Cooptazione,
bakchich, tangenti…"queste pratiche esistevano già durante il regno di
Hassan II ma si sono istituzionalizzate dopo l'ascesa al trono del sovrano
Mohammed VI". Nella giornata mondiale contro la corruzione proponiamo la
traduzione di un testo un po' datato (dicembre 2010) ma dal contenuto sempre
attuale.
di Jean-Pierre Tuquoi*
La
constatazione arriva da un imprenditore straniero, stabilitosi da tempo in
Marocco, al termine di una disavventura che lo ha visto protagonista e di cui
si possono leggere i dettagli nel telegramma diplomatico "Un conto di
proporzioni reali" diffuso da WikiLeaks.
Stando
alla stessa fonte, le note sulla corruzione occupano uno spazio non
trascurabile nei cabli americani inviati dall'ambasciata statunitense a Rabat
verso Washington. Questi documenti ci offrono l'immagine di una realtà ben
ancorata nel paese, che riguarda i civili come i militari e che ignora le
classi sociali, arrivando a coinvolgere perfino il palazzo reale.
L'imprenditore
in questione aveva espresso l'intenzione di investire capitali in un progetto
immobiliare in Marocco. Aveva ottenuto il permesso per costruire e i finanziamenti
(220 milioni di dollari), in parte di origine straniera, erano già stati
erogati. Tuttavia il progetto venne interrotto, per ragioni a lui sconosciute,
fino al giorno in cui il responsabile di una società (dello stesso settore)
legata a palazzo lo avvicinò per "incoraggiarlo" a concedergli spazio
nell'iniziativa.
"La rapacità
dell'entourage di Mohammed VI"
Dopo
aver rifiutato la proposta e bloccato da mesi per il congelamento dei lavori,
l'uomo d'affari accetta la nuova offerta: non si tratta più - teoricamente - della
spartizione della torta, ma di mettere a disposizione la sua rete di agganci e
conoscenze per facilitare i contatti tra alcune imprese marocchine e i
potenziali investitori del Golfo.
Una
volta terminata la missione, però, la stessa società che si era intromessa nel
progetto edilizio "su espresso interessamento del Palazzo, onora
parzialmente i suoi impegni, reclamando soltanto una parcella del 5%".
Le
dichiarazioni riportate nel telegramma diplomatico, rilasciate da un esperto
finanziario ben introdotto nei corridoi del makhzen
(strutta di potere informale, a carattere politico-economico, che gravita
attorno alla monarchia), sembrano categoriche: "tutti i grandi progetti di
investimento - confida al suo interlocutore americano - devono avere il via
libera di tre persone (…). Discuterne con qualcun altro sarebbe solo una
perdita di tempo". Nel testo seguono i nomi delle tre figure tirate in
ballo: occupano tutte posizioni privilegiate a corte.
L'affarismo
di Palazzo, per la verità, non stupisce più di tanto il funzionario che ricorda
come perfino un ex ambasciatore statunitense "in stretti legami con il
trono, si sia spesso lamentato della rapacità dimostrata dall'entourage di
Mohammed VI". Per l'autore del cablo "questo fenomeno compromette
seriamente la politica di bonne gouvernance che il governo si sforza di
promuovere".
In
un telegramma precedente, datato 2008, veniva invece messo l'accento sulla
"corruzione istituzionalizzata" nelle alte sfere dell'esercito
(Forces armées royales, FAR), in particolare dei comandi stanziati in Sahara
Occidentale.
"Dei
rapporti credibili indicano che il generale Bennani utilizza la sua posizione
di vertice della zona sud per intascare denaro proveniente dai contratti
militari e per imporre il suo peso nelle decisioni strettamente economiche".
"Bennani,
come molti altri ufficiali superiori, possiede una dimora sontuosa costruita
probabilmente con capitali ricavati dalle tangenti", spiega il documento
il quale poi sottolinea come - a dispetto delle promesse delle autorità di
sradicare la corruzione tra i graduati - "ben poco è stato fatto"
fino ad oggi.
La
corruzione, l'economia parallela, le facilitazioni sono tutti aspetti che
ritroviamo in un altro studio confidenziale redatto nel maggio 2008 dal
consolato americano di Casablanca e consacrato alle radici dell'opulenza
fiorita negli ultimi tempi nella capitale economica del regno. "Il
traffico di droga, il riciclaggio di denaro, il clientelismo endemico hanno un
ruolo preponderante in questa crescita", indica il rapporto.
In
supporto a questa affermazione, l'autore cita il caso di un ufficiale divenuto
importatore di motocicli di marca tedesca dopo aver saputo che il corpo di
polizia stava per presentare un'importante commessa. Oppure, il caso dei
terreni demaniali sotto controllo municipale, "diventati edificabili in
seguito al versamento di alcune mazzette da parte dei promotori
industriali".
Il
consolato americano di Casablanca ha toccato con mano l'universo dell'economia
sommersa nel momento in cui ha cercato di ingrandirsi: "su una trentina di
siti ipoteticamente adatti, oltre venti hanno dovuto essere esclusi perché i
proprietari non intendevano vendere nel quadro di una transazione
ufficiale".
*
Giornalista francese a Le Monde è
specialista del contesto maghrebino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Notre
ami Ben Ali (La Découverte, 1999); Le
dernier roi, crépuscule d'une dynastie (Grasset, 2001); Majesté, je dois beaucoup à votre père
(Albin Michel, 2006); Paris-Alger, le
couple infernal (Grasset, 2007); Paris-Marrakech.
Luxe, pouvoir et réseau (Calmann-Lévy, 2012).
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