Dal
novembre 2011 il panorama mediatico marocchino si è arricchito di un canale di
espressione coraggioso e innovativo, tanto nella forma che nei contenuti. Si
tratta del sito di informazione qandisha.ma,
piattaforma partecipativa e dichiaratamente femminista che ha aperto le
frontiere del citizen journalism nel regno.
[Arab Media Report] Tra
le sue peculiarità, la capacità di restituire il prisma polifonico di una
società in cambiamento e la presenza di
una redazione "fluida" dove i collaboratori sono affiancati da decine
di contributors occasionali, figure del mondo accademico, dell'arte e in
generale "ogni marocchina che voglia presentare un testo in lingua araba,
francese o inglese", fa notare la "qandishette" Souad Debbagh. La
linea editoriale è sintetizzata in tre punti: emancipazione, rispetto dei
diritti umani e delle libertà fondamentali.
Blog
collettivo, tribuna libera che dà voce alle donne di ogni estrazione o
categoria, le definizioni per riassumere questa esperienza non mancano, come
ricorda l'ideatrice del progetto Fedwa Misk. Dottoressa di formazione e
giornalista di professione, animatrice di un caffè letterario a Casablanca, per
questa trentenne dai modi eleganti e l'animo combattivo Qandisha è il risultato
di una scommessa.
"Pensavo
a qualcosa di diverso dalle riviste femminili già esistenti - afferma la Misk -
sottomesse al modello della pubblicità, al triangolo cucina-moda-bellezza e
disconnesse dalla realtà del paese". Realtà che, nonostante gli
avanzamenti introdotti nel 2004 dalla Mudawwana (codice della famiglia) e le
quote rosa in Parlamento, continua a relegare la donna in una posizione di
inferiorità, complici la mentalità conservatrice e una legislazione ancora
largamente discriminatoria.
La
scommessa è vinta. Mentre le riviste cartacee - di genere ma non solo - hanno
registrato un calo di vendite notevole negli ultimi anni (fonte Ojd), Qandisha è riuscita a fidelizzare un
lettorato ben più ampio della cerchia di amici e sostenitori immaginata dalla
Misk: 10 mila ingressi unici a pochi giorni dal lancio, centinaia di visite
giornaliere, commenti, polemiche, condivisioni. Alcuni articoli sono stati
perfino ripubblicati dalle testate straniere Le Courrier International e Rue89.
Il
successo del sito è legato all'abilità nell'alternare denunce e toni roventi - campagne
per la legalizzazione dell'aborto e la depenalizzazione delle relazioni
extraconiugali - a pezzi più "leggeri" ed ironici. Ma anche alla
forza delle testimonianze, in grado di tratteggiare i contorni di una geografia
femminile fatta di pressioni, privazioni, stereotipi e lotte troppo spesso
silenziose. Dalla libertà di disporre
del proprio corpo, di esibirlo come di nasconderlo,
alla rivendicazione dei diritti delle braccianti
nelle serre e delle domestiche-bambine.
Per
Qandisha non ci sono piccole o grandi battaglie, ma una ricerca costante di
dignità che vede nel femminismo un valore quotidiano. "Smuovere le
coscienze ed incidere sul pensiero comune è un processo lungo, non si cambiano
percezioni e atteggiamenti dall'oggi al domani. Ne siamo consapevoli e cerchiamo
di contribuire con gli strumenti che ci sono più congeniali", risponde
Fedwa Misk a chi la accusa di rifugiarsi dietro ad un computer disertando la
vera battaglia, sul terreno.
L'obiettivo
della giornalista, semmai, è proprio quello di ridurre la distanza dal virtuale
al reale, anche nelle sue sfaccettature più crude. Ad esempio, riportando casi
di cronacagiudiziaria dove le donne vengono penalizzate dall'essenza patriarcale che
permea i tribunali, oppure rispondendo ai tentennamenti della ministra Bassima
Hakkaoui - in tema di violenza sulle donne - con la pubblicazione di alcune testimonianze e osservazioni
scritte da ragazze vittime di abusi.
Una
simile libertà di parola, del resto, sembra possibile soltanto sul web, dopo
che la stampa indipendente ha subito a più riprese la censura del governo. "Per
i marocchini internet è ormai uno spazio di espressione vitale, che cerca di
ovviare all'assenza di un dibattito pubblico", continua la Misk secondo
cui, sebbene il paese non abbia conosciuto rivoluzioni né cambiamenti
effettivi, "il passaggio della primavera ha comunque permesso di incrinare
tabù e ipocrisie".
L'esistenza
di Qandisha lo conferma. "Aprirsi, raccontarsi, prendere posizione è un
passo necessario affinché le donne possano uscire dalla dominanza del pensiero
maschile e divenire pienamente cittadine". Ma Qandisha non è nemmeno un
universo esclusivamente femminile: la rubrica tenuta "da un uomo" (anonima,
sebbene gli autori siano molteplici) è tra le più seguite, mentre la metà degli
iscritti al gruppo facebook
sono maschi. "La prova che un cambio di prospettive è possibile, che c'è
interesse nel condividere punti di vista ed esperienze".
Le
reazioni suscitate nei commenti o sui social network, tuttavia, oltrepassano a
volte la soglia del confronto e del dibattito per degenerare in insulti e
minacce. La libertà dei toni e il carattere degli argomenti affrontati espone
la piattaforma ad attacchi e ostilità: il sito è stato piratato due volte, l'ultima
dopo aver pubblicato l'intervento di un giovane omosessuale.
"Sapevamo
fin dall'inizio che la nostra voce avrebbe dato fastidio - chiarisce la Misk -.
La scelta del nome, del resto, non è casuale: Qandisha nella mitologia locale è
un demone, una donna capace di stregare gli uomini che la circondano. Per il
suo lato diabolico, secondo la leggenda, ma io dico per la sua forza, la sua
bellezza e la sua intraprendenza. Ci aspettavamo di essere demonizzate così
abbiamo preferito rivendicare a viso aperto la nostra 'eresia' piuttosto che
nasconderci".
Una
critica invece che la fondatrice sposa senza reticenze è l'eccesso di
editoriali e articoli d'opinione rispetto alle inchieste e alla sezione notizie.
Un limite - spiega - legato alla natura volontaria del progetto e alla
ristrettezza dei mezzi finanziari. Anche per questo, nelle ultime settimane,
Qandisha sembra essere entrata in una fase di riflessione - a cui va ricondotto
il calo degli aggiornamenti - preludio ad un rilancio in grande stile.
Per
la redattrice "serve un modello economico che possa sostenere il nostro
lavoro senza snaturarne le fondamenta. Sul tavolo abbiamo offerte pubblicitarie
e donazioni che ci permetterebbero di professionalizzare almeno parte dei
contributi proposti. Stiamo valutando".
Di certo nel futuro prossimo del collettivo si
assisterà alla nascita di una radio web accessibile dal sito. Uno strumento
fondamentale, in un paese dove si legge poco e quasi metà della popolazione -
femminile in primis - è analfabeta, per ridurre distanze geografiche e sociali,
diversificando pubblico e canali di comunicazione, e per dare maggior efficacia
al messaggio di emancipazione di cui Qandisha si è fatta portatrice.(Articolo pubblicato sul sito di informazione Arab Media Report)
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