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Ci rubano l’acqua, uccidono i raccolti e nessuno dice
niente. Le autorità difendono gli interessi dell’azienda, ovvio, in fondo si
tratta dello stesso padrone”, afferma Omar - studente universitario prestato
alla causa - riferendosi al monarca e alla sua elite, che nonostante le aperture
e le riforme degli ultimi anni mantiene uno stretto controllo sulla vita
politica e sulle principali attività economiche del paese. “C’è una nuova
costituzione che alcuni definiscono democratica, ci sono i codici, ma al di
fuori delle carte questi signori non vogliono sentir parlare di diritti e
tantomeno di rispetto dell’ambiente. Così abbiamo preso l’iniziativa”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In realtà le tensioni tra gli abitanti di Imider e la
società mineraria erano già emerse in passato. Nel 1996 l’esproprio di alcune
terre collettive del villaggio - la cui gestione, oggi affidata al Ministero
dell’Interno, era storicamente regolata dal diritto consuetudinario berbero -
aveva provocato una prima sollevazione, rapidamente soffocata nell'indifferenza
generale. Quindici anni più tardi, con l’onda lunga delle “primavere” che provava
a farsi strada nel regno, il confronto è rispreso e si è radicalizzato,
complici anche l’aggravarsi della siccità e della disoccupazione, fenomeni
endemici nel Sud-est marocchino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nell’estate del 2011, mentre agli studenti rientrati per
le vacanze veniva negata l’assunzione temporanea nella miniera, i pozzi e i
rubinetti del villaggio sono rimasti a secco. In poco tempo ha preso forma un
vasto movimento di protesta sociale e di disobbedienza civile: una marcia della
sete diretta agli scavi ha serrato i ranghi di una popolazione ridotta allo
stremo, che si è presentata ai cancelli del giacimento "armata" di
taniche e bottiglie vuote. <i>Aman Iman!</i>
Di fronte al silenzio della SMI il sit-in è proseguito sulla cima del monte Alebban,
trasformandosi in insediamento permanente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-uOeMUPT5qEw/WAZZ-chh_BI/AAAAAAAABU4/wIjkRrzB8q8EuTiWHMvOkoJGLN4LCVA3QCLcB/s1600/54%2B-%2BDeplacement%2Bd%2527un%2Bbidon%2Bd%2527eau.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://1.bp.blogspot.com/-uOeMUPT5qEw/WAZZ-chh_BI/AAAAAAAABU4/wIjkRrzB8q8EuTiWHMvOkoJGLN4LCVA3QCLcB/s400/54%2B-%2BDeplacement%2Bd%2527un%2Bbidon%2Bd%2527eau.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L'occupazione<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Da allora infatti i ribelli di Imider non hanno più lasciato
l'accampamento. Tre anni di protesta, trascorsi a 1400 m di altitudine, dove le
prime tende in tela giallastra hanno lasciato il posto alle piccole case di
sassi e terra battuta, costruite a mano dai ragazzi del villaggio. "Da
quando abbiamo fermato le pompe, i ritmi di estrazione si sono ridotti e il
livello dell'acqua è tornato a salire", spiega Moha, seduto di fronte alla
porta in legno mentre versa un tè amaro insaporito dal timo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Uomini e donne, anziani e bambini, tutti partecipano
all'occupazione dello <i>château d'eau</i>. Organizzati
in gruppi di lavoro si alternano con disciplina nei vari incarichi, dalla
raccolta delle pietre per nuove costruzioni al rifornimento di viveri. Durante
i momenti di riposo, invece, ognuno si dedica alle proprie passioni. Said ad
esempio - artista autodidatta - affresca le pareti delle stanze con i simboli
della cultura locale: le lettere dell'alfabeto <i>tifinagh</i> e la bandiera tricolore amazigh, per riaffermare una
lingua e un'identità a lungo negata dal governo centrale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Fuori dal perimetro del campo, intanto, una manciata di
giovani sta scavando un pozzo servendosi di pala e picconi. "Le riserve
d'acqua stanno finendo ed è sempre più rischioso scendere al villaggio"
riferisce Hamid, folta capigliatura rasta, appena risalito in superficie.
"Vogliamo renderci autonomi, ma per incontrare la falda dobbiamo arrivare
almeno a 15 metri". Poco lontano, alcune donne avvolte in foulard
colorati, le mani solcate dalla fatica e tinte dall'<i>henné</i>, preparano il couscous con mezzi di fortuna. In prima fila ad
ogni marcia o durante le assemblee, intonano i caratteristici <i>yuyu</i> ed esibiscono decise le tre dita
del saluto militante. Quasi un monito, a ricordare che l'ambiente, l'essere
umano e la parola sono valori ancestrali tuttora imprescindibili.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nessuno di loro è intenzionato a cedere, né di fronte
alle asperità atmosferiche - l'arrivo del caldo torrido dopo il gelo invernale
- né di fronte alle ondate di arresti sommari. "La zona è militarizzata,
la polizia protegge tutti gli accessi alla miniera e al villaggio e controlla
il transito sulla statale", conferma Yassine che ha già pagato con un anno
di carcere il suo impegno nel movimento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Alla repressione violenta e su vasta scala, negativa per l'immagine
della monarchia, le autorità preferiscono una strategia meno eclatante ma
sempre più in voga nel regno: il black-out mediatico e una mirata criminalizzazione
del dissenso. Dall'inizio della rivolta sono circa una trentina i ragazzi condannati
a seguito di processi farsa. Gli ultimi tre, lo scorso aprile, sono stati prelevati
dagli agenti mentre scendevano a valle per accompagnare donne e bambini.
"Vogliono fiaccarci con la prigione e le minacce, senza destare clamore.
Del resto, a Rabat, nessuno sa cosa succede da queste parti…ma si sbagliano.
Che ci uccidano piuttosto, se non sono disposti a concederci i nostri
diritti!", tuona Yassine interpretando il pensiero dei compagni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-VhxsPbbmL7U/WAZaK7MheiI/AAAAAAAABU8/Y_3Yb9I4GPovuRhFmFxkUmUcpe6BvzEoACLcB/s1600/21%2B-%2BLe%2Bportait%2Bdu%2Bpremier%2Bdetenu%2Bdu%2Bmouvement%2Bdessin%25C3%25A9%2Bsur%2Ble%2Bmur%2Bdu%2Bchateau%2Bd%2527eau.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="265" src="https://3.bp.blogspot.com/-VhxsPbbmL7U/WAZaK7MheiI/AAAAAAAABU8/Y_3Yb9I4GPovuRhFmFxkUmUcpe6BvzEoACLcB/s400/21%2B-%2BLe%2Bportait%2Bdu%2Bpremier%2Bdetenu%2Bdu%2Bmouvement%2Bdessin%25C3%25A9%2Bsur%2Ble%2Bmur%2Bdu%2Bchateau%2Bd%2527eau.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Aspettando
lo sviluppo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I dirigenti della SMI, da parte loro, hanno sempre negato
l'esistenza di legami tra le perforazioni e la penuria idrica, che dipenderebbe
piuttosto dalla ridotta pluviometria: "negli ultimi anni le precipitazioni
sull'altopiano sono state scarse - si legge in un comunicato dell'azienda, che
non ha voluto rilasciare dichiarazioni a <i>Nigrizia</i>
- ed è normale che tutta l'area ne soffra". Non è normale invece,
ribattono gli attivisti, che le risorse del territorio vengano impiegate per
l'arricchimento privato a discapito delle esigenze dei cittadini. "Sfruttano
le ricchezze di Imider, è un loro dovere partecipare allo sviluppo, dare lavoro
alla nostra gente e reinvestire qui parte dei profitti", lamenta Khadija,
sessantenne minuta e uno sguardo profondo di semplicità e fierezza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In effetti, sebbene la SMI sia uno dei giganti africani
della produzione di argento, solo una minima parte della popolazione locale è
impiegata all'interno del giacimento. "La società ha violato gli accordi
conclusi con i nostri delegati secondo cui il 75% della manodopera deve
provenire dai villaggi vicini", puntualizza Hamid, tra gli esclusi dal
reclutamento effettuato poco prima dello scoppio della protesta. Oltre alla
mancanza di impiego, al furto dell'acqua e all'inquinamento dei terreni - responsabili
dell'esodo migratorio che da anni condanna gli abitanti della regione - Imider,
ignorato da un turismo che scorre indifferente sulla statale 10 verso mete più
attrattive, aspetta ancora l'arrivo dei servizi di base.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"L'ospedale più vicino si trova ad oltre 100 km e il
dispensario del paese non ha nemmeno i medicinali generici. Non parliamo poi
delle strutture e dei trasporti scolastici…" spiega Moha, mentre indica la
sorellina che, finita la lezione pomeridiana, ha appena raggiunto
l'accampamento risalendo un sentiero scosceso strappato al fianco dell'Alebban.
"Molti bambini devono camminare un'ora, a volte due, per raggiungere aule
fatiscenti. Gli alunni delle elementari e delle medie hanno scioperato e
manifestato per mesi, fino a quando il ministero si è deciso ad inviare almeno
banchi e lavagne".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Una
nuova resistenza<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mentre il riverbero del sole sembra adagiarsi sulla linea
dell'orizzonte, folate di vento rovente accompagnano il mutare dei colori e le
prime ombre della sera. Dal ciglio della montagna alcuni attivisti osservano i
fumi di polvere salire dalla miniera, situata sul versante opposto della
vallata. Tra poco le luci dello stabilimento rischiareranno i costoni neri del
Saghru, massiccio glorioso che quasi un secolo fa ospitò la tenace resistenza
delle tribù berbere della zona contro l'avanzata degli eserciti coloniali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Negli anni '30 la confederazione degli Ait Atta, da cui
discendono Moha, Hamid e gli altri, riuscì a bloccare ottantamila soldati
francesi asserragliandosi sulle aspre vette della catena. Quelle gesta -
dimenticate troppo in fretta dalla storiografia nazionale ma non dalla gente
del posto - sembrano riempire d'orgoglio e speranza i ribelli di Imider, consapevoli
che oggi, a pochi passi da quel luogo di memoria e sacrificio, sono diventati
loro i protagonisti di una nuova resistenza. La posta in gioco non è più
l'indipendenza, tradita ai loro occhi da una cerchia al potere vorace e
autoritaria, ma la dignità.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-58660009813847094022016-10-17T21:21:00.002+01:002016-10-19T18:45:23.878+01:00Tunisia. Gafsa, dove la ricchezza scompare e l’inquinamento resta<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
E’ nel bacino minerario di Gafsa, nel cuore del paese, che tutto è
cominciato. I cittadini, stanchi di essere depredati della ricchezza dei loro
fosfati, erano scesi in strada già nel 2008. E lì sono rimasti, nonostante la
violenta repressione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-ORqcLgiqr08/WAUyJQV0j7I/AAAAAAAABUM/qlGQe-N-INoeS8rHWxM1yXus_FcQhAJgACLcB/s1600/Gafsa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-ORqcLgiqr08/WAUyJQV0j7I/AAAAAAAABUM/qlGQe-N-INoeS8rHWxM1yXus_FcQhAJgACLcB/s400/Gafsa.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“La Tunisia mormorava ancora quando noi stavamo già gridando, urlando
la nostra collera”. Per Alaa, giovane chimico, l'essere originario di Redeyef è
una ragione di orgoglio. Per tornare a casa, nel cuore del bacino minerario di
Gafsa, bisogna viaggiare per oltre 5 ore da Tunisi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
E’ qui che cinque anni fa è germogliata la rivoluzione tunisina che ha
poi rovesciato Ben Alì.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Era il mese di gennaio del 2008 - ricorda Alaa - La compagnia dei
Fosfati di Gafsa (CFG), unica industria della regione e principale fonte
d’impiego, rese pubblici i risultati truccati di un concorso di reclutamento.
Non era la prima volta. Ma noi abbiamo deciso che sarebbe stata l’ultima!”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
UN MOVIMENTO SOCIALE PRECURSORE<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Dignità, lavoro, libertà”: gli
slogan intonati a Gafsa diventeranno tre anni più tardi quelli della
sollevazione di tutta la Tunisia. Tre anni durante i quali la repressione del
regime di Ben Alì ha messo il bacino minerario sotto una cappa di piombo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Centinaia di poliziotti e militari sono stati dispiegati sul posto,
con il compito di soffocare la contestazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gli abitanti, che hanno animato sit-in e manifestazioni, sono stati
messi sotto assedio. Molti sono finiti in carcere e sono stati picchiati. In
quattro sono morti sotto i colpi d’arma da fuoco della polizia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Appoggiata con forza dai comitati di sostegno che stavano nascendo nel
resto del paese, oltre che in Francia, la contestazione è proseguita. Giovani
blogger fanno le loro prime esperienze, forzando le barriere poste dalla
censura.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La rivolta si diffonde oltre le frontiere: “Le condizioni di vita sono
talmente difficili che le persone non hanno esitato ad investirsi fino in
fondo” analizza Zakia Dhifaoui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Poetessa e scrittrice, Zakia è una delle 38 persone condannate alla
prigione dopo un processo contrassegnato dalle irregolarità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Ma nei suoi ricordi la rivolta è come una grande festa, “dura, ma
bella”, nel corso della quale i tunisini hanno scelto di non rimanere più in
silenzio: “Hanno fatto il primo passo e non si sono più fermati”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
A <i>otto</i> anni di distanza,
cosa resta di questo movimento sociale 'precursore' e delle sue rivendicazioni,
in una Tunisia in piena transizione?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
UNA REGIONE RICCA MA DISASTRATA<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Creata alla fine del 19° secolo, poco dopo la scoperta dei giacimenti
di fosfati da parte di un geologo francese, la “Compagnia dei Fosfati di Gafsa
ha conosciuto enormi trasformazioni”, racconta l’economista Abdeljelil Bedoui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Impresa di Stato a partire dall’indipendenza, ha al tempo stesso
assicurato la piena occupazione locale e procurato alla popolazione servizi e
infrastrutture quali la distribuzione dell’acqua, dell’elettricità, commercio e
borse di studio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“La compagnia garantisce servizi, sicurezza d’impiego, compensando in
parte la durezza e la pericolosità del lavoro”, commenta Abdeljelil Bedoui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel corso degli anni Ottanta, le miniere situate più in profondità
sono state chiuse, a favore di quelle a cielo aperto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Sono arrivate la meccanizzazione e una nuova gestione del personale,
sostenuta dalla Banca mondiale: i pensionamenti non sono più stati rimpiazzati
e sono diminuiti i posti di lavoro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Si è passati dai 14000 operai degli anni Ottanta agli appena 5000 di
oggi” spiega l’economista. La produttività cresce, ma il tasso di
disoccupazione esplode.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel bacino di Gafsa, il 24% della popolazione attiva è senza lavoro
(contro il 17% del livello nazionale).
Questo tasso cresce fino al 50% tra i giovani laureati. L’offerta di servizi
scompare poco a poco.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Da noi, non c’è nulla” riassume Rifqa Issaoui, presidente della nuova
Associazione delle donne minatrici (AFM). “Non abbiamo né strade né servizi
pubblici”. Nessun ufficio della Compagnia Nazionale delle Telecomunicazioni
all’orizzonte, né un’amministrazione, né un tribunale di primo grado.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
E bisogna viaggiare per 200 km prima di trovare il primo ospedale.
“Noi viviamo nella miseria, nonostante la nostra regione sia una fonte di
ricchezza per l’intero paese. E’ ingiusto”. I fosfati rappresentano il 13%
delle esportazioni tunisine. In breve, una regione ricca di risorse, ma
socialmente disastrata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
L’INQUINAMENTO MINERARIO IN EREDITÀ<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“La sola cosa che ci resta delle miniere, sono le malattie” protesta
Khadra. Madre di 3 bambini, deve sbrigarsela con 200 dinari mensili (meno di 100
euro) che guadagna suo marito, netturbino pagato a giornata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“La regione è molto inquinata – conferma Alaa – La polvere che vola
per le strade è piena delle polveri rilasciate dai fosfati, così come l’acqua.
C’è una forte diffusione del cancro”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Per depurare la materia prima dai componenti radioattivi come cadmio o
uranio, il minerale viene passato all’interno di enormi centrifughe. Gli scarti
che ne escono, sotto forma di fango, sono altamente inquinanti. Non c’è alcun
modo di trattarli.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Questi problemi sanitari aumentano la collera della gente di Gafsa”
spiega Bedoui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Con un guadagno entto di 500 milioni di euro nel 2010 (e 650 milioni
nel 2008), la CFG rappresenta il 3% del PIL tunisino. Il 90% dei fosfati
estratti dal sito (8 milioni di tonnellate annue) sono trasformate nel paese,
soprattutto in concimi. Il 10% dei fosfati grezzi restanti sono esportati in
Turchia e in Europa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Dal 2007 il prezzo dei fosfati, a livello internazionale, non ha
smesso di aumentare” precisa Abdeljelil Bedoui. “Stessa cosa per quello dei
concimi derivati dai fosfati. Alla CFG non mancano certo i soldi! E’ in questo
contesto di provocante coesistenza tra l’opulenza degli uni e la miseria
crescente degli altri che si è sviluppato il movimento di contestazione sociale
del 2008”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
NUOVO REGIME, VECCHI PROBLEMI<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Ma oggi, sostiene Zakia Dhifaoui come anche altri, nulla è cambiato in
Tunisia sotto il punto di vista dei diritti economici e sociali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Ci siamo sbarazzati di Ben Ali, ma non del suo sistema”, riassume.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
A Gafsa, i cittadini continuano a percorrere sentieri in terra
battuta. La mancanza di trasparenza sulle assunzioni al CFG resta una costante.
Di conseguenza proseguono i sit-in e le manifestazioni. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Con quali prospettive? “La CFG potrebbe cominciare ad assumere, invece
che ricorrere agli straordinari”, sottolinea Abdeljelil Bedoui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Nel 2008 l’impresa ha speso 4 milioni di euro per remunerare orari e
mansioni eccezionali. Questo corrisponde all’assunzione di 1800 salariati a 400
dinari al mese!”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Anche la riabilitazione di una regione estremamente inquinata da un
secolo di sfruttamento dei fosfati, potrebbe generare molto lavoro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Si potrebbe dragare il fondale delle rive, dove si sono accumulati
fanghi carichi di cadmio e uranio, mettere a punto sistemi di riciclaggio delle
acque usate e inquinate. La costruzione e il funzionamento di tutte le
infrastrutture indispensabili, che mancano in tutta la regione, sono un altro
metodo per creare impieghi”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“LA REGIONE POTREBBE ESSERE PROSPERA”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Senza contare che numerose prospezioni hanno evidenziato la presenza
di altre ricchezze minerarie come il marmo, l’argilla per la costruzione di
mattoni, il gesso utile per le costruzioni o la sabbia siliciosa che serve alla
produzione di parti elettroniche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Tutto è possibile a Gafsa. La regione potrebbe essere prospera e gli
abitanti al riparo dalla miseria”, assicura Bedoui. Ma in Tunisia, non sembra
essere il momento per le spese pubbliche. “La scelta liberale dell’attuale
governo implica un disimpegno statale. Non esiste una vera politica industriale
in Tunisia”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Miraggio lontano, come quello di disfarsi del sistema clientelare che
ha prevalso negli anni di Ben Ali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
I cittadini di Gafsa intanto - militanti, sindacalisti, giovani
disoccupati e madri casalinghe - sono decisi a continuare la lotta. Finchè la
loro sete di giustizia e dignità non sarà soddisfatta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Ci batteremo a non finire, costi quello che costi”, dicono le donne
della regione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Intervenendo in un incontro del Forum Sociale, Khadra alza la testa e
lancia uno sguardo vivo e determinato, esclamando con voce forte e chiara:
“Questo governo è arrivato dopo un “Degage” e se ne andrà con lo stesso
slogan!”. Gafsa la ribelle non ha ancora detto la sua ultima parola.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p>(Articolo originale pubblicato dal sito di informazione francofono <i>Basta!</i>, traduzione a cura di <a href="http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/tunisia-gafsa-culla-della-rivoluzione-la-ricchezza" target="_blank"><i>Osservatorioiraq.it</i></a>)</o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-31632165672728044462016-10-17T21:11:00.002+01:002016-10-18T19:10:20.715+01:00Tunisia. Al cinema "la maledizione dei fosfati"<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">E' nella Tunisia profonda che la storia comincia. Una
storia fatta di lotta, di repressione e di dignità. Una storia ancora attuale.
Il documentario del regista Sami Tlili ripercorre gli eventi che sconvolsero il
bacino minerario di Gafsa nel 2008 e ci racconta una "rivoluzione in
marcia" che in pochi al tempo vollero o seppero vedere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-ec3x2r--6XM/WAUwMRpHjnI/AAAAAAAABUI/FGCdA3Ob6hcSk9BLwEA18BgW84MeaCb1gCLcB/s1600/Gafsa_Garboussi_pic_8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="255" src="https://4.bp.blogspot.com/-ec3x2r--6XM/WAUwMRpHjnI/AAAAAAAABUI/FGCdA3Ob6hcSk9BLwEA18BgW84MeaCb1gCLcB/s400/Gafsa_Garboussi_pic_8.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<i>Credit foto: Garboussi</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
</div>
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Dopo
l'anteprima al festival di Abu Dhabi (di cui si è laureato vincitore) e la proiezione
"sofferta" alle JCC (Journées Cinématographiques de Carthage), <i>Yaalan bou el phosphate</i> ("Sia
maledetto il fosfato") - documentario del giovane regista tunisino Sami
Tlili - è finalmente in programma nei cinema della capitale tunisina dal 12
dicembre scorso (guarda il trailer).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
film, come annunciato dal titolo, evoca la maledizione lanciata dalla presenza
della materia prima sul territorio. I fosfati, infatti, sono un vanto per la
regione, uno dei maggiori introiti per l'economia nazionale ma il loro
sfruttamento non riesce ad assicurare sviluppo e condizioni di vita decenti agli
abitanti del posto. Nonostante la ricchezza del sottosuolo, l'indice di
disoccupazione resta tra i più elevati del paese e gran parte della popolazione
locale cerca di tirare avanti con piccole attività di coltivazione e
allevamento, rese ancor più difficili a causa dell'aridità del terreno e
l'inquinamento derivato dall'attività estrattiva.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
contesto socio-economico descritto dal documentario sembra distante anni luce
da quello delle zone settentrionali e orientali del paese, lungo il litorale
mediterraneo, dove le attività portuali e l'indotto assicurato dalle
transazioni commerciali (tra cui gli stessi fosfati) permettono un livello di
crescita e sviluppo considerevoli, e sanciscono una sperequazione regionale che
è stata tra le cause principali del collasso del "sistema-Ben Ali".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
regista rievoca la lunga rivolta che nel 2008 ha infiammato la regione e ne
tratteggia i contorni attraverso le testimonianze dei protagonisti
(disoccupati, sindacalisti, professori, ex detenuti), alternando immagini,
poesia, voci di speranza e di disperazione. Tlili ripercorre gli eventi e ci
racconta così di una "rivoluzione in marcia", che in pochi al tempo
vollero o seppero vedere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E'
il gennaio del 2008 quando viene organizzato un primo sit-in a oltranza di
fronte al comune di Redeyef (sud-ovest tunisino) da alcuni disoccupati della
regione, per contestare i risultati di un concorso di assunzione indetto dalla
Compagnie des phosphates de Gafsa (CPG).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A
quel concorso si erano presentati oltre mille candidati per soli ottanta posti
a disposizione. Ma i risultati affissi non sembrano tenere conto delle quote
riservate ai figli dei vecchi minatori e, per gli esclusi che lanciano la
protesta, sono il frutto della corruzione e del clientelismo con cui le
autorità locali e i vertici della società gestiscono lo sfruttamento del
minerale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L'episodio
segna così l'inizio di un movimento di disobbedienza civile che interesserà i
villaggi di Redeyef, Metlaoui, Moularès e Mdhila e che resisterà oltre sei mesi
- tra scioperi e manifestazioni - prima di cedere alla repressione violenta del
regime di Ben Ali, pronto a schierare l'esercito per mettere fine alla
contestazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
movimento - a cui oltre i giovani disoccupati aderiscono sindacalisti, membri
di associazioni locali e semplici cittadini - sceglie lo slogan
"determinazione e dignità" per portare avanti rivendicazioni
politiche (fine della repressione) e soprattutto sociali: l'annullamento del
concorso, facilitazioni all'impiego per i <i>diplomés-chomeurs</i>
della zona, maggiori investimenti industriali e l'accesso ai servizi di base
per tutta la popolazione (acqua corrente, elettricità, strutture sanitarie..). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quella
di Redeyef è la sollevazione popolare più importante mai registrata dalle
"rivolte del pane" del 1984 e dall'ascesa al potere di Zine El
Abidine Ben Ali (1987) e il suo bilancio, dopo l'intervento del regime, sarà di
tre morti, decine di feriti e centinaia di manifestanti finiti in arresto -
torturati in carcere e, alcuni, condannati a lunghe pene. Tra le vittime della
repressione figurano anche alcuni <a href="http://rumoridalmediterraneo.blogspot.it/2010/07/un-mestiere-ad-alto-rischio.html">giornalisti</a>
che avevano cercato di dare risalto agli eventi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
documentario di Sami Tlili descrive una realtà sociale e geografica cruda,
intensa e pone - più o meno velatamente - degli interrogativi allarmanti e di
attualità. Ad oltre quattro anni dalla rivolta di Redeyef e a due anni ormai
dall'inizio della rivoluzione, cosa è stato fatto per cambiare la situazione? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Apparentemente
nulla, o comunque troppo poco. Ne sono una conferma le notizie arrivate negli
ultimi tempi dalla zona del bacino minerario, dove la rabbia continua a covare
sotto la cenere e dove gli scioperi e le proteste sono riprese con regolarità
dal marzo 2011, quando la CPG ha deciso di organizzare un nuovo concorso di
assunzione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In
quest'occasione le domande presentate dagli abitanti della zona sono state
oltre 20 mila (per 3 mila posti) e le code agli uffici pubblici di Metlaoui e
dei villaggi circostanti, per richiedere le dovute certificazioni, sono durate
giorni interi. Alla fine i risultati sono stati contestati ancora una volta e
un nuovo procedimento di selezione è in corso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Intanto
il malcontento si fa strada. La primavera scorsa gli operai della Société de
l'environnement - una filiale della CPG dopo i disordini del 2008 per allentare
la tensione sul comparto produttivo - sono entrati in sciopero ed hanno
bloccato parte dell'approvvigionamento idrico alla miniera di Kef Eddor,
paralizzando l'attività estrattiva. Le ragioni della protesta: ottenere un
miglioramento delle condizioni di impiego, l'aumento della retribuzione almeno
al livello del salario minimo (circa 120 euro quello attuale) e la copertura
sanitaria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nelle
ultime settimane, invece, è stata la volta dei <i>diplomés-chomeurs</i> (laureati-disoccupati) di Sned (Gafsa), che hanno
manifestato per reclamare l'assunzione diretta, bloccando le rotaie per il
trasferimento del minerale verso i porti della costa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Lo
scorso 13 novembre (2012, <i>ndr</i>) infine, mentre la principale centrale sindacale del paese
(UGTT) rinunciava allo sciopero
generale e la CPG annunciava una drastica riduzione della produzione (80%)
e degli introiti dell'azienda, i lavoratori di Sned hanno sospeso tutte le
attività paralizzando l'intera cittadina.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
condanna dei fosfati, insomma, continua ad incombere sugli abitanti di Gafsa che
nonostante le sollevazioni e le promesse del nuovo governo si trovano di fronte
alla stessa "maledizione" di sempre…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/foZUwchinpY/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/foZUwchinpY?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-19389980955960983032016-10-17T20:53:00.001+01:002016-10-18T19:03:01.688+01:00Tunisia. Gabès, l’antica Takapes: una città maledetta?<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gabès, "la capitale del mare" è un'antica città fondata dai
berberi ancor prima dell'arrivo dei fenici. Per patrimonio architettonico e
monumenti, è seconda solo a Qairouan. Ma la gloria del passato scompare di
fronte ad un presente fatto di industrie chimiche, inquinamento e diritti
negati. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/--n0GghasWno/WAUqsHm29mI/AAAAAAAABT4/MlqD7skr3isGmaGs-JoXtsxPErDnwyOjwCLcB/s1600/Ghannouch.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="183" src="https://3.bp.blogspot.com/--n0GghasWno/WAUqsHm29mI/AAAAAAAABT4/MlqD7skr3isGmaGs-JoXtsxPErDnwyOjwCLcB/s400/Ghannouch.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<i>Credit foto: Laura Benetton</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gabès si trova nel sud-est del paese, a 406 km dalla capitale, in
fondo al lungo golfo omonimo in cui la costa tunisina si protende verso il
territorio libico. Passata sotto il controllo dei tedeschi durante la seconda
Guerra mondiale, che ne fecero un presidio militare, è stata abbondantemente
danneggiata dai bombardamenti alleati. Negli anni Sessanta, poi, le piene hanno
finito per radere al suolo la maggior parte della cittadella, delle borgate
circostanti e delle moschee.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Completamente distrutta, la città si è accanita contro la sua
popolazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Così negli anni Settanta, con l’arrivo del gruppo chimico tunisino il
cui insediamento era stato sollecitato dagli stessi cittadini, Gabès mette
lentamente in atto la propria vendetta. La produzione fa registrare cifre
importanti: otto milioni di tonnellate di polvere di fosfato escono annualmente
dagli stabilimenti. Allo stesso tempo, però, circa 300 mila persone vengono
colpite da cancro, asma e osteoporosi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Alcuni ricercatori dell’Istituto nazionale scientifico e tecnico di
oceanografia e pesca (Instop) parlano, non a torto, di "genocidio
urbano". Si tratta della maledizione dell’industrializzazione o è colpa
dei cosiddetti progetti di sviluppo sostenibile promossi da Ben Alì?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Takapes, la bella cartaginese in lutto, oggi sprofonda sotto i colpi
della disoccupazione e delle vittime delle malattie "chimiche":
nell'ultimo mese sono morti due bambini che abitavano vicino agli stabilimenti
industriali. Uno dei due soffriva di epatite. Lo stesso giorno sono scoppiate
le proteste contro gli effetti devastanti degli impianti sulla salute della
popolazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Che si arrivi da nord o da sud, l'approccio allo skyline di Gabès è
identico. Una volta superata Qairouan, provenendo da Tunisi, non è difficile
rendersi conto dell’inquinamento atmosferico che imprigiona l'abitato. E'
questa la causa principale delle malattie cardiache e respiratorie e dei tumori
dovuti all’inalazione di gas e polveri pesanti, contenenti additivi chimici e
metalli (zinco, cromo, rame).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Man mano che ci si avvicina ai "campi di concentramento"
dell’unità di produzione industriale, una coperta di nebbia e fumo tinge di
marrone il cielo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
A Gabès è sempre autunno. Le palme agonizzanti sono l’unica
testimonianza dell’antica oasi di pace, che col tempo si è trasformata in un
luogo di morte. Nonostante siano macchiate di nero, queste palme non smettono
di ricordare agli abitanti del villaggio i bei tempi andati. Tuttavia,
abbandonate a loro stesse, oggi non possiedono neanche l’ombra del vigore di
trent’anni fa. Con il passare degli anni molte si sono piegate, come fa un uomo
alla fine dei suoi giorni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il terreno, inquinato dai raggi gamma, dal mercurio e dal selenio, è
il primo motivo della diminuzione della biodiversità del golfo di Gabès.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Così, i tronchi rattrappiti danno l’impressione di chinare la testa
davanti agli effetti del veleno assorbito. Vestigia di un passato remoto, la
vegetazione soccombe alle scelte arbitrarie dell’uomo. Secondo l’Associazione
per la salvaguardia dell’oasi della spiaggia di Essalam, “durante gli ultimi 40
anni, i due terzi delle palme sono sparite”. Alcuni specialisti confermano la
scomparsa progressiva della biodiversità della regione. L’industria sta avendo
la meglio sull’agricoltura e sulla fauna del posto. “Nel 1956 si contavano più
di 150 specie zoologiche. Trentacinque anni dopo se ne contano appena
cinquanta”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La produzione del gruppo chimico sfrutta il 75% delle risorse idriche;
questo ha chiaramente devastato la ricchezza vegetale e costretto gli
agricoltori a disfarsi dei loro terreni, trasformati spesso in zone
edificabili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Durante la notte in particolare, gli impianti emanano un fetore
inconfondibile che provoca crisi asmatiche agli abitanti. Test medici riportano
che il 60% di coloro che si sono sottoposti alle analisi hanno un’alta
concentrazione di fluoro nel sangue. Un bilancio pesante che conferma l'ampia
diffusione di alcune malattie croniche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Secondo il medico M. Bechir, membro della Commissione regionale per la
salute e la sicurezza professionale, "le autorità evitano di studiare
seriamente il fenomeno perché temono le reazioni dell’opinione pubblica, sia a
livello nazionale che internazionale".<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel frattempo la città sembra presa in ostaggio tra la necessità di
creare nuovi posti di lavoro e il rischio di mettere a repentaglio la salute
delle generazioni future. Durante la rivoluzione, i giovani hanno bloccato in
diverse occasioni la produzione nelle fabbriche, per reclamare il diritto
all’impiego.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Questi ragazzi, del resto, hanno davvero la possibilità di scegliere?
