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sabato 22 dicembre 2012

Fguig e 'hogra'. Racconto di ordinaria marginalità dal Marocco profondo

Nei giorni scorsi la città di Fguig - situata nell'area nord-orientale del paese, a pochi chilometri dal confine algerino - ha bloccato tutte le sue attività. La "paralisi" ha colpito i negozi, le panetterie, i caffè e perfino il traffico di automezzi, mentre gli abitanti hanno marciato per ore di fronte ai luoghi strategici della gestione politica ed economica, manifestando la loro rabbia per una "situazione insostenibile".

dal blog Fguig News

All'origine della protesta

Il detonatore della protesta andata in scena lunedì e martedì scorso (17 e 18 dicembre, ndt) è stato il fermo di alcuni camionisti della zona e il sequestro delle merci da parte delle forze di sicurezza. Il pretesto utilizzato: la mancanza dell'autorizzazione di trasporto rilasciata dalle autorità di Berkane (città situata ad oltre 400 km). I camionisti erano in possesso di un altro permesso, concesso dal comune di Fguig, privo di valore a detta della polizia locale. L'amministrazione non è intervenuta di fronte a questo abuso di autorità, non ha insistito più di tanto per vedere applicate le proprie leggi ed i propri regolamenti, e così in poche ore la città si è infiammata…

Ma questo episodio, da solo, non basta a spiegare la reazione immediata, la collera, dei cittadini. Fguig soffre in realtà di un malessere profondo (comune a molti altri contesti del Marocco rurale, profondo o, per riprendere un'espressione dal sapore coloniale, "inutile", ndt), un malessere taciuto con sempre maggior difficoltà. La hogra!

Fguig è una città lasciata ai margini dal governo centrale e dall'amministrazione regionale, una città sprovvista dei requisiti civici di base. Non c'è l'ospedale, il mercato (dei prodotti alimentari) è carente, non vi sono servizi amministrativi all'altezza della situazione e nemmeno un ufficio per la riscossione delle tasse. Per partorire le donne devono recarsi a Bouarfa (120 km), lo stesso per chi vuole sposarsi o per chi deve richiedere un atto di nascita in francese. In generale, per ottenere qualsiasi documentazione amministrativa, è necessario trovare un mezzo di trasporto fino all'altra cittadina. Invece, per morire ed essere sepolti secondo le regole, si deve arrivare fino a El-Farabi (Oujda, a circa 380 km).

Un paradosso per un paese in cui si parla da tempo (troppo) di regionalizzazione e decentralizzazione! In compenso, però, la presenza di militari e poliziotti in città rappresenta una delle più altre concentrazioni nazionali…


La misura è colma

Tra la popolazione locale e le autorità (eletti in consiglio comunale, parlamentari, governatore, pacha, forze di sicurezza..) il fossato scavato è enorme. Si tratta più di una voragine in effetti. La città sopravvive sempre più a stento, ma le risposte si fanno attendere. Sembra che le autorità siano incapaci di ascoltare questo malessere che si leva con insistenza e il pugno di ferro non servirà di certo a risolvere i problemi.

Il 2012 è stato un anno da dimenticare per gli abitanti della zona. Alle numerose difficoltà socioeconomiche che caratterizzano una città povera (la produzione di datteri, per altro importante, assicurata ogni anno dalle oasi della regione non è sufficiente ad assicurare una vita dignitosa, ndt) si è aggiunta la repressione, che ha costretto i cittadini a "rintanarsi nei loro buchi".

Perfino la circolazione a Fguig è un delitto.

Bisogna mostrare i documenti di identità e di residenza ai militari, alla polizia e alla gendarmeria reale per poter percorrere un tratto di appena 2 km (la vicinanza della frontiera con l'Algeria ha intensificato l'attività di contrabbando nella regione, ndt). Bisogna avere con sé perfino le certificazioni di matrimonio per poter viaggiare di notte con la propria moglie!


Una marcia simbolica

La protesta degli abitanti si è trasformata nei giorni scorsi in uno sciopero informale (le attività si sono fermate per 48 ore) e in un corteo pacifico (per ora, ndt) che ha toccato tutti i punti sensibili della città, per lanciare l'ennesimo messaggio ai responsabili di questo angolo dimenticato. I manifestanti hanno sfilato di fronte al Comune e poi alla sede del pacha, hanno effettuato un sit-in  di fronte alla posta, all'ufficio dell'ONE (azienda nazionale dell'elettricità), alla polizia, ai resti del vecchio ospedale (una "stalla per i buoi") fino ai posti di blocco all'ingresso del centro urbano.


Servizi in agonia

Il servizio postale funziona a singhiozzo, la rete telefonica è primitiva (la rete algerina è molto più potente di quella locale, tanto che i telefoni dei fguiguis si connettono con più facilità a Nedjma piuttosto che a Maroc Telecom, ndt) i centri ricreativi dedicati ai giovani sono chiusi ormai da tempo, l'illuminazione pubblica è inesistente e il grande mercato cittadino solo un ricordo…

Gli eletti della zona non sembrano curarsi di questa situazione. I parlamentari provenienti dalla regione ancora meno, tanto che dalla loro "intronizzazione" nella capitale, nulla è stato fatto per cambiarla. Dalle elezioni dello scorso anno si sono fatti vedere una volta sola per organizzare un torneo di calcio. L'allestimento è costato 5 mila dirham (circa 500 euro), ossia un ottavo del loro stipendio da deputati.


Divieti…e ancora divieti!

Impedimenti, proibizioni, ogni genere di interdizioni sembra abbattersi su Fguig e le leggi ed i regolamenti che le prevedono sono fabbricate in città al momento (forse l'unico caso di applicazione della decentralizzazione tanto attesa!). E' vietato costruire nelle oasi e nei dintorni dei palmeti. E' vietato restaurare una casa in terra senza aver ottenuto l'autorizzazione da un apposito ufficio situato a Marrakech (circa 800 km). E' vietato utilizzare la sabbia senza la necessaria autorizzazione da richiedere a Berkane. E' vietato scavare pozzi. E' vietato passeggiare lungo il fiume Zoufana […]…

Insomma la città sembra in stato d'assedio permanente. Le famose autorizzazioni vengono concesse con il contagocce e i controlli si ripetono in continuazione. Per respirare un po' gli abitanti della zona erano soliti recarsi lungo gli argini del fiume che scorre poco distante. Oggi l'accesso è pattugliato costantemente dall'esercito. Per lasciare Fguig i cittadini devono superare due posti di blocco, declinare le generalità di tutti i componenti della famiglia oltre al luogo di origine e di destinazione.


Basri non è morto

In queste condizioni sembra chiaro che le direttive di Driss Basri (braccio destro di Hassan II, di cui fu ministro dell'Interno negli anni '80 e '90) sono ancora attuali e la sua politica di sicurezza capillare continua ad essere applicata nonostante il suo "licenziamento" nel 1999 e la sua morte sopraggiunta pochi anni dopo. Del resto non aveva lui stesso tolto, come già le autorità coloniali, dei territori a Fguig per concederli ai suoi fedeli di Abbou Lakhal (villaggio edificato dal nulla da questo simbolo di torture e di odio)? Il fantasma di Driss Barsi aleggia ancora su Fguig […] e quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi tempi è solo la continuazione naturale degli "anni di piombo".

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