Arrêt sur image

venerdì 26 febbraio 2010

Khalid e la libertà di stampa in Marocco

Lo Stato contro la stampa.


L'esecuzione della libertà di stampa per mano del sovrano.


La "benalizzazione" del Marocco. "Per gli incapaci, come vietare un giornale".

[In primo piano il ministro della Comunicazione Naciri che studia il manuale redatto dal presidente tunisino Ben Ali (ritratto nel quadro), vista la sua esperienza in materia]

giovedì 25 febbraio 2010

“Sage comme une image”

L’articolo che vi propongo è apparso nelle colonne del Journal Hebdomadaire in pieno “affaire Akhbar Al Youm”. L’obiettivo dell’autrice era quello di ripercorrere, per sommi capi, la difficile storia della caricatura in Marocco. Dopo aver accennato al tema durante l’incontro con Khalid Gueddar (che cercherà di arricchire questo blog con la sua gentile collaborazione) mi è sembrato giusto riprendere in mano il pezzo e tradurlo.

Khalid. La caricatura è vietata.

La caricatura non sembra ancora aver trovato il suo spazio nel contesto marocchino e provoca regolarmente la dura reazione delle autorità. Una breve riproposizione storica del fenomeno e un’inchiesta sulle cause della sua impopolarità.


mercoledì 24 febbraio 2010

Khalid, la matita che spaventa il regime

CASABLANCA – Il jukebox del bar Don Quijote tace. Sono le sei del pomeriggio, il sole non è ancora tramontato e nel locale, noto rifugio di “rossi, immigrati e puttane”, secondo le malevole indiscrezioni del moqaddem, regna un insolito silenzio. E’ ancora presto, gli avventori preferiscono attendere il diffondersi delle tenebre prima di varcare la soglia del luogo proibito. Seduto al mio tavolo c’è Khalid Gueddar, caricaturista del defunto Journal Hebdomadaire. Da qualche mese le autorità sembrano aver avviato una vera e propria persecuzione contro il giovane e coraggioso disegnatore che, oltre alle tavole per il settimanale marocchino, collabora con altri due noti giornali francesi, Le Courrier International e Bakchich. Condanne, processi e censure hanno fatto del 2009 un anno nero per Khalid, i cui strascichi si sono protratti fino ai giorni scorsi. Ma procediamo con ordine.


lunedì 22 febbraio 2010

Vittime loro malgrado

Nell'ultimo numero prima della chiusura imposta dalle autorità, Le Journal Hebdomadaire torna sul tema dei detenuti salafiti e sulla strategia di lotta al terrorismo condotta dallo Stato marocchino dopo il 16 maggio 2003. Con coraggio dà voce alle famiglie dei prigionieri, madri, mogli e bambini che da sette anni subiscono le gravi conseguenze degli arresti di massa orchestrati dal regime. A lungo termine, le conseguenze di una tale politica potrebbero rivelarsi ben più gravi degli atti sanguinosi che l'hanno generata, come testimonia l'inchiesta di Christophe Guguen e Hicham Bennani.


sabato 20 febbraio 2010

Cartoline da Jerada

Reportage fotografico
Dopo I “dannati del carbone” e I veleni della centrale, ecco l’ultima parte del dossier su Jerada, piccola cittadina di minatori nella regione marocchina dell'Orientale, al confine con l'Algeria.



venerdì 19 febbraio 2010

I veleni della centrale

Reportage da Jerada/2

(Vai alla prima parte del reportage: I “dannati del carbone”)

La vecchia Renault di Said risale lentamente la strada fangosa che costeggia la collina. Aggiriamo Jerada percorrendo un piccolo sentiero secondario, per raggiungere la centrale termo-elettrica senza dare troppo nell’occhio. Le autorità locali non permettono che giornalisti e osservatori arrivino a ficcare il naso nei loro affari, così ci vogliono delle precauzioni. La giornata è grigia, il sole non riesce a penetrare il fitto strato di nuvole che minaccia l’arrivo di una pioggia imminente. Transitiamo vicino ai depositi, dove una decina di persone, la gran parte donne, stanno provvedendo al triage dell’antracite. Un ampio spiazzo ricoperto di sacchi di juta e mucchi di carbone alti circa un paio di metri, flagellato dal vento gelido che soffia dalle montagne dell’Atlante.