E con essa l’opportunità di tutelare la loro salute e quella dei loro
discendenti? È una comunità che corre, suo malgrado, verso la propria fine. Una
tragedia in cui la popolazione locale si trova a rivestire il duplice ruolo di
vittima e carnefice di se stessa. Intrappolata in una sorta di dannazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
M. Hedi per esempio, ex-lavoratore del gruppo chimico, si sta dando da
fare per trovare un impiego al figlio maggiore, candidato a prendere il suo
posto negli impianti. "Sono consapevole che correrà dei rischi, tuttavia
ha ormai trent’anni e l’obbligo di provvedere a se stesso. Qui nel sud, miei
cari, non abbiamo molta scelta. Le persone preferiscono morire intossicate
piuttosto che farsi sopraffare dalla povertà. Può sembrare strano ad alcuni, ma
è la regola da queste parti".<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
L’Unione regionale del lavoro (sezione locale del sindacato nazionale
UGTT, <i>ndt</i>) ha avanzato diverse richieste all’amministrazione dello
stabilimento: "assicurare l’assistenza medica gratuita a tutti i
lavoratori e creare una clinica specializzata".<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il padre dei due ragazzi deceduti ha il morale a terra e, come normale
in questi casi, fatica a parlare: "Non riesco ancora realizzare ciò che mi
è successo, ho perso i miei bambini..e perché? In nome di che cosa? Le autorità
non si sentono minimamente toccate da questa tragedia. A chi dobbiamo
rivolgerci quindi? Nessuno vuole ascoltare. Ma io continuerò la battaglia
finché sarò in vita. Nessuno è al sicuro da questa peste maledetta. Quando si avrà
il coraggio di affrontare seriamente la questione? Oggi sono i miei a morire,
ma domani tutti i bambini della regione potrebbero trovarsi di fronte allo
stesso problema".<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Intanto la NPK, un altro gruppo chimico di Sfax, è stato chiuso e
sottoposto ad un’azione di risanamento (progetto Taparura) lanciata nel 2006.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nonostante la Tunisia abbia ratificato la Convenzione di Londra (1973)
e quella di Barcellona (1976) per la lotta contro l’inquinamento, la situazione
di Gabès resta però senza soluzioni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il suo golfo, decretato "zona speciale" dal programma delle
Nazioni Unite per la salvaguardia dell’ambiente, meriterebbe un’attenzione
particolare, specie in tema di risanamento e conservazione. Gabès continua così
a sognare un futuro all’insegna del rispetto delle norme internazionali e dei
diritti umani, che permetterebbe ai giovani di avere un lavoro degno senza per
questo dover rischiare la vita.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<o:p>(Articolo originale pubblicato da <a href="http://nawaat.org/portail/2013/06/05/gabes-cite-antique-de-takapes-une-terre-maudite/" target="_blank"><i>Nawaat</i></a>, traduzione a cura di <i><a href="http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/tunisia-gab%C3%A8s-l%E2%80%99antica-takapes-una-citt%C3%A0-maledetta" target="_blank">http://osservatorioiraq.it</a></i>)</o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-70094119324290163232016-10-17T00:27:00.001+01:002016-10-18T18:59:24.820+01:00Marocco. Viaggio tra i volti dell'Atlante<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Mulattiere scoscese, </span><i style="font-family: "Times New Roman", serif;">douar</i><span style="font-family: "times new roman" , serif;"> e minuscoli agglomerati di case costruite in terra e pietra, giardini pensili coltivati negli anfratti della montagna, ripari di fortuna ricavati dalle grotte disseminate tra i pendii, dove si è sistemato chi ha perso la casa con le piogge della cattiva stagione e attende l'estate per ricostruirla....</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dVH55pGiifw/WAQK7KcbfmI/AAAAAAAABSw/p_Y-aD-wx5EBE8-xmhnEX86dOzhGNgcHACLcB/s1600/IMG_3447%2Bld_OK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-dVH55pGiifw/WAQK7KcbfmI/AAAAAAAABSw/p_Y-aD-wx5EBE8-xmhnEX86dOzhGNgcHACLcB/s400/IMG_3447%2Bld_OK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Era
la primavera del 2010 quando, assieme all'amico e collega Aziz, siamo partiti
alla volta di <a href="http://rumoridalmediterraneo.blogspot.com/2016/10/linfanzia-perduta-di-anfgou.html" target="_blank">Anfgou</a>. Un piccolo villaggio berbero incastonato sulle pendici
del Medio Atlante, dove quasi ogni inverno il freddo e la neve si trascinano
dietro un alito funebre, duro e inesorabile come le condizioni in cui vivono la
gran parte dei suoi abitanti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-zc155ZYFtss/WAQLJR2A4pI/AAAAAAAABS0/9xapwc9BWKkRtb6yHACEREEGU3eiYHfxwCLcB/s1600/IMG_3252%2Bld_OK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="325" src="https://3.bp.blogspot.com/-zc155ZYFtss/WAQLJR2A4pI/AAAAAAAABS0/9xapwc9BWKkRtb6yHACEREEGU3eiYHfxwCLcB/s400/IMG_3252%2Bld_OK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le
storie e i racconti ascoltati sul posto ci hanno poi spinto a proseguire il
viaggio, ad inoltrarci ancora di più in quel "Marocco profondo" così
lontano dalle metropoli della costa atlantica e quasi impossibile da reperire
nelle mappe o nelle guide turistiche.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Abbiamo
lasciato alle spalle sia la strada che Imilchil, punto di riferimento nella
zona con il suo mercato settimanale e il suo <i>moussem</i> (santuario) plurisecolare, e ci siamo incamminati verso i duemila
metri di altitudine che sovrastano le vallate di Oulghazi e Ait Abdi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-DOOrEkI0GM8/WAQLdxZ7DvI/AAAAAAAABS4/N00Pxgdm3tsftx7uSCyMuqRd4tls_quPwCLcB/s1600/IMG_3297%2BldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-DOOrEkI0GM8/WAQLdxZ7DvI/AAAAAAAABS4/N00Pxgdm3tsftx7uSCyMuqRd4tls_quPwCLcB/s400/IMG_3297%2BldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E'
in questo punto che i rilievi gentili e verdeggianti del Medio Atlante lasciano
spazio a versanti più impervi e rocciosi, con venature che mescolano riflessi
scuri ai toni aridi e rossicci: l'Alto Atlante.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mulattiere
scoscese, <i>douar</i> e minuscoli
agglomerati di case costruite in terra e pietra, giardini pensili coltivati
negli anfratti della montagna, ripari di fortuna ricavati dalle grotte
disseminate tra i pendii, dove si è sistemato chi ha perso la casa con le
piogge della cattiva stagione e attende l'estate per ricostruirla.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-GaiN7kkqU1w/WAQLmDoqlxI/AAAAAAAABTA/0in-nOXTnqIk79WoBK2ssaopxBK-aWMsACLcB/s1600/IMG_3390%2BldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/-GaiN7kkqU1w/WAQLmDoqlxI/AAAAAAAABTA/0in-nOXTnqIk79WoBK2ssaopxBK-aWMsACLcB/s400/IMG_3390%2BldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E
ancora. Serate trascorse ad ascoltare la voce dell'<i>amdeyaz</i> (aedo) accompagnata dal suono del flauto e del <i>rbab</i> (strumento tradizionale a due corde
suonato con un archetto). Un giorno di marcia per arrivare alla prima strada
carrozzabile e raggiungere il mercato, un'economia quasi di sussistenza -
pastorizia, orti striminziti ritagliati sulle sponde del torrente - e una
modernità che nonostante tutto comincia a farsi avanti. Non ci sono cavi né
tralicci ad illuminare le notti di Ait Abdi, ma c'è chi ha deciso di installare
minuscoli pannelli solari per provvedere ai propri bisogni energetici di base.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-U6ouiI8t7v8/WAQLtrpOAyI/AAAAAAAABTE/l5Z09c4xhi8IhBOAkThs-wdGzm5b65UmQCLcB/s1600/IMG_3396%2Bld_OK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-U6ouiI8t7v8/WAQLtrpOAyI/AAAAAAAABTE/l5Z09c4xhi8IhBOAkThs-wdGzm5b65UmQCLcB/s400/IMG_3396%2Bld_OK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Delle
persone incontrate durante questo viaggio, di quelle conosciute, non ricordo i
nomi né l'età, spesso indefinibile. Mi porto dietro il ricordo della loro
semplicità genuina, del grande senso di dignità trasmesso dalle loro azioni e
dai loro discorsi. Mi porto dietro anche qualche scatto, strappato più per
diletto che per "esigenza professionale". Mi porto dietro i loro
volti, solcati dal rigido vento dell'Atlante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-cl_4EqFDNMA/WAQL0pKN1nI/AAAAAAAABTI/citEbmk9Masx1JXa6mNuGbsJYLcKTAHRgCLcB/s1600/IMG_3143%2Bld%2BOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="310" src="https://1.bp.blogspot.com/-cl_4EqFDNMA/WAQL0pKN1nI/AAAAAAAABTI/citEbmk9Masx1JXa6mNuGbsJYLcKTAHRgCLcB/s400/IMG_3143%2Bld%2BOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-H1KIpP9-NAE/WAQL8NjeK3I/AAAAAAAABTM/3WzR59f8CPQBahrtJaDzkiMUnok2dSsXwCLcB/s1600/IMG_3272%2BldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-H1KIpP9-NAE/WAQL8NjeK3I/AAAAAAAABTM/3WzR59f8CPQBahrtJaDzkiMUnok2dSsXwCLcB/s400/IMG_3272%2BldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-o9fMBx237ws/WAQMFlx6-2I/AAAAAAAABTQ/RPmbFefl_HQjSNAalMzV-5_Km1bIc_U0gCLcB/s1600/IMG_3277%2BldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://2.bp.blogspot.com/-o9fMBx237ws/WAQMFlx6-2I/AAAAAAAABTQ/RPmbFefl_HQjSNAalMzV-5_Km1bIc_U0gCLcB/s400/IMG_3277%2BldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-R5VLOF_1IMg/WAQML7K9IkI/AAAAAAAABTU/37lLWGnBPUQcZm22R3N_4yhElK9hSa0RwCLcB/s1600/IMG_3305ldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="343" src="https://1.bp.blogspot.com/-R5VLOF_1IMg/WAQML7K9IkI/AAAAAAAABTU/37lLWGnBPUQcZm22R3N_4yhElK9hSa0RwCLcB/s400/IMG_3305ldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-uJ_jYj9S4Og/WAQMU45UOGI/AAAAAAAABTY/rYm29FyDxwgC7Deg4EfRrp2NPRuLYM0RwCLcB/s1600/IMG_3335%2BldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/-uJ_jYj9S4Og/WAQMU45UOGI/AAAAAAAABTY/rYm29FyDxwgC7Deg4EfRrp2NPRuLYM0RwCLcB/s400/IMG_3335%2BldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-InLoaMw6yYg/WAQMazLEIPI/AAAAAAAABTc/-WXRfnC2GokyS9rkoj0A4w8Btd1wBh9BwCLcB/s1600/IMG_3319%2BldOK.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://2.bp.blogspot.com/-InLoaMw6yYg/WAQMazLEIPI/AAAAAAAABTc/-WXRfnC2GokyS9rkoj0A4w8Btd1wBh9BwCLcB/s400/IMG_3319%2BldOK.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-FGX-n0Zp2PM/WAQMljCLZVI/AAAAAAAABTg/EnJwsXge05E2JRNLjBy9vyuLCKG7yLzmgCLcB/s1600/IMG_3244ldOK2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-FGX-n0Zp2PM/WAQMljCLZVI/AAAAAAAABTg/EnJwsXge05E2JRNLjBy9vyuLCKG7yLzmgCLcB/s400/IMG_3244ldOK2.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Gf91vrAFn9E/WAQMr_hfQDI/AAAAAAAABTo/04vMpeSx9j0FZxfJISj8TAjj3Jd2DuELQCLcB/s1600/IMG_3332%2Bld_PROVAmia_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/-Gf91vrAFn9E/WAQMr_hfQDI/AAAAAAAABTo/04vMpeSx9j0FZxfJISj8TAjj3Jd2DuELQCLcB/s400/IMG_3332%2Bld_PROVAmia_.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-23758755928659291332016-10-17T00:14:00.000+01:002016-10-18T19:01:01.593+01:00L'infanzia perduta di Anfgou<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ad Anfgou, villaggio berbero incastonato nel cuore del
Medio Atlante, le giornate si ripetono una identica all’altra. In questo angolo
remoto della cordigliera marocchina sembra che nulla possa turbare la quiete
dei montanari berberi che da secoli ne popolano il fianco.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Eb34WDrAazk/WAQJFmz5uPI/AAAAAAAABSc/rZ2xgEO4Y74aPXIO0gXtmiLS8bByB0e1wCLcB/s1600/Marocco%2Bberberi_4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://3.bp.blogspot.com/-Eb34WDrAazk/WAQJFmz5uPI/AAAAAAAABSc/rZ2xgEO4Y74aPXIO0gXtmiLS8bByB0e1wCLcB/s400/Marocco%2Bberberi_4.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"></span></div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Gli
abitanti sopravvivono dignitosamente nonostante i pochi mezzi a disposizione,
di media qualche capra e un modesto orticello, non curandosi troppo della
povertà che li circonda.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mentre
il vento spazza la strada polverosa che separa le case dal ruscello, i bambini
aiutano le madri nelle faccende di casa. Provvedono al rifornimento dell'acqua
potabile, lavano i panni sporchi vicino alla sorgente e si prendono cura dei
lattanti. Le donne avvolte in vestiti e foulard colorati, raccolgono legna da
ardere nei dintorni del piccolo borgo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Tra
i terreni coltivati a orzo sulla sponda del fiume, una ragazza raduna quello
che resta della mietitura. Dovrebbe avere sedici o diciassette anni, ma ne
dimostra una trentina. Scheletrica, il viso già solcato dalle rughe, gli occhi
stanchi e spenti. E' seguita da tre ragazzini. I suoi figli. Lavora da mattina
a sera e mangia poco. A vent'anni avrà probabilmente cinque o sei bambini. Ad
Anfgou non esistono strategie contraccettive, poiché lo Stato, che dovrebbe
promuoverle, è semplicemente assente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-zT-XltXWTo4/WAQJZHJcxlI/AAAAAAAABSg/7CvyOYaif-oXNQCBPHKg0tkg8v7KSL2GgCLcB/s1600/Marocco%2Bberberi_3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-zT-XltXWTo4/WAQJZHJcxlI/AAAAAAAABSg/7CvyOYaif-oXNQCBPHKg0tkg8v7KSL2GgCLcB/s400/Marocco%2Bberberi_3.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E
le ong? Le associazioni femministe? No, Anfgou e i villaggi vicini non
rappresentano una priorità nemmeno per loro. Non destano interesse. Da queste
parti le ragazze si sposano presto e dopo un'infanzia fugace diventano subito
donne, madri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Anche
i geli dell'inverno, da queste parti, non fanno sconti a nessuno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nel
gennaio del 2008 trentatre bambini, quasi tutti sotto i dieci anni, sono morti
a causa del freddo e della neve. L'intero Marocco fu toccato dalla tragedia e,
per qualche settimana, sul piccolo villaggio si accesero i riflettori dei
media. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Perfino
il sovrano poco tempo dopo si recò sul posto, per inaugurare la costruzione di
nuove infrastrutture (una strada, un ambulatorio mai entrato pienamente in
funzione e sprovvisto di medicinali, e una moschea), assicurando il suo impegno
per promuovere lo sviluppo della zona. Ma, superato il dramma e la commozione
iniziale, tanto le autorità quanto l'opinione pubblica hanno rapidamente
voltato pagina. Il villaggio è così ricaduto nel più completo isolamento e gli
abitanti hanno ripreso il ritmo aspro della quotidianità, senza che nulla sia
realmente cambiato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In
più proprio in questi giorni, stando ad alcune dichiarazioni (non confermate)
rilasciate sul giornale on-line <a href="http://hespress.com/regions/67449.html">Hespress</a>,
un nuovo dramma sembra aver scosso ancora la piccola comunità. Due neonati
sarebbero morti in seguito all'abbassamento improvviso delle temperature.
"Il freddo, questo filtro che attraversa la lunga notte come una
daga", ricordano alcuni versi composti dal poeta amazigh Omar Darouich in
memoria delle giovani vittime di Anfgou.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Un tesoro rubato<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Eppure
su questi pendii - dove manca elettricità e acqua corrente in casa - si
nasconde un tesoro. Ma le autorità locali - a detta degli stessi abitanti - continuano
ad approfittarsi indisturbate della vulnerabilità di una popolazione dimenticata
e quasi interamente analfabeta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I
boschi di cedri che circondano il villaggio sono infatti tra i più estesi di
tutto il Mediterraneo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sono
l'oro dell'Atlante marocchino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Lo
sfruttamento del legname fattura all'incirca 10 milioni di euro ogni anno tra
il taglio, la vendita legale e il contrabbando. Una ricchezza che sembra
rispondere unicamente agli interessi dei responsabili di zona, i soli a trarne
profitto dal momento dell'indipendenza ad oggi. E questo nonostante un decreto
reale del 1976 stabilisca chiaramente che l'80% del ricavato debba essere
reinvestito nello sviluppo locale per togliere dalla miseria quelle persone che
lavorano nelle foreste ricevendo poco o nulla in cambio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ma
ad Anfgou quei soldi non si sono mai visti. Non c'è nemmeno un'ambulanza e la
mortalità infantile raggiunge livelli spaventosi. Quasi un bambino su cinque
non arriva all'età adulta, per la mancanza di assistenza in loco e la carenza
di trasporti verso le strutture ospedaliere (la più vicina si trova a Errachidia,
a 180 km di distanza), quando in molti casi basterebbe una semplice iniezione a
salvargli la vita.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Intanto
attorno ai boschi di cedri si è costruita una rete di corruzione e complicità,
che alimenta lo sfruttamento clandestino della risorsa, a cui nessuno è più
capace di far fronte. Chi ci ha provato è stato sbattuto in prigione. Atawi, un
giovane tecnico forestale, aveva deciso di rompere il silenzio e denunciare i
responsabili. Accusato di "attentare ai valori del regno", è stato
condannato a due anni di carcere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Per
ogni metro cubo di legname si possono ricavare fino a 800 euro", spiega
Asif, sulla cinquantina, tra i più attivi oppositori delle reti "mafiose"
che gestiscono il contrabbando. "I trafficanti effettuano i trasporti di
notte, per non dare nell'occhio. Se il taglio continuerà con il ritmo sfrenato raggiunto
in questi ultimi anni non avremo più legno nemmeno per costruire le nostre
case".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Assif,
assieme ad altri abitanti del villaggio, ha cercato di creare una cooperativa
"per togliere il controllo dei boschi e delle risorse dalle mani di questa
gente" e "per poter garantire un futuro alla foresta e ai nostri
figli". Dopo un lungo viaggio verso la capitale, qualche anno fa, ha
depositato il dossier al ministero.<o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Da
allora sta ancora aspettando una risposta…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/--r9edLwjAjI/WAQJgCeisxI/AAAAAAAABSk/oirOxsTWf7YLwQk60td9StZvCsjVwmjIwCLcB/s1600/Marocco%2Bberberi_6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="154" src="https://3.bp.blogspot.com/--r9edLwjAjI/WAQJgCeisxI/AAAAAAAABSk/oirOxsTWf7YLwQk60td9StZvCsjVwmjIwCLcB/s320/Marocco%2Bberberi_6.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-53840244396578609572016-09-11T08:26:00.000+01:002016-11-02T08:28:16.177+00:00Tunisia. I primi passi della rinascita amazigh<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Nel Maghreb è la Tunisia ad avere il minor numero di berberofoni,
ma il primato nella "folklorizzazione" del loro patrimonio. Dopo la
rivoluzione, gli attivisti amazigh stanno cercando di restituire importanza a
una cultura ridotta per decenni ad attrattiva turistica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-cbjljl79ENs/WBmjENragqI/AAAAAAAABW8/F1rWgk9Ho-cIYn7PSdSpgjtN7fHvyzIxQCLcB/s1600/matmata-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://2.bp.blogspot.com/-cbjljl79ENs/WBmjENragqI/AAAAAAAABW8/F1rWgk9Ho-cIYn7PSdSpgjtN7fHvyzIxQCLcB/s400/matmata-2.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Tra i paesi del Maghreb, la Tunisia detiene il minor numero di
berberòfoni (1) e allo stesso tempo il primato nella
"folklorizzazione" del patrimonio amazigh (berbero, <i>ndt</i>): Matmata e le sue case troglodite,
i tappeti berberi, il couscous berbero, la tenda berbera…elementi dei quali
Mongi Bouras, curatore del museo di Tamerzert (2) mostra tutta la studiata
artificiosità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Il tratto distintivo “berbero” appare come una garanzia di
autenticità, il contrassegno del carattere locale, ancestrale ma anche emblema
di un passato destinato al consumo del turista.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Il patrimonio amazigh non è un tabù né un fardello, come è stato a
lungo per il Marocco, ma appartiene alla storia del paese e rappresenta un
aspetto, locale e relativo, del retaggio che contribuisce a formare il
“mosaico” della Tunisia mediterranea e tollerante. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Le ricerche universitarie in materia, però, difficilmente
risultano imparziali. Per molti sociologi tunisini rimane almeno una “minoranza
berbera” locale, della quale i tratti comuni con il Marocco e l’Algeria non
possono essere negati, ma che manca di un ancoraggio concreto rispetto alla
società attuale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Al contrario, gli storici della facoltà La Manouba a Tunisi,
riabilitano da qualche anno gli studi sui “patrimoni minoritari” tra i quali
appunto quello amazigh. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">La dimensione politica amazigh invece non è mai esistita in
Tunisia, anche se sono presenti pulsioni nazionaliste arabe che temono una
possibile "coesione berbera" con le realtà degli altri paesi della
regione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Rim Saidi, presentatrice tunisina del canale Nessma Tv, aveva
timidamente affermato di avere un nonno berbero, dando vita ad un’aspra
polemica che ha alimentato la teoria del complotto sionista e anti-musulmano
del canale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Contrariamente all’Algeria e al Marocco, dove risiedono identità
più definite e radicate, in Tunisia, “Amazigh” non è considerato (ancora?) il
contrario di “Arabo”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Non entra neanche pienamente in conflitto con l’islamismo del
partito Ennahdha o con il nazionalismo arabo del partito CPR (Congrès pour la
République, di Marzouki, ndt); attivisti di associazioni locali del sud-est
hanno sostenuto i due partiti alle ultime elezioni e continuano a farlo anche
oggi. Inoltre, sfatando il mito della “berbericità” laica, essa può declinarsi
perfino in un Islam conservatore come nel caso dell’Ibadismo di Djerba (3).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Per i berberòfoni della Tunisia, essere amazigh non ha molto senso
al di fuori del fatto di parlare la lingua in famiglia, nel villaggio, o a
Tunisi, per non essere capiti dagli altri. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Finora la lingua amazigh, che come in tutti i paesi del Maghreb
varia da regione a regione, appare niente di più che un tocco locale, un
patrimonio familiare, una caratteristica quasi personale della quale non ci si
domanda né l’origine né il futuro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Lo sviluppo del turismo maghrebino nelle regioni berberòfone (4) e
l’emigrazione in Francia hanno permesso il contatto tra amazigh provenienti da
differenti regioni del Maghreb.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Questi contatti, di amicizia o di militanza, hanno aiutato la
concettualizzazione di una lingua amazigh non più relativa al locale o al
nazionale, ma estesa a tutto il nord Africa. Hanno favorito la riflessione
sulla sua importanza storica, culturale e identitaria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Da alcuni anni, attivisti marocchini e algerini indipendenti o legati
al Congès Mondial Amazigh (CMA) mantengono relazioni con tunisini propensi alla
militanza in loco, ma più spesso in Francia, soprattutto a Parigi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Alla caduta del regime autoritario di Ben Ali, prende forma la
prima associazione tunisina per la cultura amazigh (ATCA), durante una riunione
preparatoria del CMA tenutasi simbolicamente a Tataouine nell'aprile 2011,
simbolo di una rinascita berbera imminente in Tunisia come in Libia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Durante l’assemblea dell’ultimo CMA, che ha avuto luogo per la
prima volta dalla sua fondazione in Tunisia (Djerba, settembre 2011),
l’elezione del presidente libico, Fathi Benkhalifa, permette di allargare i
confini della militanza amazigh alla Libia, fino ad allora esclusa a causa
della dura repressione del regime di Gheddafi contro l'attivismo berbero. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">L’espressione dell’identità amazigh in Libia interagisce così con
la nascente militanza tunisina. Interessi di tipo commerciale e familiare hanno
da sempre legato tunisini del sud-est e libici dell’ovest, ma le ripercussioni
politiche tra 2011-2012 hanno creato un nuovo spazio di dibattito identitario e
politico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Nel 2011, tra i numerosi rifugiati libici, alcuni berberofoni
trovano rifugio nel sud-est tunisino. Parallelamente, l’appena nata
associazione amazigh di Djerba (Guellala) organizza alcuni incontri con i
libici di Djeb Nefoussa, alla ricerca di un’identità comune di cui la lingua
sarebbe una prima prova (le varietà di berbero di Djeb Nefoussa in Libia e di
Gellala in Tunisia, separate da un centinaio di chilometri, sono simili). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Attualmente, per le associazioni locali del sud-est tunisino, la
militanza “sul campo” privilegia la salvaguardia di un patrimonio linguistico e
artistico vivente, onorato da serate musicali o da altre iniziative mirate.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Oggi alcuni giovani provenienti da villaggi berberofoni sperduti e
isolati (Taoujout, Zraoua) sperano di accelerare lo sviluppo (strade, acqua ed
elettricità correnti, bar, internet point) servendosi della berberità come
elemento catalizzatore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Infine, soprattutto a Tunisi, “la militanza amazigh” diventa il
simbolo culturale per una certa opposizione di sinistra nel contesto
post-elettorale, quella di una cultura sindacale laica e di un
anti-nazionalismo arabo. E così i primi “io non sono arabo” indirizzati al
governo, appaiono sui profili Facebook. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Da parte sua lo Stato, tramite il ministro alla cultura Mehdi
Mabrouk, presenta la Tunisia come una nazione araba e musulmana aperta alla
pluralità (<i>ta’adoudiya</i>) e rifiuta la
categorizzazione di “minoranza” (<i>aqaliyyat</i>)
per la cultura berbera, che classifica nella “diversità culturale” (<i>tanawa’ thaqafi</i>), adeguando la
definizione alla carta dell’UNESCO.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Nella Tunisia post-rivoluzione, lo Stato sembra aver capito
l’importanza della questione: “Non si può essere una democrazia senza essere
aperti alla diversità culturale” afferma il ministro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Tuttavia, in seguito alla diffusione di un reportage televisivo
sugli amazigh in Tunisia, il settimanale di orientamento islamista <i>El Fajer</i> pubblica un articolo (5) che
scatenerà le reazioni negative degli attivisti amazigh. Il giornalista denuncia
che “la maggior parte dei militanti amazigh di Tunisi abitano all’estero,
soprattutto in Francia” e che questo gruppo “etichettato laico” (<i>tâbi’a al ‘almâni</i>) cerca di “fondare una
nuova identità al di fuori dell’ambito dell’identità religiosa”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Ma l’attacco più insopportabile per gli attivisti è quello che
riduce la loro cultura a “resti di spazzatura, dei quali neppure i polli si
nutrirebbero”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">E’ proprio questa assimilazione della cultura amazigh a resti,
rovine, tracce culturali che vanno perdendosi, a persone semplici e povere, che
indignano la comunità militante amazigh.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Le associazioni tunisine ma anche quelle marocchine, hanno
pubblicato comunicati increduli riguardo all’articolo di <i>El Farej</i>. Tra questi spicca la risposta di un membro
dell’associazione ATCA, firmato ironicamente "Un abitante di Tamezret,
villaggio di uomini preistorici".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">L'attivista ricorda la sua prigionia e l’esilio forzato di 30 anni
sotto i regimi precedenti (per la sua militanza sindacale), colloca la Tunisia
nella <i>Tamazgha al koubra</i> ("lo
spazio amazigh transnazionale") e informa sul recente insegnamento della
grafia tifinagh a Tunisi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Ripristina così la dimensione della civiltà (scrittura, storia)
berbera che il giornalista aveva screditato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Ma la reazione ufficiale, pubblicata sullo stesso giornale
filo-islamista la settimana successiva, proviene dal presidente
dell’associazione Azrou pour la culture amazigh, Arafat Almahrouk.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Dal villaggio di Azrou, dove Ennahdha ha ottenuto il 70% dei voti
alle ultime elezioni, egli afferma che la questione amazigh non è legata ad
un’ideologia politica, che è nazionale e che non offende la religione
musulmana. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">Ed è proprio questa la realtà delle cose a livello locale: non
entrare in opposizione diretta con il partito islamista Ennahdha nelle regioni
che hanno, d’altronde, aderito alla sua ideologia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">[Articolo di Stephanie Pouessel, traduzione a cura di
<a href="http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/tunisia-i-primi-passi-della-rinascita-amazigh" target="_blank">Osservatorioiraq.it</a>]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">(1) Dai
principali studi sull’argomento, è stato stabilito che rappresentano circa l’1%
della popolazione ; un militante amazigh di Tunisi, l'ottobre scorso, ha
affermato che i berberi sarebbero in realtà più del 10%. In ogni caso, questa
debole percentuale deriva dalla conquista islamica del Maghreb che ha significato
l'arabizzazione quasi completa della regione; in aggiunta, dall’indipendenza,
la Tunisia registra il più elevato tasso di alfabetizzazione in arabo tra i
paesi del Maghreb<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">(2)
Villaggio situato nel sud-est tunisino, regione di Matmata<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">(3) Uno
Cheikh ibadita berbero di Guellala spiega che la lingua berbera è sopravvissuta
sull’isola di Djerba grazie alla presenza millenaria del culto ibadita,
testimonianza televisiva nel programma “Fissamim” che dedica un servizio alla
cultura amazigh, canale Ettounsiya, 2.11.2012. <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">(4) Regione
di Matmata – Tamerzet, Zraoua, Taoujout ; regione di Djerba – Guellala,
Sedouikch, Ajim ; regione di Tataouine – Douiret, Guermessa, Chenini. <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span lang="EN-US" style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">(5) Salim Al-Hakimi, “man yourid tahrik khouyout al fitna al amazighiya
fi tounis ?” </span></i><i><span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;">(Chi vuole
alimentare le divisioni in Tunisia ?), Al Fajer, 16.11.2012, p.9.</span></i><span style="font-family: "Cambria","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-22226635691490340642016-09-01T21:16:00.000+01:002016-10-19T21:17:45.960+01:00Marocco. "Qandisha", quando le donne prendono la parola<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Dal
novembre 2011 il panorama mediatico marocchino si è arricchito di un canale di
espressione coraggioso e innovativo, tanto nella forma che nei contenuti. Si
tratta del sito di informazione <a href="http://qandisha.ma/" target="_blank">qandisha.ma</a>,
piattaforma partecipativa e dichiaratamente femminista che ha aperto le
frontiere del citizen journalism nel regno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-Bmj-V-ZYAeM/WAfUYBmZn0I/AAAAAAAABWM/wqOuYtV_PgQRs0px9Zb10_aMA0c1TMnaACLcB/s1600/logo1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="223" src="https://4.bp.blogspot.com/-Bmj-V-ZYAeM/WAfUYBmZn0I/AAAAAAAABWM/wqOuYtV_PgQRs0px9Zb10_aMA0c1TMnaACLcB/s400/logo1.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">[<i>Arab Media Report</i>] Tra
le sue peculiarità, la capacità di restituire il prisma polifonico di una
società in cambiamento e la presenza di
una redazione "fluida" dove i collaboratori sono affiancati da decine
di contributors occasionali, figure del mondo accademico, dell'arte e in
generale "ogni marocchina che voglia presentare un testo in lingua araba,
francese o inglese", fa notare la "qandishette" Souad Debbagh. La
linea editoriale è sintetizzata in tre punti: emancipazione, rispetto dei
diritti umani e delle libertà fondamentali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Blog
collettivo, tribuna libera che dà voce alle donne di ogni estrazione o
categoria, le definizioni per riassumere questa esperienza non mancano, come
ricorda l'ideatrice del progetto Fedwa Misk. Dottoressa di formazione e
giornalista di professione, animatrice di un caffè letterario a Casablanca, per
questa trentenne dai modi eleganti e l'animo combattivo Qandisha è il risultato
di una scommessa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Pensavo
a qualcosa di diverso dalle riviste femminili già esistenti - afferma la Misk -
sottomesse al modello della pubblicità, al triangolo cucina-moda-bellezza e
disconnesse dalla realtà del paese". Realtà che, nonostante gli
avanzamenti introdotti nel 2004 dalla Mudawwana (codice della famiglia) e le
quote rosa in Parlamento, continua a relegare la donna in una posizione di
