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sabato 27 aprile 2013

Saharawi: sì alla MINURSO no ai diritti umani

La risoluzione approvata giovedì scorso dal Consiglio ONU conferma il mandato della Missione per l'organizzazione del referendum in Sahara Occidentale, che vigila sul cessate il fuoco tra Rabat e il Fronte Polisario, ma non estende le sue competenze in materia di controllo delle violazioni e rispetto dei diritti. Al contrario di quanto era stato ipotizzato alla vigilia nel Palazzo di vetro.

(Foto by Christian Tasso)



A nulla sono valse le richieste di ong prestigiose come Human Rights Watch e la Fondazione Robert Kennedy, o il rapporto presentato da Juan Mendez  - incaricato ONU sulla tortura - che denunciano gli abusi e i maltrattamenti commessi dalle forze marocchine sulla popolazione saharawi (specialmente sugli attivisti pro-indipendenza) a Laayoune, Smara e Dakhla.

La diplomazia statunitense, inizialmente schierata a favore di un'estensione del mandato dei caschi blu, ha fatto marcia indietro e il testo votato dal Consiglio non è andato oltre la generica richiesta di attuare "misure indipendenti e credibili che garantiscano il pieno rispetto dei diritti umani", a Tindouf come in Sahara Occidentale. L'ennesimo invito destinato a cadere nel vuoto.

Campo di rifugiati saharawi a Tindouf, territorio algerino. (Foto by Christian Tasso)
Il Marocco, che controlla la gran parte del territorio conteso dalla metà degli anni settanta e non è disposto a mettere in discussione la 'marocchinità' delle 'province del sud', era insorto contro la prospettiva di un'estensione del mandato, definita "un attacco alla sovranità nazionale". La risoluzione approvata giovedì scorso è stata accolta come una vittoria.

Diversa l'interpretazione data dal giornalista spagnolo - esperto conoscitore del dossier - Ignacio Cembrero. "Il Marocco, sostenendo argomentazioni fragili, ha perso un'occasione d'oro per guadagnare punti", scrive nel suo blog, per dimostrare collaborazione e offrire credibilità sul piano internazionale. Tanto più che "gli occidentali sono in fondo favorevoli alla soluzione di un Sahara marocchino […] e non hanno interesse a destabilizzare la monarchia alawita. […] preferiscono che questo grande territorio sia controllato da Rabat piuttosto che da uno stato debole come i vicini del Sahel". Ma non a queste condizioni.

Intanto a Laayoune parte della popolazione saharawi è scesa in strada, ieri, per manifestare contro l'esito dei negoziati conclusi al Palazzo di vetro. Come da copione, la polizia è subito intervenuta in modo violento per sedare le proteste dei 'nemici della patria'.


Sahara Occidentale, Laayoune: desaparecida per 10 anni, questa donna è stata rinchiusa in una prigione segreta, maltrattata e torturata dalle autorità marocchine, che in seguito l'hanno liberata. Oggi è un'attivista per i diritti umani e si batte contro le violazioni dei diritti umani perpetrate da Rabat. (Foto by Christian Tasso)

Grazie a Christian Tasso per la gentile collaborazione


(Articolo pubblicato su Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica)

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