Nei
giorni scorsi la città di Fguig - situata nell'area nord-orientale del paese, a
pochi chilometri dal confine algerino - ha bloccato tutte le sue attività. La
"paralisi" ha colpito i negozi, le panetterie, i caffè e perfino il
traffico di automezzi, mentre gli abitanti hanno marciato per ore di fronte ai
luoghi strategici della gestione politica ed economica, manifestando la loro
rabbia per una "situazione insostenibile".
dal blog Fguig News
All'origine
della protesta
Il
detonatore della protesta andata in scena lunedì e martedì scorso (17 e 18
dicembre, ndt) è stato il fermo di
alcuni camionisti della zona e il sequestro delle merci da parte delle forze di
sicurezza. Il pretesto utilizzato: la mancanza dell'autorizzazione di trasporto
rilasciata dalle autorità di Berkane (città situata ad oltre 400 km). I
camionisti erano in possesso di un altro permesso, concesso dal comune di
Fguig, privo di valore a detta della polizia locale. L'amministrazione non è
intervenuta di fronte a questo abuso di autorità, non ha insistito più di tanto
per vedere applicate le proprie leggi ed i propri regolamenti, e così in poche
ore la città si è infiammata…
Ma
questo episodio, da solo, non basta a spiegare la reazione immediata, la
collera, dei cittadini. Fguig soffre in realtà di un malessere profondo (comune
a molti altri contesti del Marocco rurale, profondo o, per riprendere
un'espressione dal sapore coloniale, "inutile", ndt), un malessere taciuto con sempre maggior difficoltà. La hogra!
Fguig
è una città lasciata ai margini dal governo centrale e dall'amministrazione
regionale, una città sprovvista dei requisiti civici di base. Non c'è
l'ospedale, il mercato (dei prodotti alimentari) è carente, non vi sono servizi
amministrativi all'altezza della situazione e nemmeno un ufficio per la
riscossione delle tasse. Per partorire le donne devono recarsi a Bouarfa (120
km), lo stesso per chi vuole sposarsi o per chi deve richiedere un atto di
nascita in francese. In generale, per ottenere qualsiasi documentazione
amministrativa, è necessario trovare un mezzo di trasporto fino all'altra
cittadina. Invece, per morire ed essere sepolti secondo le regole, si deve
arrivare fino a El-Farabi (Oujda, a circa 380 km).
Un
paradosso per un paese in cui si parla da tempo (troppo) di regionalizzazione e
decentralizzazione! In compenso, però, la presenza di militari e poliziotti in
città rappresenta una delle più altre concentrazioni nazionali…
La
misura è colma
Tra
la popolazione locale e le autorità (eletti in consiglio comunale,
parlamentari, governatore, pacha,
forze di sicurezza..) il fossato scavato è enorme. Si tratta più di una
voragine in effetti. La città sopravvive sempre più a stento, ma le risposte si
fanno attendere. Sembra che le autorità siano incapaci di ascoltare questo
malessere che si leva con insistenza e il pugno di ferro non servirà di certo a
risolvere i problemi.
Il
2012 è stato un anno da dimenticare per gli abitanti della zona. Alle numerose
difficoltà socioeconomiche che caratterizzano una città povera (la produzione
di datteri, per altro importante, assicurata ogni anno dalle oasi della regione
non è sufficiente ad assicurare una vita dignitosa, ndt) si è aggiunta la repressione, che ha costretto i cittadini a "rintanarsi
nei loro buchi".
Perfino
la circolazione a Fguig è un delitto.
Bisogna
mostrare i documenti di identità e di residenza ai militari, alla polizia e
alla gendarmeria reale per poter percorrere un tratto di appena 2 km (la
vicinanza della frontiera con l'Algeria ha intensificato l'attività di
contrabbando nella regione, ndt).
Bisogna avere con sé perfino le certificazioni di matrimonio per poter
viaggiare di notte con la propria moglie!
Una
marcia simbolica
La
protesta degli abitanti si è trasformata nei giorni scorsi in uno sciopero
informale (le attività si sono fermate per 48 ore) e in un corteo pacifico (per
ora, ndt) che ha toccato tutti i
punti sensibili della città, per lanciare l'ennesimo messaggio ai responsabili
di questo angolo dimenticato. I manifestanti hanno sfilato di fronte al Comune
e poi alla sede del pacha, hanno
effettuato un sit-in di fronte alla
posta, all'ufficio dell'ONE (azienda nazionale dell'elettricità), alla polizia,
ai resti del vecchio ospedale (una "stalla per i buoi") fino ai posti
di blocco all'ingresso del centro urbano.
Servizi
in agonia
Il
servizio postale funziona a singhiozzo, la rete telefonica è primitiva (la rete
algerina è molto più potente di quella locale, tanto che i telefoni dei fguiguis si connettono con più facilità
a Nedjma piuttosto che a Maroc Telecom, ndt)
i centri ricreativi dedicati ai giovani sono chiusi ormai da tempo,
l'illuminazione pubblica è inesistente e il grande mercato cittadino solo un
ricordo…
Gli
eletti della zona non sembrano curarsi di questa situazione. I parlamentari
provenienti dalla regione ancora meno, tanto che dalla loro
"intronizzazione" nella capitale, nulla è stato fatto per cambiarla.
Dalle elezioni dello scorso anno si sono fatti vedere una volta sola per
organizzare un torneo di calcio. L'allestimento è costato 5 mila dirham (circa
500 euro), ossia un ottavo del loro stipendio da deputati.
Divieti…e
ancora divieti!
Impedimenti,
proibizioni, ogni genere di interdizioni sembra abbattersi su Fguig e le leggi
ed i regolamenti che le prevedono sono fabbricate in città al momento (forse
l'unico caso di applicazione della decentralizzazione tanto attesa!). E'
vietato costruire nelle oasi e nei dintorni dei palmeti. E' vietato restaurare
una casa in terra senza aver ottenuto l'autorizzazione da un apposito ufficio
situato a Marrakech (circa 800 km). E' vietato utilizzare la sabbia senza la
necessaria autorizzazione da richiedere a Berkane. E' vietato scavare pozzi. E'
vietato passeggiare lungo il fiume Zoufana […]…
Insomma
la città sembra in stato d'assedio permanente. Le famose autorizzazioni vengono
concesse con il contagocce e i controlli si ripetono in continuazione. Per
respirare un po' gli abitanti della zona erano soliti recarsi lungo gli argini
del fiume che scorre poco distante. Oggi l'accesso è pattugliato costantemente
dall'esercito. Per lasciare Fguig i cittadini devono superare due posti di
blocco, declinare le generalità di tutti i componenti della famiglia oltre al
luogo di origine e di destinazione.
Basri
non è morto
In
queste condizioni sembra chiaro che le direttive di Driss Basri (braccio destro
di Hassan II, di cui fu ministro dell'Interno negli anni '80 e '90) sono ancora
attuali e la sua politica di sicurezza capillare continua ad essere applicata
nonostante il suo "licenziamento" nel 1999 e la sua morte
sopraggiunta pochi anni dopo. Del resto non aveva lui stesso tolto, come già le
autorità coloniali, dei territori a Fguig per concederli ai suoi fedeli di Abbou
Lakhal (villaggio edificato dal nulla da questo simbolo di torture e di odio)?
Il fantasma di Driss Barsi aleggia ancora su Fguig […] e quello a cui stiamo
assistendo in questi ultimi tempi è solo la continuazione naturale degli
"anni di piombo".
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