inferiorità, complici la mentalità conservatrice e una legislazione ancora
largamente discriminatoria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
scommessa è vinta. Mentre le riviste cartacee - di genere ma non solo - hanno
registrato un calo di vendite notevole negli ultimi anni (fonte <a href="http://www.ojd.ma/" target="_blank">Ojd</a>), Qandisha è riuscita a fidelizzare un
lettorato ben più ampio della cerchia di amici e sostenitori immaginata dalla
Misk: 10 mila ingressi unici a pochi giorni dal lancio, centinaia di visite
giornaliere, commenti, polemiche, condivisioni. Alcuni articoli sono stati
perfino ripubblicati dalle testate straniere <i>Le Courrier International</i> e <i>Rue89</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
successo del sito è legato all'abilità nell'alternare denunce e toni roventi - campagne
per la legalizzazione dell'aborto e la depenalizzazione delle relazioni
extraconiugali - a pezzi più "leggeri" ed ironici. Ma anche alla
forza delle testimonianze, in grado di tratteggiare i contorni di una geografia
femminile fatta di pressioni, privazioni, stereotipi e lotte troppo spesso
silenziose. Dalla libertà di <a href="http://www.qandisha.ma/2013/08/26/a-qui-appartient-le-corps-des-femmes/" target="_blank">disporre</a>
del proprio corpo, di esibirlo come di <a href="http://www.qandisha.ma/2013/12/05/quoi-mon-voile-quest-ce-quil-a-mon-voile/" target="_blank">nasconderlo</a>,
alla rivendicazione dei diritti delle <a href="http://www.qandisha.ma/2012/02/02/harcelees-au-quotidien-reportage-radio/" target="_blank">braccianti</a>
nelle serre e delle <a href="http://www.qandisha.ma/2013/05/08/le-vrai-nom-des-petites-bonnes/" target="_blank">domestiche-bambine</a>.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Per
Qandisha non ci sono piccole o grandi battaglie, ma una ricerca costante di
dignità che vede nel femminismo un valore quotidiano. "Smuovere le
coscienze ed incidere sul pensiero comune è un processo lungo, non si cambiano
percezioni e atteggiamenti dall'oggi al domani. Ne siamo consapevoli e cerchiamo
di contribuire con gli strumenti che ci sono più congeniali", risponde
Fedwa Misk a chi la accusa di rifugiarsi dietro ad un computer disertando la
vera battaglia, sul terreno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L'obiettivo
della giornalista, semmai, è proprio quello di ridurre la distanza dal virtuale
al reale, anche nelle sue sfaccettature più crude. Ad esempio, riportando casi
di <a href="http://www.qandisha.ma/2013/01/18/proces-arif-quand-la-justice-est-un-theatre-de-labsurde/" target="_blank">cronacagiudiziaria</a> dove le donne vengono penalizzate dall'essenza patriarcale che
permea i tribunali, oppure rispondendo ai tentennamenti della ministra Bassima
Hakkaoui - in tema di violenza sulle donne - con la pubblicazione di alcune <a href="http://www.qandisha.ma/2013/04/25/wiam/" target="_blank">testimonianze</a> e <a href="http://www.qandisha.ma/2013/07/25/hiba-ce-nest-pas-de-notre-faute/" target="_blank">osservazioni</a>
scritte da ragazze vittime di abusi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Una
simile libertà di parola, del resto, sembra possibile soltanto sul web, dopo
che la stampa indipendente ha subito a più riprese la censura del governo. "Per
i marocchini internet è ormai uno spazio di espressione vitale, che cerca di
ovviare all'assenza di un dibattito pubblico", continua la Misk secondo
cui, sebbene il paese non abbia conosciuto rivoluzioni né cambiamenti
effettivi, "il passaggio della primavera ha comunque permesso di incrinare
tabù e ipocrisie".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-xybDDHoMuVA/WAfUgB7hKFI/AAAAAAAABWQ/e9z0o6XBtmAwEV7-yFr-WYstW96YqD7ugCLcB/s1600/Schermata.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="276" src="https://4.bp.blogspot.com/-xybDDHoMuVA/WAfUgB7hKFI/AAAAAAAABWQ/e9z0o6XBtmAwEV7-yFr-WYstW96YqD7ugCLcB/s400/Schermata.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L'esistenza
di Qandisha lo conferma. "Aprirsi, raccontarsi, prendere posizione è un
passo necessario affinché le donne possano uscire dalla dominanza del pensiero
maschile e divenire pienamente cittadine". Ma Qandisha non è nemmeno un
universo esclusivamente femminile: la rubrica tenuta "da un uomo" (anonima,
sebbene gli autori siano molteplici) è tra le più seguite, mentre la metà degli
iscritti al gruppo <a href="https://www.facebook.com/pages/Osservatorioiraqit/129158400240?ref=ts&fref=ts#!/Qandisha?fref=ts" target="_blank">facebook</a>
sono maschi. "La prova che un cambio di prospettive è possibile, che c'è
interesse nel condividere punti di vista ed esperienze".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le
reazioni suscitate nei commenti o sui social network, tuttavia, oltrepassano a
volte la soglia del confronto e del dibattito per degenerare in insulti e
minacce. La libertà dei toni e il carattere degli argomenti affrontati espone
la piattaforma ad attacchi e ostilità: il sito è stato piratato due volte, l'ultima
dopo aver pubblicato l'intervento di un giovane omosessuale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Sapevamo
fin dall'inizio che la nostra voce avrebbe dato fastidio - chiarisce la Misk -.
La scelta del nome, del resto, non è casuale: Qandisha nella mitologia locale è
un demone, una donna capace di stregare gli uomini che la circondano. Per il
suo lato diabolico, secondo la leggenda, ma io dico per la sua forza, la sua
bellezza e la sua intraprendenza. Ci aspettavamo di essere demonizzate così
abbiamo preferito rivendicare a viso aperto la nostra 'eresia' piuttosto che
nasconderci".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Una
critica invece che la fondatrice sposa senza reticenze è l'eccesso di
editoriali e articoli d'opinione rispetto alle inchieste e alla sezione notizie.
Un limite - spiega - legato alla natura volontaria del progetto e alla
ristrettezza dei mezzi finanziari. Anche per questo, nelle ultime settimane,
Qandisha sembra essere entrata in una fase di riflessione - a cui va ricondotto
il calo degli aggiornamenti - preludio ad un rilancio in grande stile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Per
la redattrice "serve un modello economico che possa sostenere il nostro
lavoro senza snaturarne le fondamenta. Sul tavolo abbiamo offerte pubblicitarie
e donazioni che ci permetterebbero di professionalizzare almeno parte dei
contributi proposti. Stiamo valutando".<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Di certo nel futuro prossimo del collettivo si
assisterà alla nascita di una radio web accessibile dal sito. Uno strumento
fondamentale, in un paese dove si legge poco e quasi metà della popolazione -
femminile in primis - è analfabeta, per ridurre distanze geografiche e sociali,
diversificando pubblico e canali di comunicazione, e per dare maggior efficacia
al messaggio di emancipazione di cui Qandisha si è fatta portatrice.</span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br /></span>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">(<i>Articolo pubblicato sul sito di informazione <a href="http://arabmediareport.it/" target="_blank">Arab Media Report</a></i>)</span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br /></span>Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-37516386837040098562014-04-30T13:53:00.000+01:002016-10-18T19:10:50.365+01:00La Tunisia "tra sale e sabbia"<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Lontano
dalla retorica e dalle dissertazioni teoriche "Siège entre sel et sable"
dà la parola alle comunità locali colpite nel loro quotidiano dagli effetti del
cambiamento climatico. Attualmente in fase di montaggio, il film rischia però di
non vedere la luce per la mancanza di finanziamenti.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-HGn1cfWtB0w/U2DxiOXtL5I/AAAAAAAABQU/7EfuKV3txVQ/s1600/Siege-entre-sel-et-sable3ok.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://4.bp.blogspot.com/-HGn1cfWtB0w/U2DxiOXtL5I/AAAAAAAABQU/7EfuKV3txVQ/s1600/Siege-entre-sel-et-sable3ok.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">nouvelle vague</i> cinematografica sta
conquistando il paese. Grazie alla ritrovata libertà di parola e ad una maggior
facilità di accesso alla tecnologia, sono sempre di più i giovani ad aver
scelto la 7° arte come mezzo di espressione durante gli ultimi tre anni.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sebbene
il tema generale resti legato all'esperienza rivoluzionaria, alcuni esempi si
distinguono per l'originalità nella selezione degli argomenti e la tenacia nel
far fronte alla doppia sfida dell'autofinanziamento e dell'indipendenza del
prodotto.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E' questo il caso di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Siège entre sel et sable</i>, primo
<a href="http://vimeo.com/87138936" target="_blank">documentario</a> a carattere scientifico in fase di realizzazione in Tunisia. Con
pochi mezzi e tanta volontà, il giovane giornalista Radhouane Addala e il
compagno d'avventura Sam McNeil sono riusciti a girare un film incentrato sugli
effetti del cambiamento climatico nel paese.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Se
infatti gli specialisti e i politici hanno spesso evocato l'importanza della "Strategia
nazionale sul cambiamento climatico", elaborata nel 2012, un vero
dibattito in materia - sui rischi e sui provvedimenti possibili - non è mai
stato aperto. Una delle ragioni che hanno spinto Radhouane a dedicarsi al tema:<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"il nostro film
serve prima di tutto a lanciare un capannello d'allarme sulle conseguenze e sui
pericoli connessi al fenomeno. Gli aspetti su cui ci siamo focalizzati sono
tre: la desertificazione al sud, l'innalzamento del livello del mare e le
malattie legate al mutamento climatico"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">, afferma il
giovane regista.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il documentario non
affronta il tema in maniera teorica o astratta, come è il caso della maggior
parte dei film a carattere scientifico. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"A parte i
militanti ambientalisti, gli accademici e i responsabili di governo, il film dà
la parola alle comunità tunisine colpite nel loro quotidiano dal
surriscaldamento. Nel sud, per esempio, è l'intero modello sociale ad essere a
rischio a causa della desertificazione e dell'avanzata delle sabbie. Ogni anno
gli abitanti perdono ettari di terreno coltivabile.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Migliaia di persone
soffrono poi per la comparsa di nuove malattie. A Sidi Bouzid interi villaggi
sono affetti da una particolare forma di Leishmaniosi cutanea che provoca
cicatrici profonde e durature. I primi casi si sono registrati a metà anni
ottanta ed oggi sono più di 60 mila le persone interessate da questa malattia
riconducibile al fenomeno del cambiamento climatico"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">,
spiega</span><span style="font-family: "calibri";"> </span><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Radhouane.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Vedere e conoscere le
vite in pericolo o i corpi sofferenti è senz'altro più efficace dei discorsi e
delle dimostrazioni teoriche degli specialisti, per capire il fenomeno.
Tuttavia, nemmeno le cifre - allarmanti - in circolazione devono lasciare
indifferenti.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Alcuni
esempi. La Tunisia tra qualche anno perderà 500 km di spiagge (attualmente ne
conta 1300). Il cambiamento del clima provocherà un aumento notevole delle
precipitazioni - 2% entro il 2030 - e l'innalzamento del livello del mare,
facilitando l'erosione della costa che a sua volta farà indietreggiare le
spiagge di circa 15 m. Tale erosione non sarà dovuta esclusivamente al
mutamento climatico ma anche all'eccessivo sfruttamento delle risorse marine e
allo sviluppo selvaggio delle strutture turistiche.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Siège entre sel
et sable</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cerca anche
di analizzare le difficoltà a cui devono far fronte le isole Djerba e
Kerkennah. La telecamera stringe il campo sulla triste e anarchica situazione
che ha trasformato le due isole in un quasi deserto. La pesca industriale
intensiva, che approfitta delle falle nella regolamentazione ambientale, ha provocato
disastri nell'ecosistema insulare. Il saccheggio del mare e l'inquinamento
hanno trasformato questi luoghi in una grande discarica"</i>, aggiunge Radhouane
Addala.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il regista insiste
sull'aspetto - fondamentale - dell'inquinamento e dell'assenza di una strategia
di protezione ambientale applicata dallo Stato.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Il degrado
dell'ambiente è dovuto all'inquinamento ma anche alle modalità di sfruttamento
delle risorse naturali</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> - spiega -. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sono in molti ad approfittare della debolezza delle autorità. Nel sud
alla frontiera con la Libia, per esempio, bracconieri libici e sauditi cacciano
specie rare e migratrici. Di fatto vi sono delle zone di non-diritto che le
autorità non hanno i mezzi né il coraggio di controllare"</i>.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Anche a Gabès i
cittadini manifestano regolarmente contro l'inquinamento. Più di 1300
tonnellate annue di scarichi industriali vengono dispersi senza trattamento nel
golfo omonimo. Qualche mese fa due fratelli sono morti in seguito ad un
disfunzionamento fulminante del fegato. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Occhi giallo-rossastri,
urina di colore scuro…non si tratta di epatite A ma di un'altra malattia dovuta
alla contaminazione dei rifiuti chimici. Per questo i medici preferiscono
tenere la bocca chiusa"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">, confida Radhouane che
ha documentato il dramma nel suo film.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Attualmente
in fase di montaggio, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Siège entre sel et
sable</i> rischia tuttavia di non vedere la luce a causa della ristrettezza dei
finanziamenti a disposizione dei due autori. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Abbiamo lanciato un appello di sostegno attraverso una
piattaforma di <a href="https://www.indiegogo.com/projects/a-siege-of-salt-and-sand" target="_blank">crowdfunding</a>. Non abbiamo raggiunto l'obiettivo (10 mila
dollari) perché il soggetto non sembra interessare molto il pubblico. Ma non ci
diamo ancora per vinti"</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<em>(Traduzione dell'articolo di Henda Chennaoui per </em><a href="http://nawaat.org/portail/2014/03/24/siege-entre-sel-et-sable-vue-cinematographique-sur-le-changement-climatique/" target="_blank"><em>Nawaat</em></a><em>)</em></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-10700540400897859632014-04-30T13:45:00.000+01:002016-10-18T19:05:45.129+01:00Il sistema mediatico algerino malato di propaganda e populismo<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ad
una settimana dallo scrutinio presidenziale la campagna elettorale tocca il suo
apice e tutti i mezzi sembrano buoni per raccogliere voti. Come il <a href="http://www.osservatorioiraq.it/multimedia/algeria-musica-elettorale-propaganda-e-dissidenza" target="_blank">video musicale pro-Bouteflika</a> che ha suscitato reazioni indignate nel paese.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-cezO5-T9OL4/U2Dv4yqlCOI/AAAAAAAABQI/MEebdK-tKOo/s1600/media+algeria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://4.bp.blogspot.com/-cezO5-T9OL4/U2Dv4yqlCOI/AAAAAAAABQI/MEebdK-tKOo/s1600/media+algeria.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
un'Algeria che ha conosciuto negli ultimi tempi un'estensione folgorante della
sua capacità di connessione internet, quale peso hanno queste forme di
propaganda in atto, non solo nei media tradizionali, ma anche sui social
network? Ne parliamo con Belkacem Mostefaoui, sociologo della comunicazione e
specialista del panorama mediatico algerino.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<em>(Traduzione dell'articolo di <span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Anaïs Lefébure per <a href="http://www.jolpress.com/algerie-bouteflika-election-propagande-populiste-systeme-mediatique-liberte-expression-belkacem-mostefaoui-article-825298.html#.U0LF2UX4UEo.facebook" target="_blank">JOL Press</a>)<o:p></o:p></span></em><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
videoclip pro-Bouteflika continua a suscitare polemiche. Due conduttori della
trasmissione "Système DZ", che hanno preso parte al video, hanno
confessato di essere stati pagati. Da allora, la trasmissione è stata sospesa e
il Presidente è accusato di censura. Quale riflessione è possibile fare,
partendo da questo spunto, sullo stato della libertà di espressione in Algeria?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
società algerina è ormai abituata a tutto in materia di audiovisivo, dal
divertimento estemporaneo alla propaganda più becera.. La polemica sul video
pro-Bouteflika è un fenomeno che mostra come la regolamentazione del settore
audiovisivo - e per esteso dei media che si appoggiano ad internet - è ancora estremamente
difficile. Mostra anche le derive possibili dovute a questa mancanza di
regolamentazione, accentuate dal fatto che ci troviamo in periodo di campagna
elettorale. Siamo di fronte ad un tentativo di gonfiare il sistema di
propaganda a favore di un preciso candidato, l'attuale presidente Abdelaziz
Bouteflika.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
più, sembra che per confezionare il videoclip sia stato utilizzato denaro
pubblico, altro indicatore delle derive populiste in atto. Alcuni artisti, come
il comico Smaïn, si sono resi conto che erano stati utilizzati ed hanno reagito
proclamando la loro buona fede.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Da
un lato la popolazione algerina si sta aprendo a capacità di sviluppo
impensabili quanto a comunicazione sociale e politica, dall'altro si trova di
fronte a continue resistenze che le impediscono di consolidare questi spazi
pubblici, dove si possono esprimere opinioni diverse favorendo l'edificazione
di uno Stato di diritto oggi moribondo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ad
inizio gennaio è stato adottato dal Parlamento il disegno di legge che apre il
settore audiovisivo ai privati. E' un buon segnale per il pluralismo mediatico?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Un
testo di legge in sé non risolve i problemi del settore audiovisivo algerino,
dove la diffusione dei canali satellitari ha lasciato un'impronta indelebile [a
testimonianza del panorama asfittico presente in materia, della scarsa
credibilità delle reti di Stato e del bisogno di informazione altra da quella
preconfezionata dal governo, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ndr</i>].
Questa legge arriva in grande ritardo e le sue aperture - limitate - erano già
previste nel testo sulla libertà di informazione approvato nel lontano 1990.
Ripeto, non credo che avrà una grande incidenza e che porterà chissà quali
cambiamenti.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ci
sono ancora temi tabù in Algeria?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nel
grande magma di opinioni e anonimato di cui si compone la società civile e
mediatica algerina si dicono un sacco di cose.. Si può prendere in giro tutto,
deridere la quasi totalità della scena politica nazionale, qualunque sia il
grado gerarchico, civile o militare. Si può prendere in giro il Primo ministro,
che si è messo in ferie per ricoprire il ruolo di responsabile della campagna
elettorale di Bouteflika..<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Però,
a forza di poter dire tutto, è come se non venisse detto niente. Niente è in
grado di suscitare vero scandalo o indignazione. Non vi è alla base un vero
confronto in grado di edificare lo spazio pubblico, assolutamente deficitario
in Algeria.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quale
posto occupano i nuovi canali di espressione e le reti sociali nel paesaggio
mediatico nazionale?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Negli
ultimi anni la capacità di connessione internet è aumentata notevolmente. La
risposta è stata molto forte soprattutto dai giovani, che hanno subito cercato
di sfruttare le nuove possibilità di comunicazione offerte.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Allo
stesso tempo, essendo questa tecnologia arrivata in ritardo rispetto ad altri
contesti, è stata recepita in maniera virale. La speranza era che i nuovi mezzi
potessero da soli risolvere i problemi e le mancanze di un settore altamente
sorvegliato, dopo 50 anni di controllo e monopolio statale. E si torna alla
smania, al problema, di poter dire tutto e niente allo stesso tempo..<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Che
cosa pensa delle campagne di comunicazione dei candidati alle presidenziali
algerine?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
nazione algerina, la società, sono cambiate. Ci si aspettava quindi un cambiamento
- nel rispetto di principi etici e dell'approccio all'uditorio - anche dalla
parte dei pretendenti alla magistratura suprema del paese. Invece assistiamo ad
una propaganda anacronistica e straripante, come se i candidati avessero di
fronte una massa indifferenziata di algerini pronti a credere a tutto quello
che gli viene detto.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">C'è
un divario immenso e una rottura tra i discorsi ripetuti in questa campagna e
le attese reali della popolazione, in particolare riguardo all'etica dei
dirigenti politici, al sistema di corruzione che ha minato la vita pubblica del
paese negli ultimi quindici anni. Nessuno ha veramente pagato per gli scandali
emersi, innumerevoli restano quelli non emersi pubblicamente. Ma tutto procede
come se niente fosse, senza alcun rispetto per la morale né particolari attenzioni
alle strategie di comunicazione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-92146724768676442762014-04-30T13:25:00.000+01:002016-10-19T14:17:53.973+01:00L'Algeria al voto tra proteste, scetticismo e violazioni<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Oggi
(17 aprile, <em>ndr</em>) gli algerini sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Presidente della
Repubblica. Il risultato appare scontato, con Abdelaziz Bouteflika che
succederà a se stesso. Intanto si è chiusa una campagna sterile, segnata dallo
strapotere dello staff presidenziale, dalla retorica populista dei candidati e
dall'indifferenza di un elettorato che ha espresso ripetutamente il suo
dissenso nei confronti di quello che considera 'un gioco delle parti'. Sul
paese restano le ombre pesanti di un sistema politico chiuso e di un futuro
economico ancora interamente legato alla rendita petrolifera, destinata ad
estinguersi.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-M9iltI3ySPs/U2DrM0U1m5I/AAAAAAAABP8/AIHVHihPPuc/s1600/10247294_708268499235714_6303404645747038045_n%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-M9iltI3ySPs/U2DrM0U1m5I/AAAAAAAABP8/AIHVHihPPuc/s1600/10247294_708268499235714_6303404645747038045_n%5B1%5D.jpg" width="301" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
evidente, gli algerini non credono che lo scrutinio di oggi potrà cambiare gran
ché nella gestione del potere politico - opaco, sfuggente - né in quella dei
lauti introiti petroliferi che alimentano il gioco della rappresentanza e
servono ad acquistare la pace sociale nei momenti in cui la rabbia e la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">hogra</i> prendono il sopravvento (come nei
primi mesi, caldi, del 2011 con lo sbocciare delle "primavere").<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Infatti, quella chiusa
domenica scorsa, è stata una campagna incolore, monotona e poco partecipata,
come ormai succede ad ogni votazione da oltre un decennio a questa parte.</span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Del
resto, l'idea di un cambiamento possibile per vie elettorali era tramontata già
negli anni novanta, con il colpo di Stato militare anti-Fis, le
violenze/regolamenti di conti che ne sono conseguiti (oltre 200 mila morti) e
la salda tenuta delle alte sfere dell'esercito dietro alla ripresa del
paravento democratico.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La "campagna dello
struzzo"<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nessuno
stupore, dunque, di fronte al generale disinteresse mostrato dalla popolazione
in queste settimane di comizi, meeting e conferenze. A parte le manifestazioni
di protesta contro il quarto mandato Bouteflika e gli inviti al boicottaggio
della consultazione ad opera di gruppi dissidenti, tra cui il sempre più attivo
movimento Barakat ("Basta!"). <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La campagna elettorale
è semmai servita a ribadire il sentimento di impotenza dei cittadini e la
percezione che i giochi siano chiusi in partenza.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nessuno
tra gli sfidanti del Presidente in carica ha osato evocare problematiche
scomode, sebbene di primaria importanza per il paese, come la corruzione - che
ha segnato i quindici anni di "regno Bouteflika" con picchi
considerevoli durante l'ultimo mandato - il ruolo dell'esercito, con i suoi
condizionamenti e le sue interferenze nella vita politica e istituzionale, e la
necessità di una riconversione economica che faccia uscire le casse dello Stato
dalla (quasi) totale dipendenza dalle esportazioni di idrocarburi.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una
"campagna dello struzzo", insomma, durante la quale "l'Algeria
sembra essere tutt'altro paese rispetto alla realtà", afferma il
giornalista Amel Berkam. Realtà che vede la disoccupazione giovanile
stabilmente sopra al 30%, larghe frange della popolazione toccate
dall'emergenza casa e dalla mancanza di infrastrutture primarie.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per sopperire allo
scarso entusiasmo suscitato dai dibattiti pre-elettorali, negli ultimi giorni i
candidati hanno alzato i toni del confronto lanciandosi in reciproche accuse e
invettive.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Qualche
esempio. Ali Benfils, un prodotto dello stesso apparato (Fln, ex partito unico
e prima forza in Parlamento) che oggi sostiene incondizionatamente Bouteflika,
e suo principale concorrente, ha messo in guardia da possibili irregolarità
durante lo scrutinio, minacciando di scendere in strada se i risultati verranno
ritoccati. Il presidente - che ha disertato la campagna a causa della malattia,
limitandosi a fugaci apparizioni in tv - gli ha risposto senza mezzi termini accusandolo
di "terrorismo".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Uno scambio di
"cortesie" creato ad arte per dare una parvenza di credibilità alla
consultazione. E' questa l'opinione più diffusa tra i cittadini, riporta <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Le Quotidien d'Oran</i>, che invece
sottolineano l'effettiva convergenza tra i vari attori in scena, tutti debitori
- a vario titolo (ex premier, capi di partito) - di un sistema sull'orlo
dell'implosione.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Tra
i candidati c'è chi ammette che il 17 aprile vi saranno frodi - definite
candidamente 'sport nazionale' - e ciò nonostante invita gli elettori a non
disertare le urne […]. Si tratta di un messaggio contraddittorio, che rafforza
il pensiero in voga secondo cui queste persone avrebbero accettato di
presentarsi ad un'elezione pur sapendo che il risultato è già confezionato,
poiché deciso dal sistema di cui fanno parte".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
risultato in questione, ovviamente, è la riconduzione alla presidenza di Abdelaziz
Bouteflika - malgrado l'età e le pessime condizioni di salute - come male
minore per gestire i conflitti di potere dietro le quinte e per dare un segnale
di continuità, elevata a sinonimo di stabilità.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Censura e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">chkara</i><o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
prescindere da quello che potrà accadere nella giornata di oggi, quanto a
ritocchi e irregolarità, già il periodo della campagna è stato caratterizzato
da abusi e violazioni, segnalate - tra gli altri - da un duro comunicato
dell'ong Amnesty International. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"La
repressione condotta in questa fase preelettorale rivela le 'enormi lacune' che
gravano sul bilancio del rispetto dei diritti umani in Algeria - si legge nel
testo -. La libertà di espressione, di associazione e di riunione è
costantemente minacciata, il diritto a manifestare è limitato e le ong restano
immerse in un limbo giuridico. Inoltre, i gruppi di difesa dei diritti umani e
gli inviati delle Nazioni Unite non sono i benvenuti, mentre gli attivisti e i
sindacalisti indipendenti subiscono attacchi continui, per stemperare tensioni
e malcontento di piazza".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nelle
ultime settimane la televisione privata Al Atlas TV, colpevole di aver
criticato le autorità, è stata costretta alla chiusura. Djazair TV ha subito,
per lo stesso motivo, una limitazione delle frequenze, mentre i giornali <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Algérie News</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Djazair News</i>, per aver ospitato la conferenza stampa del movimento
Barakat, si sono visti privare degli introiti pubblicitari gestiti dall'agenzia
statale di settore.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Stando alla
legislazione in vigore infatti, solo i media pubblici - schierati apertamente a
favore della rielezione di Bouteflika - possiedono una licenza di diffusione
senza restrizioni, mentre ai canali privati vengono concesse licenze temporanee
che possono essere revocate in ogni momento e la stampa indipendente sopravvive
a stento con lo spettro del boicottaggio pubblicitario.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Le
autorità si sono adoperate per controllare la narrazione della campagna
elettorale, facendo valere il loro monopolio sui canali di espressione e
limitando fortemente la libertà in questo campo. L'assenza di un vero dibattito
pubblico e le restrizioni al diritto di critica e di protesta per esprimere
rivendicazioni sociali o esigenze politiche adombrano più di un sospetto sulla
regolarità di questa elezione", afferma Nicola Duckworth, responsabile
Amnesty per il paese.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Come
se non bastasse, diversi giornalisti e attivisti internazionali per i diritti
umani non sono riusciti ad ottenere il visto di ingresso per coprire la
chiusura della campagna e lo svolgimento delle operazioni di voto, mentre più
di una voce si è levata a denunciare la prassi della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">chkara</i>, i fondi neri versati da lobby e uomini d'affari che
avrebbero finanziato - con circa un milione di euro - la marcia di reinsediamento
alla Mouradia di Bouteflika. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Dissenso, cittadinanza
e futuro<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nonostante
le minacce, la stretta sorveglianza e gli arresti preventivi che avevano
colpito le frange dissidenti nei giorni scorsi, gli oppositori al quarto
mandato del Presidente - e, più in generale, all'intero sistema di potere - non
hanno rinunciato ad esibire il loro disappunto nei confronti dell'imminente
"mascherata elettorale".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ieri
pomeriggio gli attivisti del movimento Barakat hanno indetto un sit-in di
fronte alla sede dell'università, nel cuore della capitale. La protesta è stata
smorzata sul nascere - come sempre succede ad Algeri, dove persiste da oltre
vent'anni il divieto di manifestare - dall'intervento violento degli agenti,
che ha coinvolto anche alcuni giornalisti (algerini e stranieri) accorsi in
loco per documentare l'evento.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
giorno prima, le principali città della Cabilia - regione berberofona tradizionalmente
ostile al governo - avevano ospitato migliaia di dimostranti scesi in strada
per commemorare l'anniversario della "primavera berbera" (1980) e per
incitare al boicottaggio della consultazione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il tasso di affluenza
alle urne, in effetti, potrebbe rappresentare l'unica vera sfida di questa
tornata elettorale. Una bassa partecipazione al voto sancirebbe in modo
definitivo il distacco tra le elite (militari e politiche) al comando e la
popolazione, ma anche in questo senso gli oppositori temono un attento <i style="mso-bidi-font-style: normal;">maquillage</i> da parte degli influenti
servizi di sicurezza (Drs).<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Non
recarsi ai seggi significa tradire la memoria dei martiri della liberazione"
è la retorica sciorinata a tamburo battente, non a caso, da tutti i candidati.