mercoledì 17 febbraio 2010

Requiem per Le Journal

CASABLANCA - In boulevard des FAR c’è poco traffico. E’ piuttosto insolito vista l’ora, le cinque del pomeriggio. Scendo dal Petit Taxi e affretto il passo verso il Café des Habous, dall’altra parte della strada. Seduto a tavolino, lungo il marciapiede invaso dalle auto parcheggiate in maniera selvaggia, c’è Aziz El Yaakoubi che mi aspetta. Aziz è un giornalista del Journal Hebdomadaire, o meglio lo era, dato che dopo la chiusura del settimanale è disoccupato. Oltre ad essere uno straordinario professionista, rimane un amico, con il quale ho condiviso molte delle mie serate casablancaises.


giovedì 11 febbraio 2010

L’incredibile storia del Journal Hebdomadaire

(Articolo pubblicato da Tel Quel, n. 410, 6-12 febbraio 2010)

L’ultima conferenza stampa tenuta dall’equipe del Journal Hebdomadaire mercoledì 3 febbraio ha l’aria di una veglia funebre. La sala trabocca di gente, ma fa ugualmente freddo. La luce, capricciosa, scompare e poi ritorna, in una danza di macabre penombre e di lunghi silenzi. Con voce tremante Aboubakr Jamai racconta la storia del giornale che lui stesso ha fondato nel 1997. Ne ripercorre tutta la vita, fino al momento della morte sopraggiunta lo scorso 27 gennaio, quando cinque uscieri del tribunale hanno messo i sigilli ai locali della pubblicazione e ne hanno sequestrato tutti i beni. Secondo le voci che circolano, Le Journal ha contratto un debito di circa 15 milioni di dirham (1,3 milioni di euro circa) nei confronti del fisco e della cassa di previdenza sociale. Lo Stato reclama quanto dovuto, in special modo i 4,5 milioni di credito che spettano alla CNSS, per il periodo tra il 1997 e il 2003. Jamai non contesta gli insoluti accumulati dal Journal, ma lamenta i vizi di forma presenti nella procedura che ha decretato la morte del settimanale e la sorprendente celerità della giustizia. Il verdetto di primo grado, infatti, è stato messo in atto ad una velocità record, senza attendere il risultato del processo d’appello. Resta il fatto che la pubblicazione simbolo degli anni duemila è ormai morta e sepolta. Ecco qui la sua storia.


giovedì 4 febbraio 2010

Taoufiq Ben Brik: il calvario continua

Sabato 30 gennaio il tribunale ha confermato la condanna a sei mesi di carcere per Taoufiq Ben Brik. Dure le proteste delle Ong tunisine e straniere, che vigilano sul rispetto dei diritti umani nel paese. Mentre le sue condizioni di salute si aggravano, i familiari del giornalista lanciano un grido di allarme e moltiplicano le iniziative. Silenzio quasi assoluto da parte delle “democrazie” europee.


martedì 2 febbraio 2010

Così muore una delle ultime voci libere del Marocco

Mercoledì 27 gennaio 2010 è un giorno nero per la libertà di stampa marocchina e non solo. Un giorno di lutto. Il regime di Mohamed VI ha condannato a morte Le Journal Hebdomadaire, il settimanale indipendente fondato da Aboubakr Jamai e Ali Amar nel 2001. Giudicato fin troppo fastidioso dalle autorità, il giornale di Casablanca è stato oggetto di pesanti provvedimenti giudiziari durante tutti i suoi nove anni di attività.

Le Journal Hebdomadaire costretto alla chiusura

(Articolo pubblicato da Le Monde il 1° febbraio 2010)

In Marocco la situazione dei diritti dell’uomo si è “globalmente deteriorata nel corso del 2009, sebbene il Paese sia riuscito a conservare una società civile dinamica e una stampa indipendente”. L’ironia del caso ha voluto che proprio il 27 gennaio, giorno in cui Human Rights Watch ha pubblicato questo rapporto, nell’insieme piuttosto critico, gli uscieri del tribunale di Casablanca sono arrivati alla redazione di Le Journal Hebdomadaire per mettere i sigilli, condannando ad una fine certa il giornale di attualità più celebre del regno.


Detenuti islamici. Una riconciliazione è possibile?

(Articolo pubblicato da Tel Quel, n. 408, 23-29 gennaio 2010)

“Le famiglie dei detenuti islamici non possono più aggrapparsi alla speranza di una grazia reale” (AFP). E’ questa l’idea sostenuta dall’associazione Ennassir, che si occupa del sostegno ai detenuti salafiti. Sette anni dopo gli attentati del 16 maggio 2003, lo Stato è ormai disposto a tendergli la mano?