Esattamente
un anno fa, l'11 marzo 2012, la sedicenne Amina Filali decideva di
togliersi la vita. Dopo le proteste, le petizioni e i sit-in gli attivisti
attendono ancora l'abrogazione da parte del governo dell'articolo 475
del codice penale. Intanto '475' è
diventato un film, un documentario realizzato dal collettivo Guerrilla Cinema proprio
sulla storia di Amina, adolescente costretta a sposare il suo stupratore.
Secondo
l'articolo in questione, un uomo che commette violenza sessuale su una minore
rischia fino a cinque anni di prigione, ma può evitare la condanna sposando la
sua vittima (su accordo del giudice e delle famiglie). E' il caso di Amina.
"Cosa
sappiamo però della sua vicenda" - domandano gli autori - "relegata
dalle autorità, appena sbollita la collera delle attiviste e degli attivisti, ad
un semplice episodio di cronaca?". Da questo assunto parte la narrazione
di '475'.
Il
film ripercorre i mesi seguiti alla tragedia e il valzer di dichiarazioni dei
rappresentanti politici e della stampa volto a sviare l'attenzione dalla
centralità del problema: la modifica di un codice arcaico e fortemente
discriminatorio nei confronti della donna. Un codice "basato sul
pregiudizio" anche secondo Amnesty International.
L'obiettivo
di Guerrilla Cinema, che ha incontrato la famiglia della ragazza a Larache per
ricostruire la vicenda attraverso le voci dei protagonisti, non è solo quello
di ristabilire la verità in una 'storia scomoda', che alcuni vorrebbero
dimenticare in fretta.
L'intento
è denunciare l'ipocrisia di un sistema sociale e politico che dietro a una "facciata
tollerante e egualitaria" (Moudawwana,
alcuni articoli della nuova costituzione) continua a veicolare - e a cauzionare
sul piano giuridico - "una mentalità patriarcale e dogmatica".
Ecco
perché '475' è dedicato alla memoria
di Amina e di Fadwa Laroui, ragazza-madre ripudiata da famiglia e conoscenti
immolatasi nel febbraio 2011. Due vittime (tra le tante) di questo sistema,
divenute simbolo della lotta per la parità e per i diritti umani nel regno
marocchino.
Per
la visione del documentario (versione integrale in lingua inglese) clicca qui.
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