"Voi l'avete già tradita da tempo!", ribattono a colpi di comunicati
i militanti di Barakat. "Votare significa esercitare a pieno il proprio
diritto di cittadinanza", insistono Bouteflika e compagni. "Per loro
siamo sudditi, si ricordano di governare dei cittadini solo in queste squallide
occasioni", contrattaccano i dissidenti, che hanno annunciato
l'interruzione delle mobilitazioni per questo 17 aprile, giornata di
"lutto nazionale".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Cosa succederà, invece,
a partire da domani?<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
attesa dei primi risultati, sono in molti a chiederselo. Barakat sembra avere
le idee chiare in proposito: "le dimostrazioni pacifiche continueranno, la
tornata elettorale è servita ad unire le forze del cambiamento e a condensare
malessere e frustrazioni che non spariranno di certo con la chiusura dei seggi",
dichiara a <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Osservatorioiraq.it</i> Amira
Bouraoui, portavoce del movimento.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
prospettiva di un rafforzamento della contestazione, piuttosto che di un suo
lento estinguersi a scrutinio avvenuto, si sta ritagliando sempre più spazio
tra i pensieri e le inquietudini delle autorità - che già promettono ritorsioni
contro i "sabotatori" - e di una parte della popolazione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"La rivolta è
presente negli animi e a tutte le latitudini - ricorda il giornalista Fella
Bouredji nell'articolo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cinq façons
d’étouffer la révolte algérienne</i> - anche se chi la manifesta in strada lo
fa in modo sparso e non coordinato, dando l'impressione di un disordine
minoritario".<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
potenziale esplosivo è enorme, come si era già percepito durante la
sollevazione "dell'olio e dello zucchero" nel gennaio 2011, a seguito
di un aumento del prezzo delle merci. Così, se al dissenso politico si sommano
le migliaia di proteste sociali, di scioperi registrati nel corso degli ultimi
anni, l'ipotesi di una nuova "primavera" in versione locale non è da
scartare del tutto, nonostante le ferite ancora aperte lasciate da un passato
di violenze troppo recente.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p><em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-11909603419618495572014-04-30T13:19:00.001+01:002016-10-19T14:15:08.595+01:00Algeri, "una strana mistura di anarchia, follia e fascino"<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
parole del romanziere Waciny Larej e del suo "Don Chisciotte ad
Algeri" ci guidano alla scoperta di una città imbevuta di storia, cultura
e incroci mediterranei. Una città, tuttavia, che sembra aver smarrito memoria e
amor proprio sotto i colpi di una classe politica corrotta e golosa, di una
modernizzazione miope e dell'inurbamento selvaggio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-ze4CLwKgNiM/U2DpmNM4m8I/AAAAAAAABPw/ap0K1QNpLtI/s1600/algeri+foto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="192" src="https://2.bp.blogspot.com/-ze4CLwKgNiM/U2DpmNM4m8I/AAAAAAAABPw/ap0K1QNpLtI/s1600/algeri+foto.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>(Foto Jacopo Granci)</em></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Algeri, magnifica città
senza senso, uccello libero. Meretrice amata. Peccato che uno scrittore,
innamorato della mia città, abbia detto queste parole prima di me. Avrei voluto
che fossero mie. […] </span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">- così Hsissen, voce narrante del
romanzo, comincia il suo lungo racconto.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tutto ebbe inizio un
bel mattino d'estate. Una dolce brezza marina carica dei profumi dei boschi
vicini percorreva le alture e le valli del Palazzo della Cultura. Ancora non si
era formata quella pesante massa di umidità che, a mezzogiorno, rende difficile
la respirazione e insopportabile la plumbea pesantezza della città, infiacchisce
i corpi e li fa apparire come spugne di Bab al-Wad, simili a facce rugose e
avvizzite di donne molto anziane.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In realtà Algeri non è
la città natale di Waciny Larej, cresciuto nella regione di Tlemcen, di marcato
retaggio andaluso, che ha lasciato tracce profonde nell'immaginario dello
scrittore. Ad Algeri ci è arrivato per lavoro, professore di letteratura
all'università, dopo svariate peripezie che lo hanno portato prima a Damasco e
poi in Francia.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"In
principio non avevo quella che si dice una passione viscerale nei confronti
della città. Non la conoscevo bene ma a poco a poco ho iniziato a scoprirla
veramente; ho iniziato a frequentare la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Casba</i>,
cercando di andare al di là del mito che la riveste e che, sinceramente, resta
molto lontano dalla quotidianità vissuta in questo angolo povero e remoto",
spiega Larej nel corso di una lunga <a href="http://osservatorioiraq.it/punti-di-vista/lalgeria-di-waciny-laredj-letteratura-identit%C3%A0-e" target="_blank">intervista</a>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Ho
iniziato ad approfondirne la storia, la presenza turca, quella dei giannizzeri,
cogliendo ciò che ci fu di buono e di negativo in quel lungo periodo. Mi sono
perso dietro alle storie dei grandi uomini che trascorsero lì parte della loro
vita, musicisti, artisti, come per esempio Delacroix, o grandi scrittori, come
nel caso di Cervantes, e altri ancora, come Guy de Maupassant".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Mi diressi verso la
Villa Medici. Volevo che il mio compagno la scoprisse e dimenticasse la
precedente delusione. Gli raccontai la storia della casa nascosta nella pineta.
Il primo proprietario di cui si ha memoria fu Muhammad Aga […]. Dopo
l'occupazione dell'Algeria divenne un ospedale per i soldati francesi. Nel 1846
fu data in affitto al giardino botanico, fino al 1905, quando entrò in possesso
del governatore generale francese. Venne restaurata e trasformata in Casa degli
artisti. Ci soggiornarono grandi pittori, Delacroix, Fromentin, Roche, Grosse,
Dinet e molti altri. Nei loro quadri si trova il riflesso del fascino delle
montagne e dell'azzurro del mare e del cielo di questa città. […] Oggi appare
in rovina, ma è ancora lì, sullo sfondo del mare azzurro con le sue pietre
bianche e tegole verdi.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"La storia di
Algeri - continua Larej - è assai bizzarra se la andiamo ad analizzare: da una
parte è una città definita da tutti arabo-berbera, ma in realtà fu governata
per lungo tempo dai turchi, e poteva capitare che lo stesso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rais</i> non fosse né arabo né berbero.
Spesso proveniva da contesti lontani, o era addirittura un 'rinnegato', come
nel caso del grande Khair Eddine o del suo successore Hassan Agha".<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Questi sono i
sotterranei dell'enorme piazza del Governo, dove si trova uno degli ingressi a
queste gallerie, accanto ai ruderi della fortezza marina munita di 36 cannoni,
costruita dopo la spedizione di Lord Exmouth nel 1816. Una parte importante
dell'arsenale ottomano era qui. Nel 1837 sono state aggiunte altre gallerie al
piano terra e al primo piano. Pilastri di nove tonnellate lunghi venti metri
sono stati piazzati per sorreggere la statua del duca d'Orléans. Per costruire
la piazza del Governo sono stati distrutti molti monumenti, compresa la storica
moschea al-Makaisiyya.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Studiare
Algeri, leggerla, scoprirla, viverla ogni giorno, è servito a riconciliarmi con
la città, ad amarla e a scrivere di lei, quasi a volerle restituire un passato
e una ricchezza che stava finendo in macerie, come gran parte della
nazione", rivela lo scrittore che ha concepito <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Don Chisiotte ad Algeri</i> - opera intrisa di elementi autobiografici
- nei primi anni novanta, poco prima di dover abbandonare il paese sotto la
minaccia terrorista.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Algeri è apparsa
a poco a poco ai miei occhi come l’esempio paradigmatico della città meticcia e
con questo libro ho tenuto a ribadire che l’Algeria tutta è stata da sempre un
luogo di incontro, di passaggio e di compenetrazione di culture, un contesto in
cui la diversità ha sempre costituito una forza ed un elemento costruttivo,
edificante".<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sono rimasto a lungo
appoggiato al muretto della terrazza che circonda tutto il porto vecchio. Ho
avuto l'impressione che la città non fosse tanto pericolosa quanto la si
descrive normalmente. Non ho notato nulla di insolito o che potesse destare
timore. Algeri, al pari di tutte le città mediterranee dà un'impressione di
familiarità, era come se ci fossi già stato. Ti invita a scoprire luoghi e
odori.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
Don Chisciotte protagonista del romanzo non è il celebre cavaliere errante, ma
un giornalista spagnolo, odierno discendente di Cervantes. Del personaggio
letterario creato dal suo avo ha ereditato il nome e la leggendaria
ostinazione. È deciso infatti a ricostruire la memoria del grande scrittore,
inseguendone le tracce lungo le rotte del Mediterraneo. Questa la ragione che
nei primi anni novanta lo guida - in quello che Larej definisce un
"viaggio iniziatico" - fino ad Algeri, dove Cervantes trascorse
cinque anni di prigionia, catturato dai corsari turchi al servizio del Dey
(mentre stava rientrando in Spagna dopo aver preso parte alla Battaglia di
Lepanto).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">[…] sognavo di andare
alla scoperta di una città, ma è stata la città stessa a venire da me, con i
suoi gerani, fiori di cassia e profumi, con i suoi costumi, le sue leggende e
un miscuglio di cattivi odori simili al fetore delle carogne.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ad
Algeri il Don Chisciotte 'moderno' incontra Hsissen, funzionario ministeriale
responsabile delle relazioni ispano-algerine. I due si mettono alla ricerca di
un passato che li avvicina, mentre sullo sfondo rimane una città inghiottita dal
soffocante binomio sviluppo/modernità: il fondamentalismo dilaga, le bande
criminali imperversano e un sistema politico corrotto e geloso dei propri
interessi dimostra la sua inefficienza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Far scoprire Algeri al
mio ospite sarebbe stata una riscoperta anche per me. Avevo dimenticato i
tratti essenziali della mia città</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">. Il pensiero di
Hsissen tradisce ancora una volta le intenzioni dell'autore il quale, prima
rintanato per mesi in un anonimo rifugio e poi partito in esilio "volontario"
a Parigi, ha bisogno di ripercorrere i luoghi cari e denunciare il degrado
urbanistico e morale che sembra risucchiare l'umanità e le bellezze di Algeri.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Don
Chisciotte de Almeria non sapeva molto di Algeri né della grotta di Cervantes
trasformata in un immondezzaio che come un cancro rosicchiava l'intera collina
che porta il nome del grande scrittore. Bisognava spiegargli le difficoltà che
avrebbe incontrato il suo progetto, ma facendo in modo da non indurlo a
rinunciare.</span></i></b><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">
[…]<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Raccontai a Don Chisciotte
del porto e gli mostrai il punto dove Cervantes sbarcò al suo arrivo ad Algeri.
Adesso, il porto vecchio, da quando i terroristi hanno ucciso alcuni marinai
sgozzandoli sulle loro brande con la complicità di un sottufficiale, fa parte
di una zona militare, chiusa al pubblico e sottoposta a stretta vigilanza. E'
rimasto accessibile solo un minuscolo tratto di mare e, più in là, il
porticciolo dei pescherecci.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ce n'erano alcuni
attraccati al piccolo molo che scaricavano il pesce appena pescato, prima di
tornare di nuovo in mare. « So di certo che questo è il luogo dove Cervantes
sbarcò perché è qui che attraccavano le navi del comandante Hasan. Questo è il
porto antico, l'unico posto ancora esistente della zona storica. Tutto il resto
è stato distrutto per far spazio ad un grande parcheggio […] quando il comune e
la provincia hanno dato inizio al programma di ammodernamento […] ». « Questo
modo di procedere non fa onore ad Algeri. La città acquisisce la propria
fisionomia durante un lungo cammino storico. Demolirla costituisce una perdita
irreparabile ».<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Pagina dopo pagina, Waciny
Larej si batte per difendere la memoria di una città che sente profondamente sua
nonostante la lunga lontananza forzata.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Attraversammo il
terrazzo che si affaccia sul mare e passammo per l'enorme edificio della sede
sindacale. Per raggiungere il popoloso quartiere di Belcourt bisognava
percorrere il giardino botanico. Fino a poco tempo addietro il giardino
ospitava migliaia di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo. Oggi è
spoglio e triste, le piante sono appassite, è invecchiato precocemente.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Lo attraversammo,
l'ambiente sembrava desolato, privo di vita, malato, umido, insensato, ma
stranamente, nonostante fosse in rovina e venisse continuamente devastato,
aveva un suo fascino. […] Don Chisciotte non fece commenti. Lasciammo il
giardino in silenzio e cominciammo a risalire le alture che portano alla
caverna di Cervantes. Superati i laboratori del centro Pasteur ci trovammo
davanti ai ruderi della fontana e del Caffè dei Platani.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Era un'antica abitudine
dei musulmani benestanti costruire fontane per i viandanti. Algeri ne era
piena. Le fontane, dall'architettura snella, spesso ornate con ceramiche
andaluse, avevano delle nicchie ricoperte di marmo, come piccoli bagni,
offrivano acqua e ristoro ai viandanti nelle ore più calde.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Lo stato di abbandono
in cui si trovavano ci rese più cupi. Sembravano due tombe in un deserto! La
piccola targa commemorativa veniva oscurata dal passaggio della teleferica che
porta al monumento ai caduti e che proiettava la sua ombra grigia sopra la
collina di al-Hama. </span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Larej si confessa
amante appassionato della città, che conosce nei più profondi recessi, nei
segreti presenti e in quelli celati tra le rughe. La esplora con lo stesso
stupore della prima volta e con lo stesso spasimo soffre per ogni nuova ferita,
ogni nuovo oltraggio che le viene inflitto.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
questo, come in altri suoi romanzi, lo scrittore racconta di Algeri l'altra
faccia della luna, quella taciuta e quella che intreccia la Storia, e in questo
suo narrare si fa cacciatore di silenzi, dà luce e voce all'inespresso,
all'invisibile, componendo un racconto plurale e polifonico.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">[il Peñon] è un
isolotto di fronte ad Algeri chiamato la roccia alta, peñon appunto, che Pedro
Navarro aveva occupato. Vi aveva costruito una fortezza; i cannoni minacciavano
Algeri e paralizzavano il porto costringendo le navi a restare in mare davanti
a Bab al-Wadi oppure ad attraccare in un punto insicuro.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una spina nel cuore dei
musulmani, dicevano i giannizzeri. Khayruddin Barbarossa, deciso a strappare
quella spina, intimò al comandante della fortezza Martin Vargas di lasciare
l'isolotto e al rifiuto di questi sferrò l'attacco. I cannoni di Vargas
colpirono Algeri distruggendo le case sulla collina e la moschea al-Bahriyya. I
cannoni del Barbarossa riuscirono invece a demolire gran parte delle mura e due
torri del Peñon. Il comandante spagnolo chiese aiuto a Carlo V che in quel
momento era più preoccupato della sua incoronazione in Italia che di Vargas. Una
flottiglia spagnola mandata in soccorso fu intercettata e distrutta dalla
marina ottomana. Dopo venti giorni di assedio Khayruddin sferrò l'attacco
finale. La fortezza spagnola fu rasa al suolo e Vargas impalato.</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Quando
penso ad Algeri, oltre all'amore e alla nostalgia, non posso far a meno di
confrontarmi con altri sentimenti. La rabbia, l'amarezza - ammette tuttavia
Waciny Larej -. Quando si ama qualcosa ci si rapporta ad essa in maniera
totale, intera, ed in questa interezza non c’è solo quello che ci piace, ma
anche quello che non ci piace. Proprio in virtù del nostro sentimento profondo
siamo capaci di riconoscerlo e di porci in maniera critica verso gli aspetti
negativi, che vorremmo cambiare e in cui non ci riconosciamo".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ripercorrendo i luoghi
dove Cervantes venne tenuto prigioniero, lo scrittore coglie l’occasione per
criticare duramente il processo di sviluppo urbano post-indipendenza.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">“E'
sempre più difficile distinguere l’Algeri di un tempo. La bella città che era, con
la sua parte coloniale e la città vecchia, una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Casba</i> vitale, piena di energia. Una volta partiti i francesi tutto
questo doveva essere conservato, dal momento che tale dualismo era comunque un
sistema rodato e permetteva di preservare un habitat consolidato. Ma le
decisioni prese dopo l’indipendenza sono state altre… Oggi la cittadella turca -
pur essendo riconosciuta patrimonio Unesco dell’umanità - è sull’orlo
dell’autodistruzione dovuta all’incuria. Un gran peccato”.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Guardai l'edificio
principale dell'università, era sempre bello. Un giorno aveva rischiato di
ospitare la sede della Direzione Generale della Sicurezza Nazionale, ma la
mobilitazione di studenti e docenti e degli "amici della vecchia
Algeri" sventò il pericolo. Gli eventi dell'ottobre 1988 misero comunque
fine a quel tentativo. Altrimenti sarebbe stato cancellato un altro tassello
della memoria storica della città. La mafia che spadroneggia nel paese è
insaziabile, ingurgita tutto. Sono trent'anni ormai che gli immobili di
proprietà dell'università subiscono un costante assedio, senza tregua.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La vecchia residenza
del rettore è stata fagocitata dall'ingordigia di un uomo di potere che l'ha
trasformata nella sua abitazione privata. La stessa sorte è toccata agli
edifici dell'università che si affacciano su via Didush Murad. La mensa, la
caffetteria, il circolo studentesco Abdurrahman Taleb, la biblioteca…sono stati
trasformati in pizzerie e agenzie di viaggio che organizzano pellegrinaggi.
L'ultima preda è stato il Lotus, il caffè principale dell'università, diventato
oggi un negozio che vende stoffe importate da Taiwan, dalla Siria, dalla Cina e
dai magazzini Tati. Un vero accozzame di stracci. […] Gli edifici della città
universitaria sono stati rosicchiati in questo modo, in silenzio, con molte
complicità, grazie all'incuria e alla dilagante mediocrità culturale.</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Non
sono un urbanista, ma un cittadino che ama le cose ben fatte, la bellezza.
Quello che si è prodotto negli ultimi quarant’anni, invece, è un autentico
disastro - prosegue lo scrittore -. C’è una nuova città che cinge il nucleo
urbano originario con enormi quartieri, sobborghi infiniti in cui non ci sono
teatri, cinema, caffetterie decorose, ma soltanto mercati alla buona,
improvvisati. Sono luoghi desolati dove la gente rientra la sera per dormire.
Città-dormitorio”.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Un ammasso
incontrollato di costruzioni che non risponde a nessuna delle caratteristiche
che rendono l’insieme di case e palazzi un vero centro urbano, secondo Larej.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">“La
nuova Algeri sta assomigliando sempre più ad una enorme bidonville. Per esempio,
percorrendo la strada che conduce a Blida o quella che dall’aeroporto si dirige
verso la parte orientale della baia, ci troviamo di fronte a baraccopoli
sterminate mascherate di cemento”.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Giungla
di cemento</span></i></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">
è proprio l’espressione usata dallo scrittore nelle pagine del suo Don
Chisciotte: selve di palazzi in cui si ha l’impressione di essere perduti,
senza punti di riferimento o appigli.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Manca
completamente il fascino della città, mancano i luoghi che la rendono viva.
Tutto quello che rimane ad Algeri, in questo senso, è la città coloniale, con i
suoi luoghi di incontro dove si possono condividere esperienze, emozioni ed
interessi. Invece in queste cité-bidonvilles il solo spazio comune che resta è
la moschea. Poi non deve sorprendere il dilagare di un fenomeno come quello
dell’islamismo, è quanto di più normale possa succedere in queste condizioni”.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nel
romanzo Larej si sofferma sulle ferite inflitte alla città, sul suo volto
oscuro messo in contrapposizione all’anima solare e colorata di cui Algeri non
è ancora riuscita a privarsi, nonostante l’inettitudine e la voracità della
classe politica, la corruzione e la diffusione dell’integralismo religioso.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Questa città è
emblematica e può rappresentare meglio di ogni altra il fondersi di luoghi e
culture. Ci sono troppe cose della sua storia che non sono ancora state dette,
o perlomeno affermate con forza, troppe cose ancora da scoprire e da far
riemergere dall’oblio”.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">[Algeri] Non sarebbe
così degradata se lo Stato fosse presente. Qui tutto è meraviglioso, i colori,
la gente, la vivacità, i bambini, le rose di sabbia, la storia che c'è dietro,
il suo sedimentarsi, un granello alla volta attraverso i secoli, nelle
burrasche. Persino il mare è straordinario, rende tutto più vivace, le persone,
la verdissima vegetazione e dona agli alberi secolari il profumo delle sue
onde, dei suoi colori riflessi.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma quanti degli antichi
alberi d'Algeri sono ancora in piedi? Dov'è il grande platano che copriva la
residenza del day della Casba e che la leggenda popolare vuole che già
esistesse al tempo del Barbarossa? E i melograni e il giardino di Lallahum? Non
ci sono più né il fico né nel vicolo del Salice, né la palma vicino al sepolcro
di sidi Abdulqadir che ombreggiava il pendio frequentato dai mercanti che dal
meridione venivano a vendere cammelli. E dove sono finiti gli ulivi di Hama e
quelli del quartiere delle Fonti e i salici e i pioppi che adornavano le fonti
del capitano Murad (Birmandreis)? E l'enorme palma di sidi Abdurrahman e i
cipressi che nella tradizione avevano l'età del santo? Non esiste più il noce
dell'antica moschea di sidi Ramadan che faceva ombra alla fontana delle
abluzioni dove migliaia di fedeli si purificavano prima di entrare a onorare il
santo.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Oggi tutto questo è
stato sostituito da alti edifici che hanno cancellato la memoria della città.
Una mentalità ottusa ha distrutto un crogiolo in cui sono confluiti tanti
colori e tante genti: moriscos, ebrei, rinnegati cristiani ed europei di ogni
tendenza, avventurieri, romantici innamorati, scienziati.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E' una società più
complessa di quanto sembra, in cui è possibile ciò che altrove sarebbe
impossibile e in cui non si può fare ciò che ovunque sarebbe ovvio e banale.
Algeri è fatta di luce sfuggente che crediamo di afferrare ma invece ci sfugge
dalle dita burlandosi di noi. All'improvviso un giorno ci siamo ritrovati di
fronte ad una città chiusa su se stessa, irriconoscibile, che a sua volta non
ci riconosceva, anzi odiava noi, la sua essenza e la sua storia.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">«
Le città non hanno colpa. Sono sempre un crocevia di colori e di bellezze. Sono
le persone che distruggono tutto con i loro rancori e la loro grettezza. Sono
capaci di trasformare i giardini in cimiteri ».</span></i></b><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> […]<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per l'ultima volta
guardai dalla finestra un mare che cambiava colore dal blu al nero. Guardai la
città adagiata in riva al mare. Sembrava una donna nuda, piacevolmente
arrendevole. Subito dopo si era annerita, sembrava cenere, era diventata un
ammasso di carne flaccida, di sporcizia, di inganno e silenzio.</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"></span><br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">*
In corsivo nel testo gli estratti dal libro di Waciny Larej Don Chisciotte ad
Algeri, Ed. Mesogea, Messina, 1999, traduzione dall'arabo di Wasim Dahmash.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p><em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-14548397191215516872014-04-03T18:37:00.001+01:002016-10-19T14:16:34.119+01:00Marocco. L'oro rosso non fa la felicità<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nel
sud del paese, incastonati sui fianchi del monte Sirwa, i contadini si dedicano
da tempo immemore alla coltivazione dello zafferano. Spezia pregiata, oggi ambita
sui mercati europei, difficilmente assicura - però - una vita decorosa a chi
continua a tramandare una tradizione ancestrale.</span></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-La-QMdcXRsU/Uz2bAaBFkFI/AAAAAAAABPY/IEYrxwMSkuk/s1600/20.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-La-QMdcXRsU/Uz2bAaBFkFI/AAAAAAAABPY/IEYrxwMSkuk/s1600/20.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>(Foto Jacopo Granci)</em></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
statale n. 10 è un serpente sinuoso che si lascia alle spalle le spiagge
affollate di Agadir per addentrarsi nella piana rurale del Souss. Oltrepassate
le serre e le distese di agrumeti che circondano Taroudant, un tempo capitale
spirituale della regione ed ora opaca cornice ai magnati dell'agrobusiness, la
lingua d'asfalto piega verso nord-est, quasi ad appoggiarsi sulle aspre pendici
dell'Alto Atlante che restringono progressivamente la vallata.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
dominare il paesaggio ormai brullo, tra posti di blocco della polizia e camion
stracarichi che sfrecciano ben oltre la velocità consentita, sono gli arbusti
nodosi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">argan</i> e i greggi di capre
ammassati ai lati della strada. Tronchi bassi, rami spinosi, che con il loro
cappello verde assomigliano a creature di una galassia lontana.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">argan</i> in effetti è un albero "magico" nella mitologia
berbera, presente nelle saghe popolari e venerato da alcuni culti preislamici per
la sua capacità di resistere alla siccità. La sua presenza continua ad essere
preziosa, oggi, grazie all'uso alimentare e cosmetico che viene fatto dei suoi
frutti, sempre più richiesto nei mercati europei.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Dopo
le dighe di Aoulouz e il guado su quel che resta del fiume Souss, fertile
emissario ridotto ad un letto arido e sassoso, lo scenario cambia. Il serpente
prende quota, si inerpica e abbandona la lunga pianura. L'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">argan</i>, affiancato da mandorli, eucalipti e sporadici fichi d'india,
accompagna il sentiero fino all'oasi pedemontana di Taliouine.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Poi
si ferma.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I resti dell'imponente <i style="mso-bidi-font-style: normal;">agadir</i> (silos) in pietra che sovrasta il
villaggio sembrano tracciare un confine immaginario e invalicabile. A Taliouine,
infatti, si cambia <i style="mso-bidi-font-style: normal;">terroir</i>. Qui inizia
il regno dello zafferano.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Spezia
pregiata, conosciuta fin dall'antichità in tutto il bacino del Mediterraneo e
in terra indo-persiana, lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">zaʻfrān</i>
(termine che nella lingua locale richiama la parola "giallo", come il
colore sprigionato dai carpelli del suo fiore) ha scelto questo luogo impervio
e di difficile accesso per prosperare e legarsi alle tradizioni di una
popolazione che da secoli lo coltiva e ne trae benefici. O almeno così
dovrebbe.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Qualcosa che stona<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
Marocco è uno dei maggiori produttori mondiali assieme all'Iran, l'India, la
Grecia e la Spagna. Si narra che proprio le truppe arabo-berbere, con la
conquista dell'Andalusia, abbiano esportato questa coltura sul suolo iberico.
Leggende posticce aggiungono che perfino alcune stanze dell'Alhambra sarebbero
state decorate con una tintura ricavata dai pistilli vermiglio originari del
sud del Marocco.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Epopee
a parte, con le sue 3 tonnellate annue il regno maghrebino rimane lontano dalla
performance iraniana - che da sola copre circa l'80% del mercato internazionale
- ma può fare affidamento sull'ottima qualità del prodotto, certificata da
istanze indipendenti (tra cui Slow Food Italia) che non esitano a compararlo al
tanto stimato zafferano del Kashmir.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'aumento della
produzione e una più accurata strategia di marketing, come il rilascio di
marchi registrati, sono tra le priorità dichiarate dal governo di Rabat per lo
sviluppo del settore, votato essenzialmente all'esportazione (98%). Anche
l'allestimento di un Festival in loco dedicato "all'oro rosso" rientra
tra gli impulsi statali alla visibilità del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">terroir</i>.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Siamo
ad inizio novembre e a Taliouine è il momento della raccolta degli stimmi. Dopo
il periodo estivo di stasi vegetativa, i bulbi hanno ormai ripreso l'attività e
per alcune settimane offrono i loro delicati fiori violetti, prima di rientrare
nel letargo invernale e poi passare alla fase riproduttiva, in primavera.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
anche il momento tanto atteso del Festival dello <i style="mso-bidi-font-style: normal;">zaʻfrān</i> e il paese è montato a festa tra bandiere nazionali, tendoni
espositivi, turisti curiosi e visite delle autorità. Ma nel corredo da parata
c'è qualcosa che stona. Dello zafferano, all'interno della fiera, quasi non c'è
traccia e ancor meno dei contadini che lo producono.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Perché?
Dove sono? "Più su, oltre Taliouine. Le coltivazioni iniziano sopra i mille
metri d'altitudine. Sui fianchi del monte Sirwa ci sono i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fellah</i> e le piantagioni", riferisce un funzionario comunale.
