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lunedì 31 gennaio 2011

Rachid Ghannouchi rientra a Tunisi dopo venti anni di esilio

TUNISI - Il leader islamista Rachid Ghannouchi è rientrato ieri (domenica 30 gennaio) in Tunisia dopo vent’anni di esilio trascorsi a Londra. Ad attenderlo all’aeroporto della capitale una folla di sostenitori in festa, che fin dalle prime ore del mattino si è assiepata di fronte all’arrivo dei voli internazionali. Ghannouchi, come altri membri del partito islamico Annadha (in arabo “la rinascita”), aveva lasciato il paese nel 1991, dopo la dissoluzione del movimento voluta dall’ex presidente Ben Ali. Su di lui pesa ancora una condanna all’ergastolo pronunciata dal tribunale di Tunisi, ma il ministro della Giustizia del nuovo governo di transizione ha già emesso un provvedimento per la revisione dei processi politici e delle condanne inflitte agli oppositori sotto il vecchio regime.



A Tunisi continuano le violenze della polizia e delle milizie

TUNISI - Nel momento in cui l’interesse internazionale si è spostato verso l’Egitto e i media stranieri hanno lasciato il paese, i manifestanti tunisini che ancora reclamano la dissoluzione dell’RCD (il partito del dittatore) e le dimissioni del primo ministro Mohamed Ghannouchi vengono messi brutalmente a tacere. Malgrado la partenza di Ben Ali e l’annuncio di un nuovo governo di unità nazionale, le milizie dell’RCD continuano a seminare il caos e la polizia ne approfitta per reprimere, lasciandosi dietro decine di arresti, feriti e i primi morti della Tunisia post-rivoluzionaria, come dimostra quanto accaduto nella capitale il 28 e il 29 gennaio scorso.



sabato 22 gennaio 2011

Il regime algerino ha due alternative: la transizione democratica o l’esplosione imminente

Oggi si terrà ad Algeri la manifestazione indetta dal partito di opposizione di Said Sadi (Rassemblement pour la Culture et la Democratie), a cui hanno aderito alcuni dei sindacati autonomi non riconosciuti dal regime, oltre a figure di spicco come lo stesso Benbitour e l’associazione degli studenti di Tizi Ouzou. La città è militarizzata e le autorità, tramite un comunicato emesso dalla prefettura della capitale, hanno vietato la marcia annunciando arresti e processi per chi disobbedirà agli ordini.

venerdì 21 gennaio 2011

Il regime marocchino orfano di Ben Ali

Il seme della rivoluzione tunisina sembra espandersi ai paesi vicini come l’Egitto e l’Algeria. E in Marocco cosa sta succedendo? All’apparenza tutto resta tranquillo, forse troppo tranquillo, come spiega la giornalista Zineb El Rhazoui (ex Journal Hebdomadaire) nella breve analisi pubblicata in Voxmaroc, un blog di informazione indipendente creato dalla stessa Zineb e da Ali Amar (fondatore ed ex direttore de Le Journal Hebdomadaire).


mercoledì 19 gennaio 2011

La rivoluzione è contagiosa

Il ricorso al suicidio come estremo tentativo di ribellione alla miseria e alla repressione si sta espandendo velocemente all’interno dei paesi arabi. Tunisia, Algeria, Egitto e perfino Mauritania. Lunedì 17 gennaio un giovane mauritano si è dato fuoco a Nouakchott, di fronte al palazzo presidenziale, per esprimere la sua rabbia nei confronti del regime guidato dal generale golpista Abdelaziz, secondo quanto riferito da fonti giornalistiche locali. Lo stesso giorno, al Cairo, il proprietario di un piccolo ristorante si è cosparso di benzina davanti al Parlamento ed ha appiccato le fiamme sul proprio corpo. Il gesto è stato imitato la mattina seguente da altri due giovani egiziani, immolatisi di fronte al palazzo dove si riunisce il Consiglio dei ministri. I tre, come del resto il giovane mauritano, si trovano ricoverati con ustioni diffuse su tutte le parti del corpo. In Algeria sono già sette i tentavi di suicidio segnalati da mercoledì 12 gennaio. L’ultimo caso martedì 18 gennaio: una donna si è data fuoco nella provincia di Sidi Belabs (600 km a sud-ovest di Algeri) dopo che le autorità locali si erano rifiutate di concederle una sovvenzione per l’alloggio. Prima di lei due giovani disoccupati, uno nella regione di Mostaghanem (350 km ad ovest di Algeri) e l’altro nei dintorni di Tebessa (al confine con la Tunisia) avevano tentato di mettere fine alla loro vita con le stesse modalità.
L’estremo gesto compiuto da Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid il 17 dicembre scorso, che ha dato il via al sollevamento del popolo tunisino fino alla destituzione del dittatore Ben Ali, sembra avere un eco e una diffusione sorprendente tra le società arabe e arabo-berbere della regione, accomunate dalla gestione autoritaria e repressiva del potere e dalla grave condizione socio-economica cui si trovano a far fronte. Bouazizi, ventiseienne disoccupato morto il 4 gennaio a causa delle ustioni, è divenuto un martire della “rivoluzione del gelsomino” ed un’icona di riferimento sia in Maghreb che nell’intero mondo arabo. Il rischio di contagio preoccupa i regimi dell’area, legittimati non certo dal consenso popolare ma dallo stato di polizia con cui da decenni sorvegliano popolazioni fino ad oggi rimaste asservite. I vari Bouteflika, Mubarak e perfino i loro sostenitori occidentali (USA e Francia), pur felicitando il popolo tunisino, si sentono più che mai minacciati dal pericolo che il seme rivoluzionario si espanda alle altre società della regione.


martedì 18 gennaio 2011

La Tunisia in marcia


Lunedì 17 gennaio, appena tre giorni dopo la fuga precipitosa del dittatore Ben Ali dalla Tunisia ed il successo della “rivoluzione del pane” (in seguito ribattezzata “rivoluzione del gelsomino”), il primo ministro ad interim Mohamed Ghannouchi ha annunciato la composizione del governo provvisorio che guiderà il paese verso le elezioni legislative e presidenziali previste entro giugno 2011. Per la prima volta nella storia del paese tre dirigenti storici dell’opposizione, due dei quali non hanno mai avuto rappresentanza in parlamento, sono entrati a far parte dell’esecutivo.