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mercoledì 9 giugno 2010

“L’uomo che voleva uccidere il Papa”

Un mese e mezzo fa due studenti marocchini, regolarmente iscritti all'Università di Perugia, sono stati espulsi dal nostro paese con l'accusa di terrorismo. La stampa conservatrice, vicina alle posizioni del governo, ha colto l'occasione per lanciare l'ennesima crociata contro l'immigrazione arabo-musulmana, perdendosi in illazioni fantasiose e calunniose ai danni di Ahmed Errahmouni e Mohamed Hilal, i due giovani protagonisti della vicenda. Nei due decreti di espulsione, firmati dal ministro Maroni in persona, vengono contestate pesanti imputazioni, ma le prove raccolte dalla Digos dopo un anno di indagini segrete e di intercettazioni non le ha ancora viste nessuno. Persino il giudice di pace di Perugia ha deciso di convalidare il provvedimento senza nemmeno aprire il fascicolo in mano alla questura. Secondo quanto scritto da alcuni giornalisti, i due studenti "stavano impiantando una cellula terrorista all'interno dell'ateneo perugino". In realtà Ahmed e Mohamed non parlavano mai tra di loro, non si conoscevano, non avevano alcun legame. Insomma due perfetti estranei, con la sola colpa di appartenere entrambi alla stessa comunità di immigrati e di frequentare lo stesso luogo di culto, la moschea di via dei Priori. Una colpa che la nostra efficiente polizia politica, il nostro governo e alcuni abili rappresentanti del "quarto potere" hanno ritenuto, di questi tempi, fin troppo grave.