Dietro la vetrina luccicante si profila una realtà meno idilliaca.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Lo zafferano non basta<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
primi sprazzi di luce fendono il terreno rossastro mentre una brezza rigida,
dal sapore notturno, spazza l'altopiano. Tre ragazze - dorsi chini, corpi
piegati a compasso - si muovono con fare esperto tra i solchi, ancora umidi di
rugiada, dove spuntano i germogli color malva.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Bisogna
cogliere i boccioli all'alba, prima che si schiudano e che i raggi del sole
corrompano le proprietà degli stimmi" spiega Lahcen - il padre - mostrando
i fiori già raccolti nella sua sacca di juta. Per ottenere 1 kg di spezia pura,
considerando la mondatura e l'essiccamento dei pistilli, ne servono circa 230
mila. La metà del suo raccolto stagionale.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Un ettaro di terreno,
in condizioni di buona irrigazione, può arrivare ad offrire quasi 8 kg di
zafferano. Ma le dimensioni medie degli appezzamenti sono abbondantemente
inferiori. Spesso le terre sono di proprietà collettiva e vengono ripartite tra
le famiglie della comunità.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Lahcen
si ritiene abbastanza fortunato: ha una parcella di mezzo ettaro, una parte
riservata ai bulbi e l'altra coltivata a cereali. "In ogni caso lo
zafferano - da solo - non basta per sopravvivere. Qui i prezzi non sono come in
Europa.. Tutti cercano di portare avanti altre attività: sempre in ambito
agricolo, se la pioggia ci assiste, oppure piccoli allevamenti".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Già, a quale prezzo i
contadini marocchini vendono il loro "oro rosso"? "Dipende dai
periodi, generalmente tra i 15 e i 18 dirham al grammo [1,4 - 1,7 euro]"
risponde il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fellah</i>. Un decimo del
costo nel mercato italiano.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sono
le 6 e mezza e a Tassousfi, villaggio di qualche centinaia di anime cresciuto
attorno ad un antico <i style="mso-bidi-font-style: normal;">marabut</i>
(santuario), il bagliore del giorno comincia ad accendere i colori del
paesaggio. Un acquarello. Sotto l'azzurro del cielo, le vette aguzze e nere
dell'Alto Atlante intersecano i rilievi più dolci e giallastri dell'Anti
Atlante. Punto di incontro tra le due catene è il massiccio vulcanico del Sirwa,
la vera patria dello zafferano e dei suoi custodi, la tribù berbera dei
Souktana, di cui Lahcen rivendica con fierezza l'appartenenza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
sue figlie, intanto, hanno terminato la prima parte del lavoro e radunano i
fiori in attesa di estrarne gli stimmi. È arrivato il momento del the, insaporito
- come da tradizione - con la spezia locale. "Il vero <i style="mso-bidi-font-style: normal;">zaʻfrān</i> ha un retrogusto amaro - commenta il contadino con aria
disillusa - come la vita che si fa da queste parti. In molti hanno deciso di
partire. Anche mio figlio. Ora è in Belgio, ha un impiego fisso e di tanto in
tanto ci manda dei soldi".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Il governo fa
promesse..<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non
è un caso che la regione di Taliouine abbia conosciuto nei decenni scorsi un
esodo rurale massiccio, tra i più elevati del regno. Se il tasso di crescita
nazionale si è attestato attorno al 4%, stando almeno alle cifre diffuse
dall'Ocp (l'Istat locale), nel territorio di Souktana difficilmente ha sfiorato
l'1%. Un dato che trova conferma nell'indice di povertà, bloccato al 34%, ossia
il triplo della media del paese. Anche le infrastrutture di base, ad esempio
acqua potabile ed elettricità, sono arrivate solo di recente, spesso grazie a
progetti di cooperazione. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In alcuni dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">douar</i> più remoti della zona la
popolazione è ancora oggi composta quasi esclusivamente da donne, che rivestono
il ruolo di capofamiglia e rappresentano la principale forza-lavoro. La
raccolta dello zafferano non fa eccezione.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ad
Ait Issa, qualche chilometro dopo Tassousfi, i campi che circondano il
caseggiato sono presi a carico da una neo-nata associazione femminile. "Il
governo fa promesse ma non ci aiuta. A parte la fornitura gratuita dei bulbi
non abbiamo visto niente" assicura Malika, autoproclamatasi portavoce del
gruppo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Il
piano ministeriale per lo sviluppo della filiera prevede la presa a carico
dell'approvvigionamento idrico, ma qui hanno mandato dei privati per scavare il
pozzo che ora si rifanno sulle utenze" rincalza Hassan, il marito di
Malika. "L'acqua la paghiamo 30 dirham l'ora, perché abbiamo la terra
vicino alle pompe, altrimenti il prezzo è più alto e le prospettive di guadagno
si riducono".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Allineate una a fianco
all'altra, con i loro cestini e le mani basse a sfiorare il terreno, le donne
avanzano in sincronia intonando canti propiziatori. A circondarle, un manto
color ruggine punteggiato di gemme violacee.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nonostante
la fatica e le incertezze della situazione, il tempo del raccolto è vissuto
come un periodo lieto, una celebrazione collettiva che ancora riesce ad unire
le comunità e i villaggi arroccati sul monte Sirwa. I vestiti delle contadine
sono curati, i foulard rifiniti e in armonia con le tonalità dell'ambiente.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"In
passato il pigmento di</span><span style="font-family: "calibri";"> </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">zaʻfrān</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">
era sempre presente nel nostro quotidiano. Veniva utilizzato per decorare gli
abiti, ornava il volto e il corpo delle spose per proteggerle dai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">jnoun</i> [gli spiriti malvagi] e ci si
coloravano perfino i tappeti intrecciati a mano", racconta Malika. "Ora
non possiamo più permettercelo, le quotazioni sul mercato sono alte e la spezia
non può essere sprecata, anche se a noi viene pagata una miseria".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Arrivate
all'ultimo solco le donne interrompono la sinfonia, radunano i fiori e si
spostano vociando verso un appezzamento poco distante. "Andiamo a dare una
mano ai vicini" butta lì la contadina mentre si affretta per raggiungere
le altre. La solidarietà, almeno quella, non è ancora diventata un valore di
mercato.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Gli intermediari<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'ascesa
del Sirwa continua e, tornante dopo tornante, le perplessità faticano a trovare
una spiegazione. Lo zafferano di Taliouine se ne va quasi tutto all'estero,
dove il suo prezzo è almeno dieci se non venti volte maggiore di quello
percepito dai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fellah</i>. Chi approfitta di
questo rincaro?<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Gli
intermediari, i grossisti delle grandi città che inviano qui i loro emissari.
Si tratta di un'entità grigia di cui si fatica a tracciare i contorni",
risponde sicuro Haj Khemiss, ex funzionario riconvertito all'economia solidale.
"Il problema più grande è la carenza di canali di vendita ufficiali, che
possano assicurare un prezzo equo ai produttori. Alcune organizzazioni di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fair trade</i> si stanno interessando alla
nostra regione, ma le quantità che trattano sono irrisorie come pure i proventi
che arrivano dai circuiti del turismo sostenibile". <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E lo Stato in tutto
questo? "Si sta muovendo, senza particolare successo. Le certificazioni di
qualità sono costose e facilmente raggirabili finché il prodotto continua a
passare nelle mani dei mediatori".<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Anche
le cooperative, a cui sono destinati gli incentivi (bulbi, imballaggi..), hanno
poca presa sul mercato e i contadini che ne fanno parte - stando alle
testimonianze ricevute - sono comunque costretti ad affidare la gran parte del
raccolto all'economia informale, che specula sul loro isolamento. "Per
uscire da questo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">far west</i> ci vorrebbe
una politica di sostegno pubblico sul prezzo della materia grezza - commenta
Haj Khemiss - Solo pochi dirham al grammo, centesimi di euro, quassù farebbero
la differenza".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>L'emarginazione aumenta
l'impotenza<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
sole ha compiuto la sua volta e va ad infilarsi lentamente dietro al costone di
roccia su cui si intravedono terrazzamenti e piccole porte ben sistemate, quasi
a proteggere l'accesso all'intimità della montagna. Sono le grotte che danno riparo
ai pastori in transumanza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Immersi
nel silenzio, alcuni scoiattoli di Berberia - sopravvissuti al bracconaggio che
ne ha falcidiato la popolazione - sembrano rincorrere gli ultimi riflessi di
luce e con essi il tepore della giornata che se ne sta andando. Poco distante una
costruzione secolare, cesellata sulla pietra della parete, osserva prudente la
borgata spenta che sorge ai suoi piedi.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
prima vista si direbbe un castello, il rimando è fiabesco. In realtà si tratta
di un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ighrem</i>, un deposito fortificato
con cui gli abitanti del posto proteggevano i loro beni - bestiame e
vettovaglie - in caso di pericolo. Il villaggio sottostante, invece, si chiama
Ifri, parola che in berbero significa appunto "roccia". E la sua
quotidianità, per quanto autentica e sotto certi aspetti eroica, ha ben poco
della favola incantata.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A questa altitudine
infatti le porzioni di superficie coltivabile si riducono a minuscoli
fazzoletti, intervallati da qualche albero da frutto. I bambini, numerosi,
hanno interrotto la scuola e aiutano i genitori nei campi e nelle incombenze
domestiche. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sono
loro, ciabatte ai piedi e mani sporche di terra, a fare il quadro della
situazione. Ogni famiglia, alla fine della stagione, ricava dallo zafferano al
massimo 3 mila dirham (meno di 300 euro), a cui vanno sottratte le spese ordinarie:
irrigazione, trasporto e la decima per la moschea e l'imam.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Anche
qui le pompe per il pozzo ce le hanno portate i privati, mentre l'acqua
potabile non è ancora arrivata. Gli stimmi vengono raccolti tutti assieme e poi
venduti al <i style="mso-bidi-font-style: normal;">suk</i> settimanale di
Taliouine, a 12 dh il grammo. E' il prezzo più basso. Il riscontro,
inequivocabile: più cresce il livello di emarginazione, più aumenta l'impotenza
nella contrattazione. E la voglia di lasciar perdere, di tentare altre strade.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Eppure gli abitanti di
Ifri, come le altre diecimila anime che compongono i resti della tribù Souktana,
sono legati dal doppio filo della storia alla coltivazione del tubero e
all'utilizzo dei suoi pistilli. Amuleto contro il malocchio, ma anche infuso
dalle apprezzabili proprietà curative.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Un'anziana
donna racconta che lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">zaʻfrān</i> veniva
correntemente impiegato per lenire i dolori dell'influenza, del parto e dello
sviluppo della dentatura. "Era anche applicato sulle cicatrici dei
neo-circoncisi e poteva servire da antidoto a certi veleni animali. Ancora oggi
lascio da parte qualche fiore, per ogni evenienza. L'ospedale più vicino è a
più di cento chilometri e da queste parti i dispensari dei villaggi non
abbondano certo di medicine".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'oscurità ha ormai
avvolto completamente il paesello. Più a valle le luci della sera restano dei
puntini sbiaditi, lontani. Non ci sono musiche né danze a disturbare la quiete
di Ifri. Il festival, quassù, non è arrivato e la gente non ha nessuna
intenzione di scendere a Taliouine. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Servono
i soldi per lo spostamento, se considero tutta la famiglia è quasi una giornata
di lavoro", ammette sconsolato Ahmed, che precisa: "se penso poi alle
migliaia di dirham spese per organizzare l'evento, che porta al massimo qualche
decina di turisti, mi sale la rabbia. Il festival non è per noi, ma per tutti
quelli che continuano a sfruttare le nostre risorse". Non ha tutti i
torti, Ahmed. Dire che i contadini del Sirwa non traggono i benefici sperati
dell'oro rosso che da tempo immemore maneggiano con esperienza è uno stridente
eufemismo.</span><br />
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-uG1qVE2ERZo/Uz2bjrieQgI/AAAAAAAABPg/X3w_k58rCXg/s1600/31.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/-uG1qVE2ERZo/Uz2bjrieQgI/AAAAAAAABPg/X3w_k58rCXg/s1600/31.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>(Foto Jacopo Granci)</em></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p><em>Guarda la fotogallery completa dell'articolo su </em><a href="http://osservatorioiraq.it/"><em>Osservatorioiraq.it</em></a><em>!</em></o:p></span></div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-45844027321723860052014-04-03T18:25:00.000+01:002016-10-19T19:03:58.216+01:00Tamazgha! Se la "primavera" è berbera...<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
2011 passerà alla storia come l'anno delle "rivoluzioni arabe". Ma,
nel caso dei paesi del Nord Africa, l'espressione appare incompleta (oltre che
discutibile sul piano dei risultati ottenuti), poiché disconosce l'apporto della
componente berbera, negata e repressa nel processo di edificazione degli Stati maghrebini
post-coloniali.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-MhRDo4dUr5Y/Uz2ZBZQ4kqI/AAAAAAAABPM/eg6NEwSJJDA/s1600/26c195007944b894aae7335fae091351_M.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="232" src="https://3.bp.blogspot.com/-MhRDo4dUr5Y/Uz2ZBZQ4kqI/AAAAAAAABPM/eg6NEwSJJDA/s1600/26c195007944b894aae7335fae091351_M.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>(Marocco, Ait Benhaddou. Foto Jacopo Granci)</em></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">[<em>Galatea</em>] Negli
ultimi tre anni infatti le bandiere giallo-verde-blu, simbolo di una comunità variegata
- ma sempre più coesa e solidale - che si estende dalla costa atlantica
all'oasi egiziana di Siwa, hanno sventolato a Tripoli, Tunisi, Tizi Ouzou, nelle
principali città del Marocco come nelle aree dell'interno. Sintomo che, oltre
al contenuto sociale e politico delle sollevazioni, le "primavere"
sono servite anche a rilanciare la battaglia per la diversità culturale. A
fondere rivendicazioni rimaste fino a quel momento distanti, almeno in
apparenza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
questo il caso del regno marocchino, dove i militanti amazigh - termine
preferito a "berberi", ritenuto esogeno e a connotazione spregiativa
- hanno partecipato in massa alle manifestazioni indette dal Movimento 20
febbraio contro l'autoritarismo e la corruzione del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">makhzen</i> (struttura di potere piramidale con vertice nel sovrano). La
portata inedita e destabilizzante delle mobilitazioni, oltre alle minacce di
uno scenario regionale in fermento, hanno costretto Rabat a fare concessioni,
tra cui la modifica della costituzione che ora attribuisce al <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tamazight</i> - lingua berbera, parlata da
circa il 40% della popolazione e declinata in differenti varianti regionali -
lo status di idioma ufficiale al fianco dell'arabo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Il
riconoscimento costituzionale è un passo in avanti, ma non una vittoria", chiarisce
subito Mounir Kejji, militante della prima ora. "La sua attuazione, ossia
il bilinguismo nelle amministrazioni e la generalizzazione dell'insegnamento,
resta vincolata a provvedimenti legislativi che da tre anni attendono di essere
discussi in parlamento. Intanto all'anagrafe i nomi amazigh continuano ad
essere proibiti, i tribunali parlano una lingua sconosciuta in cui molti di noi
non possono difendersi e l'accoglienza ospedaliera, già carente di suo, è un
optional per arabofoni". Più che un traguardo - dunque - si tratta di una
sfida, che aspetta ancora riscontri concreti. Per questo, sebbene ignorate dai
riflettori internazionali, le proteste nel regno non si sono mai fermate,
neanche dopo l'adozione della nuova carta nel luglio 2011.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>"Mai più piangerò
in silenzio"<o:p></o:p></u></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Ci
siamo messi in marcia e non smetteremo di camminare", cantano per le
strade di Rabat e Casablanca i giovani - per lo più studenti universitari -
della <i>tawada</i>, la "marcia"
appunto. Un'iniziativa sconosciuta fino a poco tempo fa, con cui gli attivisti
berberi stanno cercando di mettere pressione affinché il loro riconoscimento
non resti lettera morta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Correggete
i libri di storia, noi non siamo arabi" un altro degli slogan intonato dai
dimostranti. Il riferimento è ai manuali scolastici, che iniziano la narrazione
del paese con l'arrivo delle popolazioni arabe dal Golfo, nel VII secolo d. C.,
e con la conversione degli autoctoni all'islam. Della civiltà nordafricana
antecedente all'era musulmana, essenzialmente berbero-giudaica, non vi è quasi
nessuna traccia, solo un rapido passaggio catalogato con il termine <i>jahiliyyah</i>, il "tempo dell'ignoranza".
Nessuna traccia nemmeno dell'accanita resistenza che le popolazioni berbere
dell'Alto Atlante, del Saghru e del Rif opposero all'avanzata coloniale
francese e spagnola, dopo che il sultano dell'epoca aveva già accettato il
Protettorato. Una pagina su cui le autorità hanno deciso di soprassedere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Al
liceo studiavamo testi dove i berberi erano descritti come selvaggi analfabeti,
usciti dalla preistoria solo grazie alla conquista araba e all'arrivo di Allah.
Non ci sono riferimenti ad eroi come Massinissa e Giugurta, che seppero tener
testa all'impero romano, o alla regina Kahina, che resistette alle prime
invasioni provenienti dalla penisola arabica" racconta Tarek, dottorando
in Lettere a Rabat. "Non basta ora un articolo nella costituzione, che
purtroppo conta ben poco nel nostro paese, per farci star zitti".<u><o:p></o:p></u></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Secondo
Tarek il governo a maggioranza islamista, storicamente ostile all'affermazione
della berberità, sta facendo di tutto per bloccare il processo di
ufficializzazione e rimettere in discussione le conquiste ottenute fino ad ora.
Vale a dire il timido ingresso del <i>tamazight</i>
nei programmi di istruzione e la scelta dei caratteri <i>tifinagh</i> per la standardizzazione grafica di una lingua trasmessa essenzialmente
in modo orale. "Vogliono costringerci a scrivere la nostra lingua con le
lettere arabe, ma il <i>tifinagh</i> non è
soltanto un alfabeto. I suoi caratteri, a lungo vietati, sono parte integrante
della nostra identità", puntualizza il professor Ahmed Assid, responsabile
dell'Observatoire amazigh des droits et des libertés, tra le organizzazioni più
combattive.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nel
1994, dopo aver esposto uno striscione in <i>tifinagh</i>
durante una manifestazione, il maestro elementare Ali Iken e altri membri di
una piccola associazione di provincia furono condannati al carcere per "attacco
ai fondamenti dello Stato". Il caso suscitò indignazione ben al di là dei
confini nazionali e le proteste vennero placate solo dopo un provvedimento di
amnistia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nello
stesso periodo il poeta e cantautore Moha Mallal scriveva <i>"Mai più piangerò in silenzio"</i> per affermare che la sua
lingua non era né morta né dimenticata, mentre un'altra figura di spicco<u> </u>dell'<i>intellighenzia</i> amazigh - Sdqi Azayku - completava
la sua seconda raccolta di poesie <i>"Le
cicatrici"</i>, restituendo in versi la profonda alienazione nel
ritrovarsi "straniero in patria". Lo stesso Azayku, all'inizio degli
anni '80, era finito in arresto per aver divulgato un articolo in cui sottolineava
le radici berbere e africane di <i>Tamazgha</i>,
la terra maghrebina.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Da
allora il fermento culturale - che ha accompagnato la nascita e il
consolidamento dei gruppi militanti - si è molto intensificato, riuscendo ad
erodere lo stereotipo della berberità come vuota tradizione folklorica, adatta
soltanto per turismo e musei. La poesia impegnata di Sdqi Azayku ha aperto
nuovi orizzonti letterari per gli autori berberofoni e in campo musicale, dopo alcune
esperienze d'avanguardia, è nata ormai una nuova generazione di artisti che fa
della canzone uno strumento di denuncia e sensibilizzazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Anche
Ali Iken, oggi sessantenne, scrive romanzi nella sua lingua materna e si dedica
alla raccolta e alla trascrizione del patrimonio orale (canti, poemi e miti)
perché venga fissato nella memoria collettiva. Ma i fantasmi della prigionia
non lo abbandonano. "All'epoca eravamo ancora pochi. Combattere il culto
dell'arabità era pericoloso e la repressione sempre in agguato. Ricordo i
viaggi in Algeria e le stagioni del contrabbando. Portavamo con noi libri,
audiocassette e manifesti per diffondere in Marocco l'esperienza dei cabili,
pionieri di cui cercavamo di seguire le orme. Adesso, anche qui, i militanti
sono numerosi e ostentano con fierezza la loro appartenenza. Ciò significa che
la nostra lotta, sotterranea e quasi clandestina, non è stata vana".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-eABJDnf6-oU/WAe0P_k78XI/AAAAAAAABVQ/K7fDXao3dO4o0f9NwGOYEQytdd1yd-vQwCLcB/s1600/bambini%2Bche%2Bmostrano%2Bun%2Blibro%2Bin%2Bcaratteri%2Btifinagh.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-eABJDnf6-oU/WAe0P_k78XI/AAAAAAAABVQ/K7fDXao3dO4o0f9NwGOYEQytdd1yd-vQwCLcB/s400/bambini%2Bche%2Bmostrano%2Bun%2Blibro%2Bin%2Bcaratteri%2Btifinagh.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><u>Marocco</u><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
<i>question berbère</i> è apparsa nel dibattito
politico marocchino solo negli ultimi vent'anni, mentre prima l'esistenza di
una diversità culturale era considerata tabù, bandita tanto dai principali
partiti di opposizione (nazionalisti e socialisti, legati al panarabismo di
Nasser) che dalla monarchia. Come gli altri paesi dell'area, al momento
dell'indipendenza Rabat ha forgiato la propria impronta sull'uniformità
arabo-musulmana. La dinamica è affine, che si tratti di Marocco, Algeria o
Libia: temendo che l'eterogeneità linguistica e di valori potesse dividere e
destabilizzare i nascenti apparati di potere, la leadership politica ha
provveduto alla sua emarginazione o ad una strumentale sottomissione (esempio:
la creazione del partito filo-monarchico Mouvement Populaire).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nel
caso marocchino sono stati due i fattori determinanti. Da un lato il movimento
nazionale, l'élite post-indipendenza, ha associato la questione berbera ad una pura
strategia di dominio coloniale, messa in atto dai francesi per facilitare il
controllo sul territorio (considerazione valida anche per il contesto algerino).
Emblematico - a questo proposito - l'esempio del leader socialista Mehdi Ben
Barka, che a fine anni '50 affermava: "Non esistono berberi. Quelli che
chiamate berberi sono arabi poveri e analfabeti". Dall'altra parte invece,
la presenza di una monarchia di "genealogia divina" (la dinastia
alawita ostenta ancora oggi la sua discendenza dal profeta Maometto) ha reso
inscindibile la gestione del potere politico dal ricorso alla religione, e di
conseguenza alla sua lingua di riferimento, l'arabo, ritenuta sacra poiché
strumento di espressione di Allah (caso simile a quello della Libia di
Gheddafi).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Disconosciuti,
relegati ai margini o strumentalizzati, l'esistenza dei berberi è rimasta
pertanto un'evidenza. Se non dal punto di vista etnico e in modo sempre più
sfumato sul piano dell'appartenenza territoriale - a seguito delle migrazioni
interne - la loro presenza è innegabile sul piano linguistico, culturale e su
quello delle pratiche del diritto consuetudinario (spesso in contrasto con
quello musulmano). Di conseguenza, anche l'attivismo amazigh possiede radici
solide e profonde, sebbene in Marocco sia rimasto ad uno stadio embrionale per
tutto il periodo degli "anni di piombo", riuscendo poi ad approfittare
delle aperture del regime inserendo la <i>question
berbère</i> nel piano di riforme annunciato dal nuovo sovrano Mohammed VI (salito
al trono nel 1999).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Già
prima della modifica costituzionale del 2011, infatti, la negoziazione tra le
autorità e le organizzazioni più rappresentative del movimento aveva portato
alla creazione di un Istituto per la cultura amazigh e all'avvio
dell'insegnamento della lingua. Dal 2003, tuttavia, solo il 2% delle scuole
elementari è stato in grado di offrire corsi agli alunni, un dato che - sommato
alle ridotte competenze dell'Istituto - sembrava poter affossare il dinamismo della
rivendicazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E'
in questa fase di stallo che l'arrivo della "primavera" ha saputo
offrire nuova linfa ed entusiasmo, mentre la congiunzione con le altre
componenti del "20 febbraio" sotto il vessillo del cambiamento
democratico ha fornito alla causa identitaria maggior peso politico. Tanto che
oggi il movimento amazigh sta vivendo un processo di ringiovanimento ed
espansione della sua base sociale: oltre alle storiche associazioni, la presa
di coscienza sembra riflettersi persino nelle popolazioni semianalfabete del
paese profondo, non più disposte a piegare la testa di fronte alla sopraffazione.
Un aspetto che fa dell'attivismo berbero un paesaggio multiforme di resistenza
al regime, capace di alternare l'attività di lobbying sulle istituzioni a vere
e proprie ondate di rivolta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-trBwYQHZnbg/WAe0xbWhTPI/AAAAAAAABVU/ELA9gCza1T4jhGVA1FkIskhQpgY5RKAvQCLcB/s1600/Tawada%2Ba%2BRabat%2B3%2B-%2Bdi%2Bfronte%2Bal%2BParlamento%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://3.bp.blogspot.com/-trBwYQHZnbg/WAe0xbWhTPI/AAAAAAAABVU/ELA9gCza1T4jhGVA1FkIskhQpgY5RKAvQCLcB/s400/Tawada%2Ba%2BRabat%2B3%2B-%2Bdi%2Bfronte%2Bal%2BParlamento%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><u>Algeria</u><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Differente
è la situazione in Algeria, epicentro delle prime rivendicazioni identitarie di
massa, ma soltanto sfiorata dalle sollevazioni di tre anni fa. Anche in questo
caso, sebbene costituisca un quarto del totale e abbia fornito elementi di
primo piano nella guerra di liberazione, la popolazione berbera ha subito una
dura politica di esclusione dopo la prima ribellione in Cabilia del 1963. La
valenza dello scontro, in quel caso, era più politica che identitaria: la rivalità
tra il Fronte di liberazione nazionale - futuro partito unico - e il Fronte delle
forze socialiste, poi messo al bando, ben ancorato nella regione. Ma tanto è
bastato a formalizzare la scomunica della componente berbera, liquidata come
una minaccia separatista all'unità del paese e un tradimento alla memoria dei
martiri dell'indipendenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Rispetto
al contesto marocchino, la diversità linguistica e culturale algerina è più localizzata,
forte di un'appartenenza territoriale definita (oltre alla Cabilia, l'Aurès e
le oasi mozabite e tuareg) e di un maggior radicamento comunitario. Anche per
questo la resistenza all'uniformità araba e alla chiusura del regime è stata
precoce. Se i primi volti noti della militanza amazigh - gli scrittori Mouloud
Mammeri e Kateb Yacine o i cantanti Idir e Ferhat Mehenni - venivano
perseguitati o costretti all'esilio, la "primavera berbera" del 1980 è
riuscita ad incrinare il muro eretto dal presidente Houari Boumedienne, dando
il via ad una più vasta espressione del dissenso che di lì a poco avrebbe
portato alle aperture del biennio '88-'89.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Le
contraddizioni in Algeria sono antiche e violente - afferma Salem Chaker, professore
all'Institut national des langues et cultures orientales (INALCO) e tra i
principali rappresentanti della diaspora intellettuale amazigh in Francia -. Il
paese è ancora traumatizzato dalla brutalità vissuta negli anni '90, mentre in
Cabilia la sollevazione del 1980 ha inaugurato un ciclo di rivolte represse nel
sangue. La popolazione è stanca, frustrata, ma resta un vulcano non ancora
spento". Una chiara percezione si era già avuta nel 2001, durante i mesi
del <i>printemps noir</i>: oltre cento morti
nella regione ribelle e più di un milione di abitanti in marcia, da Tizi Ouzu
ad Algeri, in segno di protesta. Anche qui per calmare le acque e frazionare la
contestazione, il governo si era visto costretto a fare alcune concessioni (<i>tamazight</i> lingua nazionale nella
costituzione e avvio dei programmi di insegnamento). Ma nei fatti il
riconoscimento linguistico è lacunoso e la situazione in Cabilia è ancora lontano
dal ritorno alla normalità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Oltre
all'esodo e allo stato di abbandono economico, in atto da decenni, la
popolazione locale denuncia l'opprimente dispiegamento delle forze di
sicurezza, giustificato - agli occhi delle autorità - dalla sopravvivenza di
sacche terroristiche sul territorio. Sebbene il movimento, prima declinato in
comitati e assemblee locali permanenti su modello delle vecchie <i>tajmaat</i> di villaggio, sembra ormai
essersi dissolto, il distacco dalla gestione del governo resta flagrante: gli
appuntamenti elettorali continuano ad essere boicottati e ad ogni
commemorazione (1980, 2001, omicidio del cantante Lounès Matoub) le reti di
attivisti sfidano il divieto di manifestare, e la conseguente repressione,
tingendo Tizi Ouzu del tricolore berbero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><u>Tunisia e Libia<o:p></o:p></u></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nella
fase attuale di post-primavera, le maggiori evoluzioni in termini di riconfigurazione
identitaria potrebbero invece provenire dai paesi in cui le sollevazioni
popolari hanno causato il crollo dei vecchi regimi. In Tunisia, dove la lingua amazigh
ha patito di più lo sradicamento rispetto agli altri contesti (appena 150 mila
berberofoni su una popolazione totale di 10 milioni), le nuove generazioni stanno
cercando di riappropriarsi di questa risorsa in nome della lotta per una
società plurale. "Prima della rivoluzione non potevamo esprimerci. La
nostra lingua era appena bisbigliata, perfino tra le mura domestiche",
racconta l'avvocato Ali al-Walhazi, fondatore della prima associazione amazigh
tunisina. Dalla caduta del dittatore Ben Ali, i festival e le organizzazioni
culturali attive in ogni angolo del paese si contano a decine, decise a
rivalutare una berberità a lungo associata ai concetti di arretratezza e
"volgare tradizionalismo". L'obiettivo è "la riscoperta di un
patrimonio millenario e il suo riconoscimento ufficiale come una delle fonti
dell'identità nazionale".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ben
più incandescente appare la situazione nella Libia del dopo Gheddafi, dove la minoranza
amazigh (circa il 10% della popolazione, prevalentemente distribuita tra Tripolitania
e Fezzan) si è subito autorganizzata - data anche la debolezza intrinseca delle
nuove autorità - inaugurando scuole, stazioni radio e webtv. La caduta di un
regime che si vantava di aver estirpato "l'eterodossia berbera" è
stata accolta con entusiasmo e speranza dagli abitanti di Zwara, dell'Adrar n
Infusen e delle oasi del sud, in fermento ben prima del 17 febbraio 2011 e poi attivi
nell'avanzata del fronte occidentale contro il dittatore. Prima della
sollevazione, la maggior parte dei non-arabi era oggetto delle politiche
discriminatorie del Colonnello: oltre all'apartheid linguistica (la percentuale
di berberofoni si è notevolmente ridotta negli ultimi 40 anni), la negazione
dei diritti di cittadinanza. "Siamo stati estromessi dagli incarichi
statali, privati dei documenti di identità necessari ad ottenere contratti di
lavoro, borse di studio, ricoveri in ospedale o prestiti bancari"
riferisce Fathi Ben Khalifa, oppositore a lungo in esilio, ora presidente del
Congrès mondial amazigh, ong che raggruppa le principali associazioni culturali
nordafricane e della diaspora.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nonostante
l'alto prezzo pagato sotto Gheddafi e durante i mesi del confronto armato, le
comunità berbere - tuareg in testa - si dichiarano oggi insoddisfatte
dell'operato del governo Zeidan, tanto che i loro rappresentanti si sono
dimessi dal Parlamento. Sebbene il ministro dell'educazione abbia optato per
l'insegnamento obbligatorio del <i>tamazight</i>
nelle regioni berberofone, la dichiarazione costituzionale e il sistema di
votazione scelto per la futura adozione del testo - a maggioranza semplice -
non offrono garanzie affinché la lingua amazigh assuma lo status di idioma
ufficiale. Senza contare che una parte della minoranza, non ancora
"regolarizzata", non ha potuto partecipare alle elezioni del 2012.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le
relazioni con Tripoli restano tese e le voci berbere, che non vogliono andare
in contro ad una nuova esclusione, rischiano di perdersi o di confondersi nel
mezzo di un quadro nazionale scosso da pulsioni autonomiste (Cirenaica),
focolai fondamentalisti e dalle violenze di milizie fuori controllo. "Gli
abitanti di Nalut stanno arrivando allo scontro con le bande al soldo delle
istituzioni locali, nel tentativo di recuperare i terreni espropriati durante
il passato regime; a Sabha e Murzuq le tribù tuareg sono confinate in quartieri-ghetto
e continuano ad essere trattate con sospetto e razzismo", confida Ben
Khalifa. "Alcuni, accusandoli di aver fatto parte dell'esercito della
Jamahiriyya, sostengono addirittura che dovrebbero essere espulsi dalla Libia.
