Per
protestare contro la nuova costituzione voluta dai Fratelli musulmani, la
giovane blogger Aliaa Magda Elmahdy è tornata a posare nuda (lo aveva già fatto
nel 2011). Vi proponiamo il ritratto - pubblicato dal settimanale marocchino Tel Quel - di una donna che ha fatto del
suo corpo uno strumento di resistenza.
Era
il 2008 quando uno sconosciuto movimento di giovani ucraine, chiamato Femen, organizzava iniziative e
appuntamenti choc manifestando a seni nudi per mostrare messaggi calcati sulla
pelle. Queste amazzoni del nostro tempo si stanno battendo, da allora, su più
fronti: la legalizzazione del matrimonio tra omosessuali, la lotta contro le
discriminazioni sessiste, il diritto all'aborto..
Non
è una sorpresa, quindi, che le militanti di Femen
si siano sentite profondamente coinvolte dalla storia di Aliaa Magda Elmahdy,
giovane egiziana che ha fatto parlare di sé posando nuda nel 2011. Solidale con
questo gesto, Femen ha promosso
happening in molte capitali d'Europa, con il contributo di donne di svariate
nazionalità (comprese arabe e iraniane).
Il
15 dicembre 2012, le attiviste hanno incalzato le autorità egiziane
organizzando una manifestazione di fronte all'ambasciata cairota a Parigi.
Hanno brandito le foto e i ritratti di Aliaa, rimasta bloccata nel suo paese di
accoglienza (Svezia), dove si è rifugiata dopo aver ricevuto minacce di morte.
(…)
Sempre
in dicembre - mentre la piazza egiziana è divisa sul progetto della nuova
costituzione - Aliaa, fino ad allora in prima linea sulla 'questione di
genere', ha deciso di lanciarsi ancor più esplicitamente nel dibattito
politico. Il 21 dicembre, accompagnata da altre due militanti Femen, si è presentata nuda davanti all'ambasciata
egiziana di Stoccolma sfoggiando la bandiera nazionale e un facsimile del
Corano in 'posa adamitica'. Le scritte sul corpo delle tre attiviste
recitavano: "la shari'a non è
una costituzione", "no all'islamismo, sì alla laicità",
"l'apocalisse secondo Morsi".
Femen all'egiziana
Tutto
comincia il 23 ottobre 2011. In un Egitto ancora scosso da una 'rivoluzione in
divenire', una ragazza di nome Aliaa, vent'anni, sorprende tutti postando sul
suo blog una foto che la ritrae nuda, con addosso solo le calze, un paio di
scarpe rosse e un fiore appoggiato sulla chioma corvina. In poche ore la rete
congestiona e lo scatto fa il giro del mondo, provocando compartecipazione,
entusiasmo, collera e odio a seconda delle tendenze degli utenti.
"Sono una donna
che non si vergogna e non ha paura di mostrare il proprio corpo di fronte a
questa società fortemente maschilista e patriarcale. Una società dominata da
uomini che non sanno niente del sesso ma che assillano quotidianamente le
donne, considerate solamente oggetti per la soddisfazione personale",
dichiarava al tempo Aliaa (in un'intervista
rilasciata allo stesso Tel Quel).
Un
gesto incosciente o un atto maturato dopo profonda riflessione? La polemica
scatenata dalla giovane ribelle dilaga in tutto il mondo arabo e il suo blog
tocca le otto milioni di visite in pochi giorni.
Minacciata
di morte e ripudiata dalla famiglia, Aliaa decide di lasciare l'Egitto con
l'amico (anche lui blogger) Karim Ameer. Destinazione: l'Europa del nord, da
dove tornerà a far parlare di lei in occasione del referendum sulla nuova
costituzione egiziana.
Ribelle ma
inconsistente?
Quando
Aliaa si è presentata nuda di fronte all'ambasciata del suo paese in Svezia, la
società egiziana è sembrata di nuovo sotto choc, al punto che alcuni -
ritenendo il suo comportamento blasfemo - hanno chiesto il ritiro della
nazionalità alla giovane attivista e l'immediata segnalazione ai posti di
frontiera.
Le
autorità, tuttavia, hanno dato prova di maggior sangue freddo, decidendo di
ignorare completamente la sua azione. Il motivo è facile da intuire: il governo
Morsi non aveva interesse ad alzare nuovi polveroni, dal momento che gli
elettori stavano per recarsi alle urne e decidere il futuro della sua creatura
costituzionale.
Alla
fine il 'sì' ha avuto la meglio, con il 63% dei suffragi, nonostante la
mobilitazione delle opposizioni e l'ennesimo sit-in organizzato
nell'emblematica piazza Tahrir per denunciare il carattere conservatore e
retrogrado della legge fondamentale.
Quale
effetto, invece, ha prodotto la nuova iniziativa di Aliaa sull'élite egiziana e
sul panorama militante nazionale? Sfogliando la stampa locale e navigando in
rete, è possibile rendersi conto di come il flashmob svedese non abbia ottenuto
gli effetti (forse) sperati.
Al
di là della pioggia di insulti e della sequela di minacce, la società civile
non si è affaticata ad esprimere la sua solidarietà. Ancor peggio, gli
attivisti del Movimento 6 aprile - tra le espressioni più radicate della
contestazione egiziana, promotori della rivolta del 2011 e oppositori
dichiarati alle derive di Morsi - hanno sconfessato la giovane blogger,
giudicando superficiale la sua azione.
Se
l'iniziativa Aliaa, secondo molti, sembra mancare di consistenza, ha almeno il
merito di sconvolgere, di suscitare dibattito e di segnare (in un modo o
nell'altro) l'animo della società.
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