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sabato 29 ottobre 2011

Tunisia al voto, i risultati dell’assemblea costituente e le prime reazioni

Nella conferenza stampa tenuta la sera del 27 ottobre, l’Instance supérieure indépendante pour les élections (ISIE) ha comunicato i risultati globali (ancora provvisori) delle elezioni per l’assemblea costituente tunisina. I dati pubblicati dall’ISIE confermano il largo successo del partito islamico Ennahda, già anticipato dallo scrutinio delle prime circoscrizioni, e la sconfitta del blocco laico guidato dal PDP di Najib Chebbi e dal PDM. Intanto, sembra scongiurato il pericolo di un “sabotaggio” del partito al-Aridha (quarta forza per numero di seggi), dopo che il suo fondatore aveva annunciato la diserzione di tutti gli eletti in risposta all’annullamento di alcune liste per irregolarità.

(Foto Jacopo Granci)

venerdì 28 ottobre 2011

Tunisia: “il vero pericolo non sono gli islamisti, ma il vecchio sistema che cerca di riprodursi”

A dieci mesi dalla caduta di Ben Ali e a poche ore dall’apertura dei seggi per l’elezione dell’assemblea costituente, la libertà di stampa e l’indipendenza dei media non sembrano ancora annoverate tra le conquiste della Tunisia post-rivoluzione. Un nuovo codice restrittivo è in corso di approvazione mentre le figure compromesse con il vecchio regime restano alla guida dei mezzi di informazione. Il punto di vista di Sihem Bensedrine.

Una vita trascorsa in prima linea, per la difesa della libertà di espressione e la denuncia delle violazioni perpetrate dal regime Ben Ali. La giornalista Sihem Bensedrine, militante della Ligue tunisienne des droits humains negli anni ottanta e fondatrice nel 1998 del Conseil National pour les libertés (subito nel mirino dall’ex dittatore), ha lanciato nel 2000 il giornale indipendente Kalima. La pubblicazione non ha mai ottenuto l’autorizzazione delle autorità e Sihem è finita in carcere pochi mesi dopo con l’accusa di “turbamento all’ordine pubblico”.
Nel 2004 Kalima rinasce come giornale on-line e poi, nel 2008, si trasforma in una radio web, ma in entrambi i casi viene censurata dal governo di Cartagine. Dopo il 14 gennaio Radio Kalima, divenuta un punto di riferimento per l’informazione alternativa nel paese, ha presentato domanda alle autorità provvisorie per ottenere l’assegnazione di una frequenza fm. L’emittente tuttavia aspetta ancora il passaggio in antenna…



Moncef Marzouki, ora una Tunisia moderna e rispettosa dell’identità islamica

Continua l’attesa per i risultati definitivi dell’elezione costituente. Intanto si conferma la larga affermazione del partito islamico Ennahda, che ha conquistato 68 dei 169 seggi all’assemblea assegnati fino a questo momento (su un totale di 217). Tuttavia, una delle maggiori sorprese riservate dalle urne tunisine è il successo ottenuto dal Congrès pour la republique (CPR) di Moncef Marzouki (secondo partito con 23 seggi provvisori).


Marzouki, presidente della Ligue tunisienne des droits humains dal 1989 al 1992 (anno della dissoluzione temporanea imposta da Ben Ali), ha fondato il CPR nel 2001. Il partito, non riconosciuto dalle autorità, ha accolto tra le sue fila storici oppositori alle dittature di Bourghiba e di Ben Ali di diverso orientamento politico e numerosi attivisti per i diritti umani. Presidente del Congrès pour la republique, Moncef Marzouki è rimasto in esilio fino al 14 gennaio 2011.

lunedì 24 ottobre 2011

Tunisia: la speranza del voto e le ferite del passato

Tunisi, le dieci del mattino di un giorno storico. Il giorno delle prime elezioni libere dopo cinquantaquattro anni di dittatura e di plebisciti dall’esito scontato. Nella avenue Habib Bourghiba il via vai è frenetico. Alcune auto espongono la bandiera del paese e suonano il clacson per celebrare quella che si annuncia come una giornata di festa nazionale.
Per la maggior parte dei tunisini, infatti, il 23 ottobre 2011 rappresenta la seconda vittoria, dopo il 14 gennaio, di un popolo pronto a difendere con coraggio e determinazione le prerogative della rivoluzione. Una rivoluzione che attendere di raccogliere i suoi frutti dopo la designazione dei 217 membri dell’assemblea costituente, a cui competono oltre cento partiti politici e circa settecento liste indipendenti. Spetterà all’assemblea, legittima espressione della volontà popolare, nominare il nuovo governo, gettare le fondamenta della Tunisia democratica e scardinare gli ingranaggi di un regime autoritario, che i vari governi provvisori hanno preferito (o forse dovuto?) ignorare.


Superata l’imponente porte de France, i vicoli della medina sono insolitamente silenziosi e deserti. Chiusi i negozi del suq, i muri bianchi e azzurri del centro storico restituiscono agli occhi del passante i manifesti elettorali e le foto dei candidati, rimasti nascosti dalle merci ammassate in ogni angolo durante la settimana lavorativa. Le botteghe non apriranno fino al tardo pomeriggio, quando le code ai seggi saranno smaltite e gli abitanti della città vecchia torneranno alle proprie attività, in attesa dei primi risultati resi noti, forse, durante la notte.

giovedì 13 ottobre 2011

La protesta degli imam

Dopo un fine settimana segnato dalle manifestazioni del Movimento 20 febbraio e dall’assalto dei sostenitori del sovrano alla redazione del quotidiano Akhbar al-Youm, accusato di offrire troppo spazio agli oppositori, lunedì scorso sono stati gli imam a scendere in strada per esprimere il loro dissenso nei confronti delle autorità di Rabat.


“Gli imam delle moschee reclamano libertà, dignità e il pieno godimento dei propri diritti”, è questo lo slogan della manifestazione a cui lunedì scorso hanno preso parte circa un centinaio di imam, arrivati nel centro della capitale da tutte le regioni del paese. Hanno sfilato pacificamente lungo boulevard Mohammed V, di fronte al Parlamento, e si sono raccolti in preghiera nei giardini del viale a pochi passi dalla stazione centrale, prima di venire dispersi dalle cariche della polizia. Ma la loro protesta, pur di dimensioni ridotte, non è passata inosservata.