La situazione potrebbe degenerare: i tuareg e le altre comunità della zona, anziché
essere una risorsa per stabilizzare una frontiera estremamente permeabile e
combattere l'afflusso di armi ed estremisti, potrebbero decidere di sganciarsi come
successo in Mali con la Repubblica dell'Azawad. L'esecutivo si sta comportando
in modo miope".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/--T7XIP8Ud8g/WAe1NUhJQRI/AAAAAAAABVc/g7MPkjcud1og_M21QANaOefxZ1XG31eTgCLcB/s1600/Legna%2B2%2Bld.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/--T7XIP8Ud8g/WAe1NUhJQRI/AAAAAAAABVc/g7MPkjcud1og_M21QANaOefxZ1XG31eTgCLcB/s400/Legna%2B2%2Bld.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><u>La terra e le sue
risorse<o:p></o:p></u></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le
primavere del 2011 - oltre ad aver liberato la parola in sistemi che hanno
fatto della paura uno strumento di controllo - hanno messo anche in risalto la
carica sociale e politica assunta dall'attivismo berbero, non più confinato
alla sola battaglia linguistica e culturale. Lo slogan unitario -
"dignità, libertà, giustizia" - con cui si sono riempite le piazze
maghrebine ne fornisce una lucida testimonianza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Di
questo aspetto si era già avuto sentore nell'ultimo decennio, ad esempio con la
pubblicazione del <i>Manifesto amazigh</i>
marocchino e della <i>Piattaforma d'El-Kseur</i>
durante la sollevazione cabila del 2001, in cui gli autori decisero di
presentarsi semplicemente come "movimento cittadino". Se le
rivendicazioni identitarie permangono, questi documenti esprimono al contempo un'aspirazione
universale e democratica attaccandosi a problematiche "trasversali",
quali la gestione dispotica del potere, la mancanza di investimenti e di
strategie di sviluppo, la cooptazione dei rappresentanti politici e il
disinteresse delle elite verso generazioni dimenticate.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Lottare
per la causa amazigh significa cantare nella mia lingua ma anche denunciare la
povertà e lo sradicamento della mia gente", afferma il poeta e musicista
Moha Mallal, cresciuto in un villaggio del Sud-est, tra le zone più colpite
dalla defezione governativa. "E' un'esigenza naturale per chi continua a
vivere sulla propria pelle l'assenza dello Stato. Non c'è desiderio di
separazione - come alcuni vorrebbero far credere, per calunniarci - semmai la
richiesta di un'inclusione che non è mai avvenuta".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Per
l'artista la mancanza di sviluppo sofferta dalla regione, che detiene uno dei
più alti tassi di disoccupazione nazionale, risponderebbe ad una precisa
volontà politica. "E' la punizione inflitta ad una popolazione ribelle,
che non ha mai accettato le imposizioni del <i>makhzen</i>
e che poi ha resistito con fierezza all'occupazione straniera. Ma i francesi,
almeno, qualcosa hanno fatto dopo la conquista. Le scuole e le strade che
abbiamo risalgono alla loro epoca. Poi più niente". Come Mallal la pensano
molti giovani del posto, riuniti in un movimento battezzato ironicamente <i>ait ghighouch</i>, "i datteri
marci". Le loro iniziative - sit-in, scioperi, blocco delle vie di
comunicazione - raccolgono un sostegno sempre più ampio: la prova, dopo
l'appello al boicottaggio delle ultime elezioni, l'affluenza in alcune
circoscrizioni della regione ha di poco superato lo 0%.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Se
l'associazionismo e l'attivismo nelle facoltà hanno fin qui rappresentato la
dimensione urbana e intellettuale del movimento amazigh, la <i>question berbère</i> in Marocco sta facendo
breccia nelle periferie rurali e montane del regno, oltrepassando i confini
linguistici e le rivalità tribali su cui per anni aveva fatto leva il regime.
In questi contesti è la solidarietà e la volontà di riscatto a guidare singoli
militanti o piccoli coordinamenti informali, che spesso riuniscono donne,
anziani e ragazzi. Le priorità: denunciare la <i>hogra</i> (sentimento di impotenza) e difendere le risorse del
territorio. Come a Imider (<i>Galatea</i> n.
4, 2013), dove gli abitanti stanno protestando da due anni contro una holding -
di proprietà del sovrano - che estrae argento dalle alture circostanti, prosciugando
le falde e inquinando i terreni. Oppure a Bouarfa dove il degrado dei servizi,
seguito alla chiusura delle miniere di rame e manganese, ha innescato una dura campagna
di disobbedienza civile guidata da berberisti e sindacati, che è riuscita ad
ottenere l'esenzione - per gli abitanti - dal pagamento delle bollette di luce
e acqua. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Quella
che sta andando in scena nelle aree interne del paese è una battaglia
silenziosa. La battaglia per l'accesso alla terra, confiscata alle collettività
locali durante il Protettorato e trasferita nelle mani delle nuove autorità al
momento dell'indipendenza. Che si tratti di zone di estrazione mineraria,
sorgenti, terreni fertili o lotti situati nelle vicinanze di centri abitati -
poi dichiarati edificabili -, il copione è più o meno lo stesso. Le terre
collettive, un tempo a disposizione della comunità e regolate dal diritto
consuetudinario, sono ora "tutelate" dalle delegazioni ministeriali,
che ne gestiscono la vendita o lo sfruttamento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Lo
schema non risparmia le foreste e i pascoli dell'Atlante, e ancor meno i suoi
preziosi boschi di cedro, attorno a cui si è concentrata una fitta rete di
ingiustizie. Secondo Aziz Akkaoui, impegnato nella difesa dei diritti umani, "siamo
di fronte ad una guerra a bassa intensità, combattuta a colpi di asce,
spoliazioni e commercio clandestino. Le vittime sono le conifere, minacciate di
sparizione dal taglio selvaggio, e la popolazione, che ancora oggi muore a
causa del freddo e della malnutrizione". La situazione nei dintorni di
Khenifra è a dir poco esplosiva: gli abitanti dei <i>douar</i> manifestano con sempre più frequenza davanti ai palazzi delle
istituzioni, tanto che nei mesi scorsi le autorità hanno deciso di ricorrere
all'intervento delle forze militari. Ad Anfgou invece, piccola borgata berbera
incastonata nelle pendici del Medio Atlante, gli ultimi inverni si sono portati
via decine di bambini, morti assiderati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Da
anni osserviamo sfilare camion carichi di tronchi e di carbone, diretti non si
sa dove. Se invece siamo noi a tagliare il legname, per costruire case decenti
o per riscaldarci, rischiamo di farci arrestare o sparare dalla forestale",
continua Akkaoui. Lo Stato, per legge, dovrebbe reinvestire il 75% dei ricavi
sul territorio. Ma gli abitanti affermano di non averne mai beneficiato. "Basta
guardare in giro, non c'è nulla - conferma l'attivista -. Qui si vive nella
miseria mentre la foresta e i suoi introiti si dissolvono senza lasciare
traccia. Dove vanno a finire i soldi della vendita dei cedri? Dove sono gli
organismi di controllo? Perché mancano le infrastrutture di base, a volte
perfino l'elettricità, se i nostri comuni sono ricchi?". Domande che
restano senza risposta. Affermazioni che spiegano l'ampiezza di un malessere che
sta trovando nel fermento identitario una nuova cassa di risonanza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><u>Democrazia amazigh?<o:p></o:p></u></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"Quella
amazigh non è solo una battaglia culturale ma anche politica - conferma il
professor Ahmed Assid -. Le nostre rivendicazioni mettono in discussione le
fondamenta stesse dello Stato marocchino, che ha fatto del binomio sacralità
della lingua araba - sacralità del potere la sua ragion d'essere". La
richiesta di una costituzione laica e di un'effettiva separazione dei poteri è
stata una delle basi che ha portato all'avvicinamento tra le organizzazioni
berbere e i dissidenti di sinistra durante le proteste del 2011. Seppur con
scarsi risultati, dal momento che la modifica costituzionale ha confermato il
sovrano come vertice politico e religioso del paese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">"La
berberità non si limita all'aspetto linguistico, è un sistema di valori",
continua Assid, portavoce autorevole del movimento. "Valori
intrinsecamente laici, se consideriamo che le tribù rimaste fuori dal controllo
del sultano fino alla conquista francese hanno sempre distinto le questioni
celesti dagli affari terrestri. In altre parole, l'imam e qualunque altro
rappresentante religioso non partecipavano alle assemblee di villaggio,
riservate ai delegati delle famiglie, ma rimanevano nelle moschee. Gli abitanti
richiedevano il loro intervento esclusivamente per ragioni spirituali".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
rivisitazione delle norme consuetudinarie - che hanno retto per secoli le
amministrazioni locali nelle regioni dell'Atlante, nel Rif o in Cabilia - è
diventata ormai un punto di riferimento ideologico per gli attivisti, che
associano la loro lotta a quella più generale verso il riconoscimento dei
diritti universali. "Libertà di coscienza, uguaglianza di genere,
abolizione della pena di morte sono concetti storicamente presenti nella nostra
cultura e per noi è naturale difenderli. L'<i>azerf</i>
amazigh, tra l'altro, ha sempre escluso punizioni corporali, al contrario della
legge coranica che era applicata nei territori del <i>makhzen</i>".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Non
sorprende, dunque, vedere oggi le popolazioni amazigh di Libia opporsi
tenacemente all'affermazione della <i>shari'a</i>
quale fonte della legislazione (secondo quanto previsto dalla dichiarazione
costituzionale del 2012). Tanto più che, "come i mozabiti in Algeria, la
maggioranza dei berberi libici sono ibaditi, una corrente minoritaria
eterodossa, distinta da sunniti e sciiti. Questa specificità spinge le comunità
su posizioni dichiaratamente laiche, unica garanzia ai loro occhi per il
rispetto del pluralismo religioso", ribadisce Salem Chaker.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E'
proprio ad un simile "bagaglio di esperienze ancestrali" - secondo lo
studioso cabilo e molte altre voci in seno all'internazionale amazigh - che i
paesi del Maghreb dovrebbero far appello per superare i fallimenti e le
politiche repressive sperimentati nei decenni passati. "Il modello
panarabista, dominante durante la fase post-indipendenza, è condannato da
tempo. La parentesi islamista, nonostante le recenti vittorie elettorali, non
sembra destinata ad un epilogo migliore, anche in mancanza di una risposta sul
piano socio-economico. L'alternativa berbera, invece, potrebbe essere la chiave
giusta per aprire la strada ad una 'democrazia maghrebina' fondata sul rispetto
dei diritti e della diversità".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Riuscirà
quest'alternativa ad approfittare dei mutamenti e dei contrasti in corso nella
regione nordafricana per recuperare lo spazio e la visibilità a lungo negata?
Di certo quella che è stata una "cultura confinata ai margini
dell'illegalità" - la definizione è dello scrittore algerino Mouloud
Mammeri - ha ormai acquisito spessore e consapevolezza e sembra aver intrapreso
un nuovo cammino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-767VkZw_9dE/WAeztIvu3ZI/AAAAAAAABVM/Zik3sqKX-M8SwP2LeHH3I_SH-Iq0psJEACLcB/s1600/bandiera%2Bberbera%2Blungo%2Buna%2Bstrada%2Bmontana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://3.bp.blogspot.com/-767VkZw_9dE/WAeztIvu3ZI/AAAAAAAABVM/Zik3sqKX-M8SwP2LeHH3I_SH-Iq0psJEACLcB/s400/bandiera%2Bberbera%2Blungo%2Buna%2Bstrada%2Bmontana.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><u><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Bandiera berbera<o:p></o:p></span></u></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
storia della bandiera berbera è ben più recente del popolo che rappresenta.
Risultato del consolidamento, su scala internazionale, della rivendicazione
identitaria nordafricana, è stata ufficialmente adottata dal primo Congrès
mondial amazigh riunito nel 1998 nelle isole Canarie. I suoi colori
rappresentano i differenti paesaggi in cui vivono le popolazioni berberofone:
il blu è il colore del Mediterraneo e dell'oceano Atlantico, il verde quello
dei boschi delle montagne e il giallo quello del deserto. La figura posta al
centro del vessillo è un "aza", la lettera zeta dell'alfabeto <i>tifinagh</i>, che nell'iconografia militante
simboleggia l'amazigh stesso, ossia "l'uomo libero", mentre il colore
rosso evoca il legame di appartenenza alla terra che unisce le diverse comunità
di Tamazgha.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-55266845703132407872014-04-03T18:11:00.001+01:002016-10-19T14:18:13.883+01:00Algeria: Bouteflika Barakat!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Centinaia
di persone si sono unite nel movimento Barakat ("basta") per dire no
al quarto mandato consecutivo del presidente in carica. Il punto con Mehdi
Bsikri, giornalista a <i style="mso-bidi-font-style: normal;">El Watan</i> e
membro del collettivo di protesta.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-OkuPvXUro-Y/Uz2V2rrWfWI/AAAAAAAABPA/EMYh_PyBFzQ/s1600/1982187_771162972908152_522121782_n%5B2%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="257" src="https://2.bp.blogspot.com/-OkuPvXUro-Y/Uz2V2rrWfWI/AAAAAAAABPA/EMYh_PyBFzQ/s1600/1982187_771162972908152_522121782_n%5B2%5D.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<em>(traduzione dell'articolo di Louise Michel D. per </em><a href="http://www.jolpress.com/algerie-mouvement-barakat-pr%C3%A9sidence-mobilisation-mandat-article-824823.html" target="_blank"><em>JOL Press</em></a><em>)</em><br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Cosa
ha significato per la società algerina la candidatura al quarto mandato di
Bouteflika?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non
ho la pretesa di essere un portavoce dell'intera società algerina, ma di certo
- almeno secondo i miei viaggi di città in città e le testimonianze raccolte -
la popolazione manifesta la sua esasperazione. Non ne vuole sapere di una
candidatura che significa la continuità di un sistema liberticida.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
maggioranza dei cittadini vuole uscire dalla sua condizione di sudditanza,
vuole prendere la parola per dire "stop" alla cattiva gestione del
paese, "no" alla corruzione endemica, "basta" allo sperpero
di fondi pubblici. Vuole un rafforzamento legale delle istituzioni e delle
amministrazioni, per garantire la sopravvivenza dello Stato. Il regime in atto
ha svuotato di senso e poteri le istituzioni per continuare a dirigere il paese
indisturbato, a danno del benessere degli algerini.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
che punto sono le mobilitazioni contro la rielezione di Bouteflika?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sono
in aumento e assumono forme differenti. Studenti, professori, medici,
disoccupati, funzionari.. ognuno si mobilita a suo modo, pur convergendo verso
il rifiuto del quarto mandato.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quali
sono le rivendicazioni del movimento Barakat?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
nostro movimento non ha un vero e proprio inquadramento, è un collettivo
militante di cittadini costituitosi in forma spontanea, indipendente dai
partiti politici (non sostengono nessun candidato alle presidenziali, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ndr</i>). Si tratta di un movimento pacifico
che esprime chiaramente il rifiuto della violenza, pur rivendicando un
cambiamento radicale del sistema, non limitato alla facciata. Il nostro slogan
è "no al sistema, no alla polizia politica, no al quarto mandato". <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Cosa
significa esattamente Barakat?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
significato della parola in arabo algerino è "basta", ma lo slogan ha
un significato storico per noi. Il popolo algerino gridava già "7 anni
barakat" una volta acquisita l'indipendenza, dopo i tragici fatti
dell'estate 1962 quando due clan dell'esercito - quello
"dell'interno" e quello che durante la guerra di liberazione
stazionava alle frontiere - entrarono in conflitto.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Da
chi è composto il movimento e quali azioni propone?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
movimento Barakat è composto da cittadini di profilo differente e insediati in
diverse regioni del paese. Ciò che li lega è l'amore per il paese e la
consapevolezza dei rischi per il futuro. Ci sono avvocati, giornalisti, medici,
impiegati, architetti, artisti, attori, disoccupati, donne e uomini. Per noi
non ci sono distinzioni né di sesso né di professione. Siamo tutti uguali,
tutti cittadini.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Barakat
si batte per uno Stato repubblicano e democratico, per un'economia sottratta
alla dipendenza dagli idrocarburi e destinata all'implosione. Il movimento si
scaglia contro le derive del sistema, sia in campo economico che dell'apparato
di sicurezza. Per noi è tempo di salvare l'Algeria; se il paese continuerà ad
essere governato in questo modo saremo indirizzati inevitabilmente verso il
baratro.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quanto
alle azioni proposte, per il momento Barakat ha organizzato alcuni sit-in di
fronte all'universale centrale di Algeri, nel cuore della capitale. Ne stiamo
preparando altri, assieme ad una sorta di manifesto esplicativo delle ragioni
del movimento.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non
si respira una sorta di fatalismo politico nel paese?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Al
contrario. Gli algerini sono molto coscienti e politicizzati. Nonostante tutto,
conservano la speranza di un cambiamento in profondità, un cambiamento pacifico
e sereno. Sanno bene che le parole degli esponenti del regime non sono altro
che subdola propaganda.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quali
sono oggi le priorità per l'Algeria?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tante,
forse troppe. Sui settori da riformare d'urgenza, molti analisti concordano: la
giustizia, l'amministrazione pubblica, la sanità, l'agricoltura, la politica
urbanistica, la distribuzione a tutti i cittadini di gas, acqua corrente ed
elettricità.. solo per fare un primo elenco. Esistono delle competenze integre
all'interno del paese, è ora di offrire loro una possibilità.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-24834467837736566132014-04-03T18:03:00.000+01:002016-10-19T14:18:30.770+01:00L'Algeria verso il quarto mandato Bouteflika<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Perché
tutto rimanga com'è bisogna che "niente" cambi. Non è una svista, ma
la riedizione dell'adagio gattopardesco in salsa algerina. Mentre il Presidente
in carica si avvia al trionfo elettorale, per le strade cresce il dissenso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-7sQeNa2wUKc/Uz2T8kBsbOI/AAAAAAAABO0/G7YoIT9e3iU/s1600/boutef.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="268" src="https://2.bp.blogspot.com/-7sQeNa2wUKc/Uz2T8kBsbOI/AAAAAAAABO0/G7YoIT9e3iU/s1600/boutef.png" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Fine
della suspense, o almeno così sembra. All'età di 77 anni, in carica dal 1999,
Abdelaziz Bouteflika (già ministro degli Esteri nel primo governo Ben Bella e
poi con Boumedienne, 1963-1979) ha presentato la sua ri-candidatura alla Presidenza
del paese, in vista delle elezioni che si terranno il prossimo 17 aprile.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Lo
ha annunciato il primo ministro Abdelmalek Sellal e lo ha confermato lo stesso
Bouteflika il 3 marzo scorso, adempiendo alle formalità burocratiche previste
dalla costituzione sotto i riflettori della televisione nazionale. La stessa
costituzione che era stata modificata nel 2008 per permettere al Presidente di
ovviare al limite di due mandati e di trionfare senza rivali nello scrutinio
dell'anno successivo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Eppure
le precarie condizioni di salute - complicate dall'ischemia della primavera
scorsa, che lo ha costretto per quasi tre mesi al ricovero in Francia - lasciavano
presagire ad un possibile ritiro del Presidente dalla scena pubblica, come del
resto la lunga riserva sulla candidatura sciolta soltanto a poche ore dal
limite fissato dalla corte costituzionale per il deposito dei dossier.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quella
del 3 marzo, fra l'altro, è stata la prima apparizione in pubblico di
Bouteflika da oltre un anno a questa parte, ma le parole pronunciate durante la
diretta video - di pochi secondi - sono sembrate a dir poco incomprensibili per
i telespettatori.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Pur
malato e indebolito, probabilmente non più in grado di adempiere alle sue
funzioni - e l'Algeria, ricordiamolo, ha un'organizzazione di governo
spiccatamente presidenziale - l'attuale Capo di Stato si presenta pertanto, per
la quarta volta consecutiva, come favorito all'imminente appuntamento con le
urne. Come è possibile?<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>La natura del regime<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Il
regime algerino può essere concepito come un cartello economico - spiega il
professor</span><span style="font-family: "calibri";"> </span><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Thomas Serres (Università di Saint-Etienne),
profondo conoscitore del paese - ossia un insieme di attori che controllano un
ampio settore (lo Stato) e si accordano per spartirne i benefici, che siano
materiali o simbolici". In altre parole, la rendita degli idrocarburi (98%
delle esportazioni) o i posti di rappresentanza nelle istituzioni, che fungono
da paravento democratico.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Questi
attori, continua l'accademico, appartengono ad orizzonti diversi (militari,
tecnocrati e personaggi politici) e non hanno bisogno di condividere in toto
gli orientamenti del governo, su cui si consumano spesso divergenze, scontri
individuali o legati a cerchie di potere (comunemente definite "clan"
dalla stessa opinione pubblica algerina).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"La sola che conta,
alla fine, è il mantenimento dello statu quo e la continuazione dell'accesso ai
benefici che i rispettivi ruoli comportano".<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Uno
statu quo ristabilito a caro prezzo per la popolazione - dopo la 'deriva
democratica' che aveva portato il Fis alla vittoria delle elezioni (1990, 1991)
e il colpo di mano militare che ha sprofondato il paese nella spirale di
violenze del 'decennio nero' - proprio grazie al consenso raggiunto nelle alte
sfere attorno alla figura di Bouteflika.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
conferma della natura opaca di un regime - di cui "è difficile definire i
contorni" - arriva dalla ricercatrice franco-algerina Karima Direche
(direttrice dell'Institut de recherche sur le Maghreb contemporain - Irmc - di
Tunisi).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"E'
arduo azzardarsi in un'interpretazione delle dinamiche di potere, ma di certo
il capo dello Stato non è il solo a prendere le decisioni. Fa parte di una più
vasta oligarchia che comprende i vertici militari, protagonisti indiscussi
della politica algerina fin dal colpo di stato del 1965 - spiega l'accademica -.
L'esercito costituisce la spina dorsale del regime e mantiene un ruolo centrale
nella cooptazione delle elite e dei partiti incaricati dell'amministrazione di
governo".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ed è proprio
all'interno degli apparati militari che sembra consumarsi, in questi ultimi
mesi, un acceso confronto tra i vertici dello Stato maggiore e la Drs - gli
influenti servizi segreti guidati dal generale "Toufik" Mediene - in
cui l'entourage presidenziale rivestirebbe una mera funzione di contorno e
bilanciamento.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
in questa ottica che - secondo gli analisti di Algeria Watch - deve essere
letto il duro attacco sferrato dal segretario del Fln Amar Saadani (primo
partito in Parlamento e formazione di riferimento di Bouteflika, di cui è
presidente onorario) contro Toufik, ad inizio febbraio scorso. Saadani ha
pubblicamente dichiarato che i servizi "oltrepassano le loro
prerogative" interferendo nel lavoro della giustizia, dei media e dei rappresentanti
politici. Un affondo che si aggiunge al siluramento di alcuni importanti
generali vicino al capo dell'intelligence.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'obiettivo
primario della contesa è il riequilibrio delle influenze sui centri di potere
decisionale (e sulla conseguente spartizione della rendita economica), a lungo nettamente
proteso a favore della Drs rispetto ad uno Stato maggiore a competenze ridotte.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una situazione che va
avanti dalla metà degli anni novanta, ossia dal momento in cui i servizi sono
intervenuti in prima linea per condurre la "guerra sporca contro il
terrorismo". La loro egemonia, tuttavia, sembra essersi incrinata dopo lo
choc subito con il sequestro-massacro di In Amenas - operazione interamente
gestita dalla Drs - nel gennaio 2013.</span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
secondo motivo della disputa, legato al primo ma più a corto termine, è la
necessità - per i diversi clan che si muovono dietro le quinte - di trovare un
nuovo compromesso duraturo, data la consistenza delle prerogative
costituzionali attribuite al capo dello Stato, in vista del post-Bouteflika. Le
elezioni del prossimo aprile sembravano poter fornire l'occasione adatta,
complice anche la malattia del Presidente, per investire una nuova figura in
grado di raccogliere il consenso delle varie parti che compongono il
"potere reale".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>La "tregua"<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
ricandidatura presentata in extremis da Abdelaziz Bouteflika è però il segnale,
secondo gli osservatori, che l'accordo sul "successore" non è stato
raggiunto. Così, in mancanza di un nuovo consenso, si è preferito conservare il
vecchio pur di evitare profonde lacerazioni interne, che alla vigilia di
un'elezione presidenziale avrebbero portato conseguenze nefaste per la
stabilità del sistema.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il quarto mandato
rappresenta dunque una "tregua" - per usare un'espressione del
politologo Mohammed Hachemaoui (Iremam) - nel confronto tra Drs e Stato
maggiore, una soluzione tampone per difetto di alternative.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Del
resto la lunga parentesi Bouteflika (15 anni), fatta eccezione per qualche
marcata inimicizia o l'eccessiva golosità di alcuni suoi accoliti (ad esempio i
ministri dell'Energia e della Giustizia, coinvolti in uno scandalo di
corruzione assieme all'italiana Saipem-Eni), è riuscita a farsi apprezzare come
co-gestionaria del potere tanto in patria che all'estero.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
Presidente è comunemente riconosciuto come l'uomo della pacificazione, che ha
traghettato l'Algeria fuori dalla scia di sangue della "guerra
civile". Ha aperto i mercati petroliferi agli investimenti stranieri, pur
conservando il controllo degli sfruttamenti (legge del 51%), ed ha moltiplicato
le interazioni con le cancellerie occidentali, che hanno tutto l'interesse nel preservare
un clima di stabilità all'interno del paese.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I giochi, quindi,
sembrano chiusi in partenza.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
riconduzione di Bouteflika alla testa del governo, nonostante il logoramento
fisico e le sue assenze prolungate e ripetute dalla scena pubblica, è ormai
considerata la miglior garanzia per cautelare lo statu quo. Allo stesso tempo,
questa scelta dimostra che il sistema algerino può funzionare bene anche senza
la presenza di un capo di Stato al pieno delle sue capacità. Come dire che una
controfigura rodata - e spalleggiata da personaggi ambiziosi, quali Said
Bouteflika, fratello e segretario del Presidente - è più che sufficiente.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Inoltre gli altri
candidati all'appuntamento elettorale non appaiono in grado di reggere il
confronto con le urne.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
vari Moussa Touati, Louisa Hannoune o Ali Fawzi Rebaine, alla testa di piccoli
partiti dell'opposizione parlamentare, sono destinati a rivestire il semplice ruolo
di figuranti - già devotamente assunto in passato - per dare legittimità alla
competizione. Ali Benfils invece, tra i rivali di certo il più esperto degli
ingranaggi del potere (ex primo ministro di Bouteflika ed ex segretario del
Fln), è pur sempre visto come un uomo di apparato e non possiede le carte per
catalizzare un eventuale voto di protesta. Quanto al volto nuovo Yasmina
Khadra, il romanziere si è ritirato dalla corsa non essendo riuscito a presentare
le 60 mila firme di appoggio richieste dal codice elettorale.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tutto questo senza fare
i conti con l'intrusione dei servizi nella consultazione.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Se
infatti il giornalista Hacen Ouali ricorda che "la natura autoritaria del
regime algerino fa sì che le elezioni siano il risultato di un accomodamento
deciso in anticipo e avallato da uno scrutinio pilotato", Mohammed
Hachemaoui è ancora più preciso nella sua lettura: "il posizionamento a
favore del quarto mandato di due potenti apparati notoriamente manovrati dalla
Drs - l'Ugta (centrale sindacale) e il Rnd (secondo partito di maggioranza, dal
1997 nell'esecutivo) - significa che la partita è chiusa con il beneplacito dei
servizi, a dispetto di chi continua a credere alla guerra di clan tra il
generale Toufik e Bouteflika".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>La contestazione<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Diverso
è il clima che si respira per le strade, dove la candidatura del Presidente
malato è vissuta come un insulto da larghe frange della popolazione. Pur
consapevoli della chiusura del panorama politico - dove le opposizioni
democratiche e i movimenti dissidenti sono stati via via neutralizzati, quando
non fagocitati dal sistema - gli algerini si sentono oltraggiati dalla sola idea
di dover votare qualcuno che non ha i mezzi per dirigere il paese.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Proteste spontanee,
sotto lo slogan <i style="mso-bidi-font-style: normal;">barakat</i>
("basta"), sono andate in scena in numerose città del paese - capitale
compresa - sebbene la polizia si sia dimostrata efficace nel placare le
manifestazioni, procedendo con fermi e arresti sommari (non solo dei
dimostranti, ma anche dei giornalisti che tentano di coprire gli eventi).<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Su
internet intanto si scatena la frustrazione e l'amaro sarcasmo degli utenti che
si oppongono al quarto mandato, mentre alcune formazioni politiche unite a
personalità di spicco della società civile hanno formato un "coordinamento
nazionale per il boicottaggio" che annuncia nuove mobilitazioni per i
giorni a venire.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Di
fronte al palesarsi del dissenso c'è già chi richiama lo scenario delle
storiche contestazioni del 1988, le quali - nonostante la dura repressione
subita - portarono alle prime aperture democratiche e alla fine del partito
unico (Fln). I rappresentanti del governo, invece, demonizzano il movimento
nascente come un "tentativo di destabilizzazione manipolato
dall'esterno". <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Proprio
la paura del caos, del ritorno all'insicurezza e il pesante trauma ereditato
dalla guerra civile avevano consentito alle autorità di arginare le rivolte di
inizio 2011, grazie anche ad una tempestiva redistribuzione della rendita
petrolifera (aumenti salariali, prestiti a fondo perduto per i giovani, aumento
del budget destinato agli enti locali..).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Fino a dove, in questa
fase, saranno disposti ad arrivare gli algerini? I timori degli uni e gli
interessi degli altri torneranno a prevalere, frenando la spinta verso il
cambiamento, o si giungerà al punto di non ritorno?<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Difficile
prevederlo. Tuttavia, se le mobilitazioni dovessero continuare e crescere in
intensità non sarebbe solo il quarto mandato Bouteflika ad essere messo in
discussione, ma l'intero apparato di potere, dimostratosi ancora una volta
troppo distante dai bisogni e dalle aspirazioni dei cittadini.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per
la popolazione in strada significherebbe oltrepassare l'abituale rivendicazione
socio-economica - tollerata poiché comunque fondata sul riconoscimento e la
perpetuazione delle strutture esistenti - e alzare il livello dello scontro. Con
la consapevolezza di doversi confrontare alla reazione di un regime
estremamente vorace e geloso di preservare le sue prerogative. A qualunque
costo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
storia recente - colpo di Stato del 1992, omicidio Boudiaf, fallimento degli
accordi di Sant'Egidio, oltre 200 mila morti durante gli anni '90 e quasi 20 mila
persone tuttora "scomparse" - è lì a ricordarlo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-24920646214456481302014-04-03T17:55:00.000+01:002016-10-19T14:16:58.660+01:00Mahragan! L'Egitto dell'electro chaabi<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nelle
caotiche periferie del Cairo i ragazzi ballano al ritmo di una nuova musica che
mescola sonorità popolari, beat elettronici e performance hip hop.<o:p></o:p></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-ovx2PbGEsLY/Uz2SDigIsII/AAAAAAAABOo/GpzP556bNW4/s1600/electro-chaabi-web1000%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-ovx2PbGEsLY/Uz2SDigIsII/AAAAAAAABOo/GpzP556bNW4/s1600/electro-chaabi-web1000%5B1%5D.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mahragan</i> ("festival" in
arabo), un genere cresciuto negli slum della capitale all'ombra della
"rivoluzione", facendosene portavoce lontano dai riflettori di piazza
Tahrir. "Nessuno ci dava la parola, la possibilità di esprimerci, di
testimoniare la nostra esistenza. Così ce la siamo presa da soli", confessa
Weza, uno dei giovani Mc della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">nouvelle
vague</i> egiziana.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
testi delle canzoni - spaccati di vita quotidiana, povertà, droga, sogni e
rivendicazioni - riflettono la situazione politica e sociale e le
contraddizioni dell'Egitto contemporaneo, oltre alle aspirazioni di una
generazione che vuole disfarsi di divieti e tabù.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le loro creazioni si
inseriscono nel solco della musica popolare, liberata però dai rigidi canoni
stilistici e profondamente contaminata da strumenti e sonorità ormai universali
come l'elettronica e il rap.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Quarant'anni
dopo la nascita dell'hip hop negli Stati Uniti, i giovani egiziani lo rinnovano
e lo arricchiscono" afferma la giornalista Hind Meddeb, autrice del
documentario <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Electro Chaabi</i> (guarda
il <a href="http://vimeo.com/63335203" target="_blank">trailer</a>), altro termine utilizzato per identificare il genere <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mahragan</i>. "Come i neri dei
quartieri-ghetto americani, anche loro forgiano una musica politica e di
protesta che insorge contro le discriminazioni e l'ingiustizia sociale".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nel
2011 Hind Meddeb, già all'attivo i reportage sul panorama musicale tunisino e
sulla musica di guerra in Libano, si è recata al Cairo in cerca di una canzone
impegnata in grado di testimoniare i cambiamenti e le rivolte in atto.
