Si riapre il "caso L'haqed". A due mesi dalla "liberazione", il rapper dissidente Mouad Belghouat (alias L'haqed, l'"arrabbiato"), voce e simbolo del Movimento 20 febbraio e della protesta marocchina contro il regime di Rabat, è di nuovo in carcere. "Continuerò a denunciare le inguistizie, non è questo il momento di tacere", aveva dichiarato lo scorso 12 gennaio, uscendo dalla prigione di Oukacha, di fronte a migliaia di sostenitori accorsi per celebrare l'evento.
I poliziotti tra i fans più "accaniti" di L'haqed, secondo Khalid Gueddar |
La nuova accusa mossa dal procuratore di Casablanca contro il ventiquattrenne è di "attacco ad un corpo organizzato dello Stato", nel caso specifico la polizia. Ad innescare il provvedimento, un video diffuso su YouTube ritenuto "oltraggioso" (montato da autori sconosciuti sul testo della canzone di Mouad Klab Dawla, "Cani dello Stato").
Da venerdì 30 marzo, perciò, L'haqed si trova di nuovo in stato d'arresto, in attesa dell'inizio del processo (la prima udienza è stata posticipata al 4 aprile). Intanto nel quartiere popolare di Hay El Wifak (Casablanca), dove il rapper vive assieme alla sua famiglia, si susseguono le manifestazioni e i sit-in per chiedere la sua liberazione.
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