"Tutto quello che ho trovato all'inizio era troppo ricalcato sulla musica
rock degli anni '90… - racconta la giornalista - volevo rinunciare quando il
regista Ibrahim el Batout mi ha parlato di « un fenomeno bizzarro che stava
prendendo piede nelle periferie »".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Electro
chaabi</span></i></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">
porta lo spettatore nella povertà dei sobborghi, tra i palazzi-formicai con i
mattoni e il cemento a vista, le strade strette e fangose, le selve di antenne
paraboliche e le macchine scassate d'altri tempi che intasano i quartieri
popolari di Salam City, Imbaba, Sayda Zainab. O di Mataryia, la capitale indiscussa
del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mahragan</i>.</span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Qui
sono cresciuti artisti come dj Figo, Mc Sadat, Oka e Ortega, Islam Chipsy e
tanti altri protagonisti di questa "rivoluzione sonora" che, partendo
dalle rare occasioni di festa condivise nelle realtà marginalizzate, ha finito
per conquistare il resto della città e poi il paese.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
proprio durante le celebrazioni collettive, in particolare i matrimoni, uno dei
rari spazi di libertà tollerati dalla società egiziana più tradizionalista, che
questa musica ha trovato il suo terreno d'elezione e il modo di farsi conoscere.
"Il matrimonio è un rito di passaggio per i giovani del quartiere, un
luogo con i suoi codici e uno spazio di libertà in cui gli adepti dell'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">electro</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">chaabi</i> sono riusciti ad imporsi, non senza fatica - spiega la
Meddeb -. Oggi, quando prendono le redini della festa, riescono a far danzare
tutti i presenti al ritmo delle loro basi. Del resto nelle baraccopoli non ci
sono locali né sale concerto per alleggerire un malessere sociale difficile da
estirpare".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le immagini del documentario
mostrano atmosfere psichedeliche e fumose, festose e caotiche, dove fiumi di
persone si riversano nelle strade colorate, sotto tendoni illuminati, ripetendo
le parole cantate dai vocalist e saltando al tempo dei campionamenti. Niente
più <i style="mso-bidi-font-style: normal;">'ud</i> o <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ney</i> in questi matrimoni "moderni", al loro posto mixer,
amplificatore e sintetizzatore.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma
i quartieri degradati - con le loro problematiche e il sentimento di abbandono
che li pervade -continuano ad essere, allo stesso tempo, anche vivai per
eccellenza dell'islamismo. Il quale, per competere con cerimonie considerate
"empie", ha lanciato un proprio stile di celebrazione, i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fatah dini</i> in opposizione ai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fatah shaabi</i>. "Due visioni del
mondo e di vita si trovano in concorrenza nello stesso spazio - prosegue la
giornalista - musicisti e predicatori sono entrambe figure tutelari del
quartiere: la parola dei primi è liberatrice mentre quella dei religiosi indica
la norma da seguire. Tuttavia, di fronte alla popolarità degli artisti <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mahragan</i>, i predicatori sembrano ancora
impotenti".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Questi
artisti sono prima di tutto ragazzi, autodidatti nel loro mestiere, che cercano
di affermare la loro esistenza e di esprimere il loro vissuto, dubbi e
frustrazioni. Le strofe delle canzoni sono spesso la traduzione in chiave
umoristica di disavventure sentimentali, della galera quotidiana fatta di
piccoli traffici, espedienti, sfruttamento e corruzione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Le parole sono
fondamentali nella nostra creazione. Prima della rivoluzione non era possibile
descrivere impunemente certe situazioni. Avevamo paura della polizia, delle
ritorsioni, ora abbiamo imparato a dire no", confessa Mc Sadat.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
film apre una finestra sulla loro intimità, le nottate passate al computer - con
materiali di seconda mano - a scaricare programmi di composizione o a mettere
in rete video e tracce musicali. Pomeriggi trascorsi con un quaderno in tasca
dove annotare pensieri e avvenimenti. Momenti di riflessione in camerette
scarne o sui tetti dei palazzi in costruzione, rubati al frastuono e al viavai
incessante che li circonda. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Si
tratta di una generazione aperta e avida di comunicare malgrado gli scarsi
mezzi a disposizione, ricorda la regista Meddeb: "l'arrivo di internet ha
contribuito a cambiare la mentalità. Questi ragazzi non possono viaggiare per
ragioni economiche e di controllo delle frontiere, ma sono ugualmente connessi
con il resto del mondo. Cercano in rete le sonorità da reinventare e la
visibilità negata da una geografia sociale implacabile e selettiva".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
canzoni infatti spopolano sui social network, aprendo la strada ad un
riconoscimento più ampio.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quando la Meddeb ha
cominciato a filmare, alcuni dei club musicali più in vista del Cairo le hanno
riso in faccia sentendola parlare di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mahragan</i>.
Ma a metà delle riprese la tendenza si è invertita, il genere è letteralmente esploso
e i suoi interpreti hanno fatto le prime apparizioni nei canali e nei programmi
nazionali. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
passo è notevole, dai suburbi dimenticati alle ambite sponde del Nilo. Dalle
autoradio dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tuk-tuk</i> - microtaxi
simili alle vecchie apercar - alle luci scintillanti delle discoteche. Le note
dell'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">electro</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">chaabi</i> risuonano ormai ben al di là dei ghetti dove hanno visto la
luce. Per alcuni si è trattato di una consacrazione: Oka e Ortega, ad esempio,
hanno ottenuto un contratto con la casa discografica Mazzika. Altri
preferiscono rimanere fedeli alla "famiglia" che li ha visti nascere,
cercando di approfittare del momento per investire idee ed energia in un
ambiente "che continua ad essere ignorato, quando non maltrattato dal
governo" (afferma Mc Sadat).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nonostante la carica
innovativa e il successo ottenuto, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mahragan</i>
appare però impotente di fronte ad un altro tabù caratteristico - dopo
l'invisibilità - dei contesti tradizionali: la segregazione di genere. <o:p></o:p></span></b></div>
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"In generale le ragazze sono escluse dalle
performance, nemmeno durante i matrimoni maschi e femmine hanno il diritto di
fare festa assieme", riferisce la giornalista. "Tuttavia qualcosa si
sta muovendo. Nel documentario mi sono limitata a riportare le risposte più
frequenti date dagli artisti a questo proposito - « non si fa, non sta bene » -
ma in realtà anche le ragazze iniziano a partecipare ai raduni musicali,
spostandosi dai loro quartieri, e trascorrono il tempo, di nascosto, assieme ai
loro compagni. Il film non le ritrae per espressa richiesta, non vogliono
apparire dato il carattere ancora clandestino di queste partecipazioni".</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"></span>Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-20987683713905874122014-04-03T17:48:00.000+01:002016-10-19T14:15:47.460+01:00Migranti. Nuove violazioni alla frontiera tra Spagna e Marocco<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
fotografie di Mikel Oibar e un <a href="http://vimeo.com/90462874" target="_blank">video</a> dell'ong Prodein documentano l'intervento
della polizia marocchina in territorio spagnolo, venerdì scorso a Melilla, per "recuperare"
i sub-sahariani rimasti intrappolati nel doppio reticolato che segna il confine
tra il continente africano e la Fortezza Europa.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-1uBK1EWlCjU/Uz2QUYNwCHI/AAAAAAAABOc/QRKjcxLYA1U/s1600/1948141_762378707120158_1327415801_n%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-1uBK1EWlCjU/Uz2QUYNwCHI/AAAAAAAABOc/QRKjcxLYA1U/s1600/1948141_762378707120158_1327415801_n%5B1%5D.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>(Melilla, frontiera. Foto Mikel Oibar)</em></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
immagini mostrano gli agenti penetrare armati lungo il corridoio di frontiera -
12 km di ferro, tramagli alti 6 metri e filo spinato - sotto lo sguardo impassibile
della guardia civil. Costringono i migranti a scendere dalle grate e li
riportano in Marocco, senza procedura di riconoscimento né gli accertamenti
previsti dalla legge (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ley de extranjería</i>).<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Nessun
controllo di identità né garanzie per i richiedenti asilo. Una violazione in
piena regola, oltre che una preoccupante cessione di sovranità" commenta
José Palazon, responsabile di Prodein e attivista per i diritti umani
all'interno della piccola enclave iberica. "Non è la prima volta che si
verifica una simile intrusione, ma è la prima in cui disponiamo di una
documentazione ineccepibile che le autorità non possono smentire".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per Palazon l'episodio
si aggiunge alle decine di devoluzioni irregolari attuate negli ultimi mesi
dalle delegazioni di Ceuta e Melilla, giustificate tuttavia dal governo con
l'accordo bilaterale di riammissione raggiunto tra Rabat e Madrid (in vigore
dal 2012) che semplifica l'iter di espulsione nelle zone "calde" affidate
al controllo congiunto dei due paesi.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
tensione lungo il confine rimane alta dopo la <a href="http://rumoridalmediterraneo.blogspot.com/2014/02/spagna-marocco-i-migranti-nella-morsa.html" target="_blank">tragedia</a> che lo scorso
febbraio ha portato alla morte di 16 migranti - annegati nelle acque di fronte
a Ceuta, complici i proiettili di gomma e il gas sparati nella loro direzione
dalla guardia civil - nel tentativo di raggiungere a nuoto la spiaggia.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Anche
sul versante marocchino la situazione sembra essere giunta al limite della
sostenibilità. Se la "nuova politica migratoria" voluta dal sovrano
Mohammed VI ha di fatto interrotto le deportazioni dei sub-sahariani verso il
deserto algerino, le misure di accoglienza promesse sono inesistenti mentre le
regolarizzazioni dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sans</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">papiers</i> avviate nel 2014 sono ancora
numericamente irrisorie.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Intanto
continuano i maltrattamenti e i rastrellamenti nelle montagne situate nei
dintorni delle enclave spagnole, dove i migranti in attesa del
"salto" vivono rifugiati in accampamenti di fortuna. A Fnideq,
località di frontiera a pochi kilometri da Ceuta, una caccia all'uomo ha
costretto i sub-sahariani ad abbandonare la vicina foresta e riparare nei
sobborghi di Tangeri, a Boukhalef, quartiere-ghetto dove la popolazione nera si
scontra - oltre alle estreme condizioni di povertà - con la diffidenza e le
ritorsioni degli altri abitanti del posto.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I migranti in
situazione irregolare che finiscono nelle retate della polizia, invece, vengono
privati dei loro beni e allontanati forzatamente dalle zone di confine, il più
delle volte trasferiti a Casablanca e a Rabat.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tanto
che nella capitale del regno è in atto una vera e propria "<a href="http://www.yabiladi.com/articles/details/24401/migrants-deplaces-force-rabat-crise.html?utm_source=rssfeed&utm_medium=facebook" target="_blank">emergenza umanitaria</a>",
stando alle dichiarazioni rilasciate dal personale Caritas, che si è visto
costretto a chiudere i temporaneamente i locali a causa dell'enorme afflusso. Secondo
l'organizzazione, nell'ultimo periodo, sarebbero circa un centinaio al giorno i
sub-sahariani depositati e abbandonati nella stazione della città, senza cibo,
coperte né altra forma di assistenza. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<br />
<em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorioiraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-28781458088923072522014-02-28T11:56:00.000+00:002016-10-19T14:16:07.364+01:00Marocco: "the o elettricità"? La (contro)parabola del progresso<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tre
anni di riprese, un documentario (qui in versione integrale); il regista belga
Jerome Le Maire racconta l'arrivo dell'energia elettrica in un villaggio
sperduto dell'Atlante e i cambiamenti innescati nei suoi abitanti dal contatto
con la modernità.</span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-1jrTC35U62Q/UxB3CnrGfCI/AAAAAAAABOM/KBXC4TKxucQ/s1600/Le%2520the%2520ou%2520lelectricite%2520de%2520Jerome%2520Le%2520Maire%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="223" src="https://1.bp.blogspot.com/-1jrTC35U62Q/UxB3CnrGfCI/AAAAAAAABOM/KBXC4TKxucQ/s1600/Le%2520the%2520ou%2520lelectricite%2520de%2520Jerome%2520Le%2520Maire%5B1%5D.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
thé ou l'électricité</span></i></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> (2012) è un paradigma, uno
specchio su cui riflettersi e fermarsi a riflettere, spiega subito il regista Le
Maire, che da alcuni anni vive in Marocco nei dintorni di Ouarzazate.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Una sera, perso
in una delle mie lunghe passeggiate, ero stato accolto in una casa di montagna,
di quelle costruite in terra e legno. Scrutando i volti di quella famiglia,
ipnotizzati davanti alla televisione posta al centro dell'unica stanza, ho
avuto l'impressione di rivivere una scena di Hibernatus, dove Louis de Funès si
risveglia sbigottito nel XX secolo.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Vi
era uno sfasamento enorme tra quelle persone e l'epoca nella quale vivevano,
quasi un viaggio nel tempo. Da allora un'immagine mi assilla: una parabola
installata su un tetto di paglia e fango.<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E' la sovrapposizione
di due simboli che fanno riferimento a due universi opposti: da una parte il
passato - che è il presente di questa gente - ossia l'oscurità, il lavoro
manuale, la lentezza, l'isolamento, i valori collettivi.. e dall'altra il
nostro presente, la luce, la meccanizzazione, la velocità, la globalizzazione,
l'individualismo, il materialismo..<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quello che ho voluto
filmare, seguendo l'elettrificazione di una piccola borgata imprigionata a
chilometri e decenni di distanza dalla contemporaneità, è l'incontro - o meglio
la collisione? - di questi due universi"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
immagini del documentario si aprono sui costoni innevati; terre aspre, pendii
impossibili e un piccolo villaggio berbero di pietra e malta, intagliato sul
fianco ripido della montagna. Si tratta di Ifri. Trentacinque case e 300
abitanti circa, in equilibrio sui terrazzamenti e immersi in un'altra epoca, ad
oltre 2 mila metri d'altitudine sulla catena dell'Alto Atlante.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non ci sono strade né
piste che conducono al paese, niente scuola, niente ospedale né acqua corrente.
Qui si vive di magra autarchia (the, pane, raccolta e pastorizia). In inverno
la neve ricopre ogni cosa, la gente tossisce e seppellisce i morti:
"almeno 3 o 4 bambini muoiono ogni anno", precisano davanti alla
telecamera.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per
arrivare a Ifri, gli operai dell'Ufficio nazionale dell'elettricità (ONE) scoprono
che devono camminare per oltre 20 km, su un sentiero sassoso invisibile
all'occhio inesperto, dall'ultimo punto percorribile in 4x4. Portano con loro
una buona notizia: il piano di elettrificazione rurale, lanciato dal governo
negli anni ottanta, arriverà finalmente nelle loro case.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma
gli abitanti sono scettici. Quello che chiedono da tempo è la costruzione di
una strada, che faciliti i loro spostamenti e i loro scambi con la vallata. "La
strada è come un'arteria che porta il sangue al cuore" spiega Ahmed, un
anziano del villaggio.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
Ifri il dibattito è aperto. Alcuni inizialmente si oppongono, consapevoli di
non avere le risorse per poter beneficiare della corrente. La maggioranza viene
convinta dal <i style="mso-bidi-font-style: normal;">caid</i> (autorità locale e,
guarda caso, direttore regionale dell'ONE) che l'elettricità attiverà un
circolo virtuoso nella loro esistenza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E la strada? Non ci
sono i soldi per farla, ma certo faciliterebbe anche il compito degli impiegati
e degli operai.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Così
è sempre il caid a suggerire agli abitanti di costruirla loro, in attesa degli
stanziamenti, offrendogli un trattore, un compressore e qualche carica di
esplosivo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
lavori vanno avanti per mesi, tre anni in totale, spezzati dal ritmo delle
stagioni e dal ritorno brutale dell'inverno. Jerome Le Maire filma con costanza
- 14 sessioni di riprese in solitaria - i contorni della tela che va tessendosi
attorno al villaggio.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Gli abitanti lavorano
gratuitamente, ogni giorno anche durante il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ramadan</i>,
e offrono aiuto e riparo ai tecnici che si avvicinano lentamente alle case.
Spuntano i piloni, vengono innalzati i tralicci e poi i cavi messi in tensione.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Intanto,
ad Ifri, l'atteggiamento sta cambiando. Tra miraggi e fatalismo l'elettricità
diventa un assunto insindacabile. I bambini osservano incuriositi la novità in
arrivo - "la tv potrà insegnargli tante cose", ripetono gli agenti
dell'ONE - le donne sperano che la corrente, e di conseguenza qualche
elettrodomestico, possa ridurre le loro fatiche quotidiane. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Risultato, ancor prima
dell'allaccio alla rete gli abitanti sono già tutti indebitati: cavi,
tracciati, centraline, burocrazia, abbonamenti…e ovviamente la televisione. Nessuno,
a questo punto, vuole essere da meno del vicino.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
strada invece non è stata terminata. Appena si accendono le prime lampadine, il
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">caid</i> riprende trattore e compressore
lasciando il villaggio nel suo isolamento. La sola via di fuga, la realtà
virtuale del piccolo schermo tramite cui Ifri entra in contatto, passivo, con
il mondo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"La sensazione che
cerco di trasmettere con le immagini è che si è trattato prima di tutto di
un'operazione commerciale. L'idea era cercare nuovi abbonati, punto"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">,
commenta il regista. "<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Non c'è alle
spalle un movimento umano, sociale, ma solo la necessità di legare i villaggi
marginalizzati alla sfera economica comune. Non c'è una reale volontà di farli
uscire dall'isolamento. L'esempio della strada è emblematico: costa e non
apporta niente nell'immediato. Con l'elettricità invece le autorità possono
riempirsi le tasche"</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
thé ou l'électricité</span></i></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> - dicevamo - è anche la storia di
un'implacabile modernità che avanza. Ifri cambia, i suoi abitanti sono
diventati consumatori a cui vengono serviti nuovi bisogni. Compaiono i
cellulari, le antenne paraboliche, mentre le viuzze del paese si svuotano, mutano
le forme di socialità.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
tutto questo, chi continuerà a preoccuparsi di preparare il the?<o:p></o:p></span></div>
<br />
<em>Clicca <strong><a href="http://www.youtube.com/watch?v=1RWihCB2dtk" target="_blank">qui</a></strong> per vedere il documentario.</em><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p><em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-43409891300578135322014-02-28T11:39:00.000+00:002016-10-19T14:19:09.167+01:00Spagna-Marocco. I migranti nella morsa<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
tragedia di Ceuta, il 6 febbraio scorso, ha acceso i riflettori sulle
violazioni commesse dai due Stati frontalieri a danno dei cittadini
sub-sahariani che cercano di raggiungere la Fortezza Europa. "Politiche di
esternalizzazione, espulsioni sommarie, rastrellamenti e pestaggi",
l'oscuro bilancio stilato dalle ong per i diritti umani.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-_HGUP6rwEgk/UxB0yyKLGsI/AAAAAAAABOA/9ISN10bxwdo/s1600/porto%2520di%2520melilla%5B1%5D%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="192" src="https://2.bp.blogspot.com/-_HGUP6rwEgk/UxB0yyKLGsI/AAAAAAAABOA/9ISN10bxwdo/s1600/porto%2520di%2520melilla%5B1%5D%5B1%5D.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<em>Foto Sara Creta</em>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Risulta difficile
archiviare con tranquillità la memoria del 6 febbraio scorso. Siamo già
abituati all'ingiustizia, alla precarietà, alla rabbia e alla menzogna. Sono la
nostra routine, il veleno quotidiano. Però la morte dei migranti nella spiaggia
di Ceuta grida dentro la nostra esistenza, come il vento in un abisso, e ci colloca
sul bordo del precipizio.<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E' insopportabile la
scena di una polizia di confine che se ne frega della morte delle persone.
Invece di salvare la vita di chi sta affogando, i tutori dell'ordine si
preoccupano che i nuotatori in agonia non arrivino a toccare la sponda. Cosa
stanno facendo di noi? Che cosa siamo diventati?"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
parole del poeta granadino Luis Garcia Montero ci riportano a due settimane fa,
il giorno della tragedia. L'ennesima vissuta dal Mediterraneo. E dai migranti
che cercano di attraversarlo. La peggiore, forse, da molto tempo a questa
parte, nonostante la frontiera tra Spagna e Marocco sia spesso teatro di abusi
e violazioni dei diritti elementari. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Alcune decine di
sub-sahariani, installati nei boschi che si affacciano sull'enclave iberica,
provano a scavalcare il triplo reticolato che segna il confine terrestre tra
l'Africa e la Fortezza Europa. Senza successo. La maggior parte non sa nuotare,
alcuni di loro decidono di gettarsi in acqua e provare l'ingresso via mare. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
15 perdono la vita, affogati (l'ultimo corpo è affiorato qualche giorno dopo), sotto
gli occhi e la repressione della Guardia Civil, che li accoglie con proiettili
di gomma e gas per respingerli lontano dalla riva.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'episodio scuote
l'opinione pubblica, in Spagna e - seppur in maniera minore - nel resto
d'Europa. Scatena le denunce delle associazioni e delle ong impegnate nella
difesa dei diritti dei migranti, che da anni documentano la "strage
silenziosa" in questo lembo d'Europa in terra africana.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
governo di Madrid è costretto a reagire. Si difende, dapprima affermando che è
stata la polizia marocchina a sparare e poi negando la responsabilità dell'azione
dissuasiva sulla morte dei giovani sub-sahariani. Ma a crederci sono in pochi,
le immagini e le testimonianze che arrivano da Ceuta lo smentiscono. Senza
appello.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Non entro nella
crudele aggravante dei proiettili di gomma, delle cariche a salve e del gas
lacrimogeno che hanno contribuito alla disgrazia</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">
- prosegue Montero, rendendo superfluo ogni commento -. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Anche se le forze di sicurezza fossero rimaste ferme, senza infierire
sugli indifesi, l'abisso etico risulterebbe lo stesso troppo profondo. Come si
fa a non lanciarsi in acqua per salvare il suicida, il migrante, l'essere umano
in procinto di morire davanti ai nostri occhi?</i><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La domanda va ben al di
là dell'ideologia dei politici che impongono un simile comportamento, del
poliziotto che si rifugia nell'obbedienza. La domanda riguarda me, noi, in
prima persona. Cosa stanno facendo di noi? In che paese viviamo? Qual è la
morale che distingue la notte e il giorno della nostra esistenza?<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Prima di qualsiasi
dibattito, è desolante constatare la situazione in cui ci ritroviamo. Chi ci
rappresenta, chi è stato scelto per difenderci, non si degna di rispondere al
grido "uomo in mare!". Considera normale che la preoccupazione prioritaria
del suo lavoro sia impedire ad un naufrago, all'altro, di raggiungere la riva".<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Respingimenti sommari<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nei
giorni seguiti alla tragedia, un'altra polemica sulla gestione delle frontiere ha
preso corpo tra giornali e social network, coinvolgendo nuovamente le forze di
sicurezza, il governo spagnolo e i suoi rappresentanti negli avamposti
africani. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'associazione Prodein,
basata a Melilla (altra enclave iberica sulla costa settentrionale marocchina,
circa 200 km ad est di Ceuta), ha diffuso una serie di filmati per denunciare
la prassi dei respingimenti sommari al di là del confine nazionale. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
video - l'ultimo, pubblicato lo scorso 14 febbraio, è consultabile in fondo al
testo - mostrano alcuni migranti intercettati da un motoscafo della Guardia
Civil, a pochi metri dalla spiaggia di Melilla, e direttamente ricondotti nelle
acque territoriali marocchine senza nemmeno essere caricati a bordo. Si tratta
di "deportazioni illegali" che violano le convenzioni internazionali
ratificate da Madrid (ad esempio quella sul diritto dei rifugiati) e l'accordo
bilaterale sul controllo delle frontiere concluso tra Spagna e Marocco.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
migranti, spiega infatti la querela presentata da Prodein contro il delegato del
governo di Melilla e i vertici della polizia locale, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"vengono respinti senza essere identificati, senza garanzie o
accertamenti della presenza di minori, senza assistenza giuridica o l'aiuto di
un interprete che possa interagire nel loro idioma"</i>. Di interventi di
questo genere - sottolineano gli attivisti - nei registri o nei verbali, nel
migliore dei casi, non c'è alcuna traccia.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Anche in questa
occasione la Guardia Civil ha reagito cercando di smentire le immagini e
minacciando a sua volta azioni legali, con il supporto dell'esecutivo che ha
ribadito <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"a Melilla non ci sono
espulsioni irregolari"</i>. Ma le testimonianze ad inchiodare l'operato
delle forze di sicurezza, ancora una volta, non mancano (e tra esse alcune
ammissioni degli stessi agenti).<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Oltre
ai filmati di Prodein, il giornalista melillense Jesus Blasco de Avellaneda aveva
pubblicato un'inchiesta già nel marzo 2013 in cui mostrava i respingimenti
collettivi, attuati addirittura a danno di minori. L'omissione di soccorso
verso le <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pateras</i> in difficoltà e le
riconduzioni forzate nelle mani della marina marocchina è poi una delle
questioni affrontate nel documentario <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Les
Messagers</i> dalle registe francesi Tura e Crouzillat.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
ricercatrice Helena Maleno, di Caminando Fronteras, ha documentato invece
quanto accaduto a Ceuta, nella spiaggia di Tarajal, subito dopo la tragedia del
6 febbraio. Tra i naufraghi sopravvissuti, alcuni erano riusciti a raggiungere
il litorale spagnolo ma <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"un gruppo
di agenti armati li ha prelevati, ancora assiderati dal freddo dell'acqua e
quasi impossibilitati a camminare, e li ha ricondotti in territorio marocchino
senza formalizzare l'espulsione o accertare la possibilità di una richiesta
d'asilo"</i>. La sua versione è stata confermata e ripresa da Amnesty
International.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Rapporti e comunicati:
le ong accusano Madrid e Rabat<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
fugare ulteriori dubbi ci ha pensato Human Rights Watch (HRW), che il 10
febbraio scorso ha diffuso un rapporto allarmante sulle violazioni a danno dei
migranti compiute lungo la frontiera ispano-marocchina e nel territorio del
regno maghrebino.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
testo, intitolato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Abused and Expelled:
Ill-Treatment of Sub-Saharan African Migrants in Morocco</i> (in basso il pdf
scaricabile), è un duro atto d'accusa contro le forze di sicurezza e i governi
dei due paesi frontalieri, che sottopongono i cittadini sub-sahariani in
transito a maltrattamenti e soprusi. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Durante
i tentativi di scavalcamento, la polizia marocchina è solita accogliere coloro
che non sono riusciti a passare la recinzione con bastoni e manganelli; durante
i pestaggi i migranti vengono frequentemente privati dei loro beni"</i>,
si legge nel rapporto. Stando al documento, anche la Guardia Civil fa <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"un uso spropositato della forza al
momento delle espulsioni sommarie"</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
tema di respingimenti infatti, l'ong è categorica. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Si tratta di una pratica sistematica, non di casi isolati"</i>,
afferma Judith Sunderland, una delle responsabili. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Oltre a impedire ogni possibile richiesta di asilo o protezione
umanitaria, le espulsioni avvengono verso un paese - il Marocco - che viola
deliberatamente i diritti di queste persone. La Spagna è al corrente della
situazione, già documentata da altre organizzazioni come Médecins sans
Frontières, e deve interrompere subito questa prassi.<o:p></o:p></i></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Rabat
e Madrid devono capire che anche i migranti, regolari o meno, hanno dei diritti
inalienabili. […] Certo, gli Stati hanno la facoltà di decidere chi far entrare
nelle loro frontiere, ma devono anche rispettare gli impegni presi in ambito
internazionale, garantendo il diritto ad un trattamento umano e dignitoso a
tutte le persone"</span></i></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
migranti, spiega il rapporto redatto al termine di uno studio sul campo durato
più di un anno (dal novembre del 2012 al gennaio 2014), provengono in
maggioranza dai paesi dell'Africa centro-occidentale e hanno lasciato le loro
terre a causa dei problemi economici, degli sconvolgimenti politici o dello
scoppio di vere e proprie guerre civili e del conseguente rischio di
persecuzione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
loro obiettivo è raggiungere l'Europa per poter chiedere asilo, trovare un luogo
sicuro da cui ricominciare. Intanto sopravvivono in Marocco, riparati in
accampamenti di fortuna o nascosti nei boschi vicini alle zone di confine
(Oujda, Nador, Tetuan), in condizioni estreme. Con il rischio di incappare nei
violenti raid delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">forces auxiliaires</i>
o di venire deportati alla frontiera algerina, in mezzo al deserto.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Come
successo lo scorso dicembre, quando un rastrellamento nei sobborghi di Tangeri
aveva provocato la morte di un giovane camerunense, Cédric, defenestrato dagli
agenti. O come insegna la storia di Clément, anche lui camerunense, deceduto in
seguito al pestaggio delle forze di sicurezza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Stando sempre al
documento di HRW, le autorità avrebbero interrotto gli allontanamenti verso
l'Algeria dall'ottobre 2013, da quando cioè il governo marocchino ha lanciato
una nuova politica migratoria e si è detto pronto a farsi paese di accoglienza.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
riforme prevedono la creazione di un Ufficio per i rifugiati e gli apolidi, che
dovrebbe offrire assistenza ai casi segnalati dalla delegazione in loco
dell'UNHCR, e l'avvio di una procedura di "regolarizzazione" per i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sans papiers</i> presenti nel regno
(concessione del titolo di soggiorno per un anno, rinnovabile). Tuttavia, i
criteri per ottenere il riconoscimento appaiono estremamente selettivi, tanto
che la stessa ong ha messo in dubbio la reale incidenza dell'operazione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">I
maltrattamenti e le retate a danno dei migranti, invece, continuano. A
denunciarlo è anche un'altra organizzazione - il Réseau euro-méditerranéen des
droits de l'homme (REMDH) - che in un comunicato uscito in data 11 febbraio condanna
l'atteggiamento dell'UE e le politiche perseguite in materia di lotta
all'immigrazione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Secondo
il REMDH, sollecitato ad intervenire nel dibattito dopo la tragedia di Ceuta,
il partenariato concluso tra Marocco e Unione Europea anziché favorire il
rispetto dei diritti umani nel territorio maghrebino ne agevola la violazione: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"la concessione di aiuti economici e le
facilitazioni nel rilascio di visti per i cittadini marocchini sono una moneta
di scambio, fanno da contrappeso all'esternalizzazione del controllo frontaliero"</i>.
In altre parole, Rabat riceve soldi dall'UE e diventa il suo
"gendarme", a cui è affidato il lavoro sporco del contenimento, come
era già il caso di Tripoli sotto Gheddafi e della Tunisia di Ben Alì.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><u>Sul terreno<o:p></o:p></u></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sebbene
gli allontanamenti verso la "terra di nessuno" siano interrotti da
qualche mese, i migranti respinti da Ceuta e Melilla - o quelli che non sono
riusciti a passare - vengono ugualmente caricati sugli autobus della polizia e
trasferiti forzatamente in altre città del regno.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Rabat è una delle
principali destinazioni, tanto che i membri del collettivo Protection migrant affermano
di trovarsi di fronte ad una vera "emergenza umanitaria". In media
60-70 arrivi al giorno. I sub-sahariani vengono abbandonati alla stazione,
senza cibo né risorse.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Yanik,
un camerunense sui trent'anni, per tre volte è riuscito ad entrare nell'enclave
spagnola e per tre volte è stato cacciato. L'ultima qualche settimana fa. Ha
fatto in tempo a salvare un paio di ciabatte e uno zaino logoro prima che la
polizia marocchina distruggesse il suo rifugio sul monte Gurugù, di fronte a
Melilla. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Ora bisognerà ricominciare
da capo, inventarsi qualcosa per tornare vicino al confine. Ma non abbiamo
soldi neanche per mangiare, ce li hanno presi tutti"</i>. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
mani di Lamine, ivoriano, portano ancora i segni del filo spinato posizionato
in cima al reticolato di frontiera. Lui non ce l'ha fatta a scavalcare. E'
caduto indietro per il dolore delle ferite ed è stato picchiato dalle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">forces auxiliaires</i> prima di venir imbarcato
verso la capitale. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Siamo costretti
a mendicare, qualcuno ci porta del pane raffermo. Neanche fossimo in
guerra.."</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Le
associazioni stanno cercando di tamponare l'emergenza, senza ricevere alcuna
forma di aiuto dalle istituzioni. Trasferiscono a loro volta i migranti, a
piccoli gruppi, nelle zone periferiche di Rabat, a Takkadoum e a Yakoub El
Mansour. Quartieri ghetto, dove vivono la maggior parte dei sub-sahariani
"regolari", in possesso di un permesso di lavoro o di un visto di
studio. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La solidarietà tra
connazionali, tra emigrati in una terra che resta sostanzialmente ostile, è
l'unico sostegno che rimane a queste persone. Lontano dalle rappresaglie della
Guardia Civil o della polizia marocchina, semi-nascosti negli appartamenti
sovraffollati dei compagni, i loro sguardi non riescono a cancellare la paura.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
paura di quello che hanno visto e che hanno vissuto, conferma Pierre, uno degli
scampati al dramma di Tarajal in quel "maledetto 6 febbraio". "<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Io non mi ero buttato in acqua, osservavo la
scena dalla spiaggia. Sono morti uno dopo l'altro, in pochi minuti, sotto i
colpi degli agenti. Alcuni avevano delle camere d'aria, altri giubbotti di
salvataggio..non sono affogati perché non sapevano nuotare!"</i>, assicura
il giovane camerunense.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
prospettiva adesso - per Pierre, Yanik e gli altri - è restare a Rabat per un
po'. Il tempo sufficiente a mettere da parte qualche risparmio, lavorando in
nero sui cantieri per 3 euro al giorno, per poi tentare di nuovo il
"salto".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Intanto, dalla
frontiera, arrivano segnali contrastanti. Pochi giorni fa un gruppo di circa
duecento migranti è riuscito ad entrare a Melilla, senza che nessuno venisse
respinto. Il clamore e i riflettori accesi sembrano aver prodotto i primi
risultati. Ma quanto durerà?<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
tempo di smaltire le critiche e lo choc. Il tempo di dimenticare l'ennesima
tragedia. Qualcosa si sta già muovendo. Il governo spagnolo sta preparando una legge
per facilitare le procedure di espulsione nelle zone di confine, mentre alcune
delle principali testate iberiche, tra cui <i style="mso-bidi-font-style: normal;">El
Pais</i>, stanno facendo di tutto per alimentare una sindrome da invasione e
giustificare le derive repressive nelle enclave nordafricane.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Se la polizia non
può difendere il territorio usando la forza e le dotazioni antisommossa contro
chi cerca di entrare illegalmente, tanto vale sostituire gli agenti con delle
hostess e comitati di benvenuto"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">, commentava senza
alcuna forma di imbarazzo il Presidente della comunità mellillense. Il
messaggio è chiaro. Per la memoria e l'etica - a cui faceva appello il poeta
Montero - o per il basilare rispetto dei diritti nella morsa mediterranea non
sembra esserci spazio..<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-64355660992519383492014-02-28T11:31:00.000+00:002016-10-19T14:20:04.331+01:00Tunisia, rifugiati: dopo Choucha l'esilio?<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una
settimana di protesta di fronte alla sede della delegazione UE a Tunisi, per
chiedere il riconoscimento. Poi l'arresto, con la prospettiva dell'espulsione.</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-G8ttW39YhIM/UxByPnqO4eI/AAAAAAAABN0/xjoqxSnR4oE/s1600/Choucha_copertina%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="192" src="https://3.bp.blogspot.com/-G8ttW39YhIM/UxByPnqO4eI/AAAAAAAABN0/xjoqxSnR4oE/s1600/Choucha_copertina%5B1%5D.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<em>Foto Jacopo Granci</em>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
9 febbraio scorso la polizia tunisina è intervenuta duramente contro un sit in
di protesta organizzato da cittadini originari del Niger, Ciad e Sudan di
fronte alla delegazione dell’Unione europea a Tunisi. Le forze dell’ordine
hanno sgomberato l’accampamento che era stato allestito da una settimana, e portato
via 20 persone, che ancora oggi risultano rinchiuse nel centro di detenzione di
Wardia, riservato ai cittadini stranieri in situazione irregolare. Ora
rischiano l’espulsione.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Si tratta dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">déboutés</i>, i "diniegati" di
Choucha, migranti in maggioranza sub-sahariana che avevano fuggito la Libia
durante l'insurrezione contro Gheddafi ed erano stati accolti sul suolo
tunisino, nel campo frontaliero di Choucha, appunto.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
tre anni, sono centinaia le persone ad essere state trasferite in paesi terzi.
Altre, stanche di aspettare, hanno preferito prendere la rotta del mare.
Diversa invece è la situazione per chi è rimasto in Tunisia, vedendosi
rifiutare lo status di rifugiato dagli uffici dell'UNHCR.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Circa 200 individui,
intere famiglie, sopravvivono senza aiuti nelle tende di <a href="http://rumoridalmediterraneo.blogspot.com/2013/06/tunisia-due-anni-dopo-cosa-resta-dei.html" target="_blank">quel che resta del campo</a>, ufficialmente chiuso dal giugno scorso.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Le condizioni di Choucha
non fanno che peggiorare"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">, racconta Emad, tra i
dimostranti a Tunisi. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"Nel deserto
fa freddo e al campo non c’è né acqua, né elettricità né assistenza medica. Le
persone stanno soffrendo molto. E’ un’emergenza umanitaria"</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E' per ottenere una
soluzione a questa emergenza che una rappresentanza di diniegati aveva deciso
di installarsi di fronte agli uffici di Laura Baeza, capo della delegazione UE
in loco. Ma la polizia ha deciso in altro modo, smantellando il sit in.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Insieme
a loro, di fronte alla sede dell'UNHCR poco distante, c'erano anche altri
manifestanti. Decine di sub-sahariani, a cui la commissione ONU ha riconosciuto
il diritto d’asilo senza però concedere il trasferimento in paesi considerati
più sicuri, come era accaduto in precedenza per altre centinaia di rifugiati
transitati nel paese.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"La Tunisia vuole
forse abbassarsi al rango dei paesi europei che maltrattano, arrestano e
espellono i tunisini e altri migranti dal loro territorio?"</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">,
tuona in un comunicato il Forum tunisien des droits économiques et sociaux
(FTDES). L'avvenire si prospetta ancora più critico - fa sapere
l'organizzazione - per quelle persone che, sprovviste di documenti di viaggio
attestanti la nazionalità di provenienza, non possono essere espulse e
potrebbero rimanere recluse a tempo indeterminato.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nel
documento reso pubblico qualche giorno fa il FTDES reclama <i style="mso-bidi-font-style: normal;">"la liberazione immediata dei 20 rifugiati finiti in arresto e la
concessione, nel più breve tempo possibile, dei permessi di soggiorno per tutti
i migranti transitati da Choucha, come previsto da una disposizione governativa
del luglio 2013 e come stabilisce la nuova Costituzione"</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Già, perché lo scorso
10 febbraio in Tunisia è entrata in vigore la nuova Carta e con essa l’articolo
26, che sancisce il diritto d’asilo e la protezione dei rifugiati.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Secondo
rifugiati e diniegati, tuttavia, il testo di per sé non offre alcuna garanzia.
"Ci vorranno tre anni prima che venga approvata una legge che metta in
pratica questi principi", commenta Emad.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">*
<em>Ascolta la </em><a href="http://amisnet.org/agenzia/2014/02/14/tunisia-la-polizia-reprime-le-proteste-dei-migranti-subsahariani/" target="_blank"><em>testimonianza</em></a><em> da Tunisi raccolta dall'agenzia AMISnet<o:p></o:p></em></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p><em>(articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-81968516649946852712014-02-28T11:23:00.000+00:002016-10-18T19:25:48.448+01:00Tunisia. La danza è militanza <div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Breakdance,
performance di strada. E' la strategia scelta da alcuni giovani tunisini per
lottare contro lo smarrimento e l'influenza dei gruppi religiosi più
conservatori, nei contesti dove la marginalità sociale non è stata scalfita
dalla rivoluzione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Sud-hDlgdXo/UxBxGjglQmI/AAAAAAAABNs/gVA7TGJgyns/s1600/danza+tunisia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-Sud-hDlgdXo/UxBxGjglQmI/AAAAAAAABNs/gVA7TGJgyns/s1600/danza+tunisia.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(<em>Foto Art Solution</em>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Organizzano
corsi ed esibizioni in pubblico, affiancate da piccoli eventi artistici, in una
cittadina dell'entroterra tunisino. L'obiettivo è estendere il fenomeno anche
al resto del paese, dove<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- per la verità
- iniziative simili avevano già visto la luce nei mesi scorsi grazie al
collettivo Art Solution e al progetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><a href="http://osservatorioiraq.it/cultura-e-dintorni/tunisia-%E2%80%9Cballer%C3%B2-nonostante-tutto%E2%80%9D-se-la-danza" target="_blank">Je danserai malgré tout</a></i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
a Sidi Ali Ben Aoun, una cinquantina di km a sud della più nota Sidi Bouzid,
che è nato il gruppo di "B-boys". I breakdancers si riuniscono ogni
settimana, nei pressi del piccolo centro sportivo, per ascoltare musica e
interpretarla con il linguaggio del corpo, provando così ad evadere l'impasse
economica e mentale in cui si sentono relegati.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una
situazione che giova alle reti dell'estremismo religioso, radicatosi facilmente
in una regione che attende ancora i frutti di una rivoluzione di cui è stata
protagonista ma di cui a Tunisi sembra si sia già persa memoria.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sidi
Ali Ben Aoun è una borgata di 7 mila anime, con uno dei tassi di disoccupazione
più elevati del paese, che trova nell'agricoltura la sua unica fonte di
sostentamento. La città era salita agli onori della cronaca l'ottobre scorso,
quando fu teatro di violenti scontri tra le forze di polizia e alcuni esponenti
salafiti.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per
arginare il dispiegamento della dottrina conservatrice e la fitta attività di
reclutamento operata da questi gruppi sul territorio, Nidal Bouallagui -
danzatore hip hop<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di 26 anni - ha creato
un'associazione culturale che cerca di motivare e coinvolgere i giovani
concittadini.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
un'intervista rilasciata al <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><a href="http://www.nytimes.com/2014/02/17/world/africa/tunisian-b-boys-biggest-battle-keeping-youths-from-extremism.html?ref=africa&_r=2" target="_blank">New York Times</a></i>, Nidal spiega che durante le rivolte di tre anni fa - oltre ai
prigionieri politici - anche i criminali o i detenuti di diritto comune sono
stati liberati dalle prigioni. Molti ragazzi del suo quartiere, con prospettive
di facili guadagni, si sono lasciati attrarre "come calamite" dalle
organizzazioni di trafficanti o dai nuovi predicatori che hanno rapidamente
ripopolato le moschee.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Pur
ammettendo di "non avere nulla, a priori, contro la religione e la forma
in cui le persone decidono di vivere la loro fede", Bouallagui riconosce la
notevole influenza esercitata dai gruppi salafiti sui giovani in difficoltà,
costretti a volte ad abbandonare la musica o le attività sportive.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per
cercare di allontanare questi ragazzi dall'estremismo, Nidal e gli altri B-boys
stanno provando a fornire un'alternativa. La loro associazione non si limita a
promuovere la "danza urbana", ma anche corsi di street-art, graffiti,
fotografia e teatro.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"L'importante
è lavorare con la gente, stare a contatto con le persone e condividere momenti
di socialità. Quello che ci interessa è agire sulla mentalità, erodere il
sentimento di alienazione che da queste parti risucchia l'esistenza".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Secondo
il riscontro dell'attivista-danzatore, i giovani mossi da un interesse o da
aspirazioni proprie diventano meno influenzabili e propensi a seguire l'appello
dei predicatori e dei trafficanti. Ma la marginalità e il degrado vissuto a
Sidi Ali Ben Aoun non si limitano certo all'attività dei nuovi gruppi salafiti,
che sono piuttosto una diretta conseguenza al mancato soddisfacimento delle
aspirazioni rivoluzionarie.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ecco
allora che la breakdance, il rap e le altre iniziative promosse
dall'associazione di Nidal diventano sì una "forma di resistenza contro i
dogmatismi sociali e religiosi", ma soprattutto un messaggio liberato in
mare. Quel mare chiamato governo che continua a promettere sviluppo e lotta al
terrorismo senza riuscire ad incidere - almeno fino a questo momento - sulla
difficile quotidianità dei suoi cittadini.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<em>(Articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em><br />
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2949833873259140639.post-90090585734186851022014-02-07T13:28:00.001+00:002016-10-18T19:26:39.047+01:00Marocco. La filosofia scende in piazza<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Giovani,
studenti, ma non solo. Sono i protagonisti di un'iniziativa inedita nel regno,
"L-filsafa f-zanqa", che fa appello al "risveglio della
coscienza e al consolidamento del pensiero libero".</span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-fMoVnxANAho/UvTfAB1vbdI/AAAAAAAABNc/OZDQxJTdlAQ/s1600/filsafa+cerchio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://4.bp.blogspot.com/-fMoVnxANAho/UvTfAB1vbdI/AAAAAAAABNc/OZDQxJTdlAQ/s1600/filsafa+cerchio.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ogni
settimana, dall'agosto scorso, ragazzi e ragazze della capitale si danno
appuntamento in centro per discutere e confrontarsi su autori, opere e concetti
di natura filosofica. O più semplicemente per leggere e scambiare impressioni.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ecco
allora che Dostoevskij e Nietzsche sono il punto di partenza con cui affrontare
la "moralità dell'uomo", per poi passare ad altre tematiche quali la
natura dello Stato, il sistema politico, la religione, la laicità, il libero
arbitrio..è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L-filsafa f-zanqa</i>, "la
filosofia in strada", un'iniziativa nata da alcuni studenti di Rabat che
hanno sentito la necessità di aprire uno "spazio di espressione libera
dove la parola è accessibile a tutti".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Seduti in cerchio nei
prati della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ville nouvelle</i>, spesso
circondati da passanti incuriositi, ascoltano le parole del moderatore che
introduce la seduta e poi dichiara aperta l'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">agora</i>.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'idea,
ammettono gli organizzatori, riprende il modello già sperimentato in Francia
dell'università popolare di filosofia, lanciato dall'umanista Michel Onfray per
far uscire una materia ritenuta elitaria dalla rigidità del contesto
accademico.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
Marocco l'iniziativa è mossa da un'esigenza ancora più forte, dal momento che
l'insegnamento umanistico era praticamente scomparso dalle facoltà - su
decisione del vecchio re Hassan II - e solo negli ultimi anni sembra aver fatto
un timido ritorno.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
per sopperire alle lacune dell'apparato scolastico che l'Uecse - l'Union des
étudiants pour le changement du système éducatif, movimento universitario nato
dalle ceneri del "20 febbraio" e della "primavera
marocchina" - ha deciso di prendere in mano la situazione e di aggirare
l'ostacolo, portando la filosofia (più in generale l'arte e la cultura)
direttamente in piazza, alla portata di tutti. Con risultati sorprendenti.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In pochi mesi, infatti,
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">L-filsafa f-zanqa</i> è uscita dal
circolo ristretto della capitale ed è diventata un appuntamento nazionale. Raduni
e incontri pubblici si moltiplicano in tutto il territorio, da Casablanca a
Marrakech, da Ouarzazate a Tangeri, fino alle lontane Tiznit e Al Hoceima.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
rompere il ghiaccio sono quasi sempre studenti universitari, membri dell'Uecse,
ma le adesioni ai gruppi di discussione si fanno via via più diversificate.
Alunni delle superiori, professori, impiegati e perfino disoccupati sono sempre
più interessati all'iniziativa. Una conferma che "la filosofia riguarda
tutte le fasce sociali, è alla base del vivere comune e della formazione di una
coscienza critica, cosa di cui c'è estremo bisogno nel paese", afferma
Nabil Belkabir, uno degli iniziatori.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Se la risposta "popolare"
comincia a farsi sentire, non si è fatta attendere quella delle autorità, che
non sembrano molto apprezzare la libertà di parola e di pensiero - o almeno la
loro esibizione pubblica, su temi spesso considerati tabù - praticata dai
giovani filosofi.<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Intimidazioni
e sgomberi hanno accompagnato gli studenti fin dai primi appuntamenti. "In
un'occasione, a Ouarzazate, un funzionario di governo si è avvicinato ad una
ragazza dicendole: « piuttosto che a leggere, pensa a sposarti! »", racconta
Hamza Mahfoud. "A volte gli agenti ci costringono a partire, sotto la
minaccia dell'arresto, perché non abbiamo l'autorizzazione della Prefettura. E
questo nonostante la costituzione garantisca il diritto di riunione..".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non
c'è paura nei loro sguardi o nelle loro parole. Nessuna intenzione di cedere.
Anzi, il movimento universitario - che si dichiara indipendente da influenze
partitiche o ideologiche - ha deciso di rilanciare, promuovendo nuove azioni di
"disobbedienza culturale". Sulla stessa linea di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L-filsafa f-zanqa</i> le iniziative "un'ora di lettura" e
"la lettura per tutti": decine di ragazzi, un libro in mano, occupano
silenziosamente alcuni degli spazi urbani più frequentati (come place des
Nations Unies a Casablanca), oppure improvvisano flashmob di fronte alle sedi
istituzionali e nei vagoni del tram. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Apertura
mentale</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">conoscenza</i> le parole
d'ordine.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La vitalità del
movimento studentesco fa da contrappeso ad un sistema di istruzione globalmente
in agonia. Il rapporto mondiale sull'educazione, pubblicato dall'Unesco pochi
giorni fa, è un duro atto d'accusa in questo senso. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
documento posiziona il Marocco agli ultimi posti della classifica (143° su 164
paesi) e traccia un quadro preoccupante della situazione: il tasso di
scolarizzazione è fermo al 58%, quello di pre-scolarizzazione e di
alfabetizzazione adulta sotto i livelli minimi. Non meno critica la valutazione
sulla qualità dell'insegnamento offerto, già sottolineato da un precedente
rapporto della Banca Mondiale, che punta il dito sulle carenze registrate in
ambito linguistico e scientifico dagli alunni del regno.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tra
le raccomandazioni dell'Unesco a Rabat, quella di destinare un maggiore
investimento pubblico all'istruzione (5,4% del Pil, contro il 10,9 della media
europea), un invito che sarà probabilmente disatteso a causa dei tagli nel
settore annunciati dall'esecutivo, alle prese con una sensibile aumento del
debito.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">"Impossibile,
e forse irrealistico, pensare ad un confronto aperto con il governo o con il
ministero. Fino a pochi giorni fa l'Uecse non aveva nemmeno un riconoscimento
formale", è il commento di Nabil Belkabir. "Fondamentale, dal nostro
punto di vista, è che gli studenti acquisiscano consapevolezza del sistema in
cui si trovano inseriti. Delle sue mancanze e degli strumenti a loro
disposizione per tentare di porvi rimedio. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L'filsafa
f-zanqa</i> o le altre iniziative parascolastiche sono un primo passo per
cercare di smuovere le coscienze e cambiare la mentalità".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Qualche domanda a..<o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ghassan
Wali, giornalista, tra i fondatori del gruppo universitario <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Conscience estudiantine</i>.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ghassan,
oltre ad avere un notevole esperienza quanto ad attivismo studentesco, hai
partecipato ad alcune delle ultime agora del collettivo L-filsafa f-zanqa.
Raccontaci un po' come si svolgono gli incontri..<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Prima
dell'evento, il movimento Uecse avvia una campagna informativa via web e
all'interno dei licei e delle facoltà. Di solito la seduta inizia con un
moderatore che presenta il tema del giorno e poi lo spazio è lasciato ai
singoli interventi dei partecipanti, che apportano la loro visione, i loro
dubbi, le loro perplessità.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">A
volte capita che non ci sia molta conoscenza pregressa e solo una parte dei
presenti riesce ad arricchire il dibattito con riferimenti bibliografici. Ma
forse il bello è anche questo. Da un lato dimostra le enormi lacune del nostro
sistema di istruzione, dall'altro permette a tutti di poter intervenire e
prendere parte agli incontri senza "timori reverenziali".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In
fondo si tratta di uno spazio aperto di riflessione. Una sorta di educazione
civica autorganizzata, non un confronto sui massimi sistemi.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Da
dove nasce il bisogno di portare in piazza la filosofia?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Dall'esigenza
di riappropriarsi degli spazi pubblici e di costruire un proprio bagaglio culturale.
Gli studenti hanno capito che è arrivato il momento di prendersi da soli quello
che la scuola e l'università non possono - o non vogliono - offrire. C'è la
necessità di definire concetti, ad esempio la laicità, comunemente ed
erroneamente assimilata all'ateismo nella nostra società.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Io
ho studiato alla facoltà di Economia e non ho mai avuto un corso di filosofia.
Eppure sappiamo tutti le interconnessioni che vi sono tra la sfera del pensiero
economico e quello filosofico.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
filosofia in particolare ha una storia travagliata nelle università
marocchine..<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ad
inizio anni ottanta il Ministero dell'Istruzione, quindi il regime di Hassan
II, ha eliminato i dipartimenti di filosofia, sociologia e psicologia dalle
università. Le Scienze Umane sono scomparse e al loro posto hanno trovato spazio
i corsi di Studi Islamici. Si è trattato di una manovra politica, che ha minato
la formazione dei cittadini per decenni.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">All'epoca,
i movimenti di sinistra e sindacali erano forti e ben radicati nell'università.
Eliminare la filosofia per far posto al pensiero islamico significava erodere
terreno alla contestazione, agli oppositori. Allo stesso tempo il movimento
islamico si è rafforzato e ha preso lentamente il posto dei marxisti e dei
trozkisti, soprattutto nelle facoltà di Lettere e nei campus annessi,
storicamente bastioni della sinistra. E' stato come imporre il culto dell'obbedienza
al posto del libero pensiero, della riflessione critica.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Gli
insegnamenti umanistici sono poi riapparsi una decina di anni fa con la riforma
dell'insegnamento superiore. Ma sono superficiali, al massimo offrono nozioni,
e ormai hanno perso attrazione perché non garantiscono sbocchi lavorativi.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Che
cosa rappresenta l'Uecse nel panorama della contestazione sociale e politica
del paese?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E'
una risposta alla mancanza di una vera rappresentanza studentesca, legittima e
riconosciuta, in seno alle università e nella società. Lo storico sindacato
degli studenti, l'Unem (Union nationale des étudiants marocains, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">nda</i>), è formalmente vietato dagli anni
settanta, più o meno per la stessa ragione per cui furono vietati gli
insegnamenti umanistici. Del resto erano gli "anni di piombo"..<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Nei
campus si è lottato per anni per affermare una supremazia ideologica tra
islamisti e studenti di sinistra, a tutto vantaggio del regime che è riuscito
ad annientare una potenziale categoria contestataria. L'esperienza del 2011, il
"20 febbraio", ha reso evidente il bisogno di ricucire, o almeno di
aggirare, le divisioni interne che hanno frenato a lungo il peso e la voce degli
studenti.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L'eredità
del "20 febbraio" è evidente nel sistema di democrazia interna e di
rappresentatività orizzontale con cui è organizzato il movimento. Perfino nella
scelta strategica della disobbedienza civile pacifica e dell'utilizzo della
cultura come contro-potere o come alternativa al blocco imposto dalle autorità.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Come
hanno sottolineato i recenti rapporti dell'Unesco e della Banca Mondiale, non è
solo la disciplina delle scienze umane ma tutto il sistema di insegnamento ad
essere messo in discussione. Quali sono, secondo te, i problemi più gravi?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La
riforma dell'insegnamento avviata a fine anni '90 è stata fatta, almeno sulla
carta, per adeguare l'offerta formativa al mercato del lavoro. Questo l'alibi
con cui sono proliferate scuole, istituti, corsi professionalizzanti di breve
durata, sovvenzionati dallo Stato anche nel caso dei privati, prevalentemente
incentrati su marketing e commercio.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non
è istruzione, questa, ma una fabbrica di automi che sognano di creare aziende -
perché questo gli viene detto a lezione - e si ritrovano, nel migliore dei
casi, a fare part time nei call center. Non a caso il tasso di disoccupazione,
quello ufficiale, è rimasto invariato nell'ultimo decennio. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma
il problema, oltre alla ristrettezza di una simile offerta, sta a monte. Non
c'è la volontà di adeguare l'istruzione alla crescita e ai bisogni
dell'individuo. La qualità dell'insegnamento è bassa, mancano mezzi,
laboratori, risorse.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
costo degli studi superiori è eccessivo, soprattutto visto il blocco
dell'ascensore sociale: gli studi non garantiscono più un posto di lavoro e un
livello di vita adeguato ai sacrifici fatti, e molti finiscono per abbandonare
o rinunciare. Chi può permetterselo, invece, va all'estero o studia nelle
scuole francesi ancora presenti nel paese. E il fossato che si scava tra le
classi si fa sempre più ampio.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tra
gli aspetti evidenziati dai rapporti degli organismi internazionali c'è
l'assenza di attività parascolari, fondamentali per incentivare interesse e
curiosità soprattutto durante la scuola dell'obbligo. Parlaci un po' della tua
esperienza..<o:p></o:p></span></i></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ho
constatato un fatto. Anche nelle migliori filiere formative, ad esempio quella
di ingegneria, le persone escono dal loro percorso e non conoscono altro che il
loro mestiere. Si ritrovano disconnessi dalla realtà. Personalmente credo che
oltre al saper fare, un individuo debba essere fornito del "saper essere",
il sapersi collocare nella società, nel mondo.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il
rapporto dell'Unesco non sbaglia. Attività come musica, teatro, disegno sono
praticamente assenti. Ricordo che alle elementari avevamo un piccolo corso di
educazione artistica. Quello che ci hanno imparato è saper disegnare un
musulmano in maniera differente da un miscredente, oppure saper riprodurre
delle miniature di citazioni coraniche. Questa non è educazione artistica, ma
lobotomia.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Qualcosa
sta cambiando, lo vedo con le mie sorelle più piccole. Ma in generale l'incentivo
alla conoscenza, all'arricchimento culturale non vengono prese in
considerazione, a meno che non si abbia la fortuna di imbattersi in qualche
maestro o insegnante appassionato e considerato dagli altri "poco
ortodosso".<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
</div>
<br />
<em>(articolo pubblicato su </em><a href="http://www.osservatorioiraq.it/" target="_blank"><em>Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica</em></a><em>)</em><br />
</div>
Jacopo G.http://www.blogger.com/profile/08554205704205486632noreply@blogger.com0