Attorno alle mura della medina, nella capitale... |
RABAT - Premetto, questo è un post particolare, che si differenzia dalla linea seguita fin'ora dal blog. Scorrendolo, non vi troverete analisi, interviste o articoli apparsi nella stampa internazionale, ma solo il breve racconto di un testimone oculare, seguito da una sequenza di immagini e video, che cercano assieme di restituire i contenuti di una "giornata particolare". Quanto accaduto domenica 22 maggio, nelle principali città del Marocco, è la conferma per gli attivisti pro-democratici (il Movimento 20 febbraio e le organizzazioni che lo sostengono) che il regime ha gettato finalmente la maschera, dichiarando guerra alle contestatizioni e chiudendo le porte a quella "libertà di espressione" sbandierata ai quattro venti dal portavoce del governo Khalid Naciri.
"La ricreazione è finita", annunciava pochi giorni fa il giornalista indipendente Omar Radi nell'intervista rilasciata a (r)umori dal Mediterraneo. La ricreazione è davvero finita, come testimoniano gli eventi occorsi ieri, e per le autorità sembra ormai giunto il momento di tornare a lezione di repressione. "Un assaggio della nuova costituzione", che verrà presentata dalla commissione Mannouni nel prossimo giugno, ironizzava Ali Lmrabet nel sito di informazione Demain on-line. Quella stessa costituzione che promette "il rispetto delle libertà e dei diritti dei cittadini", oltre al compimento della "transizione democratica", pur conservando intatte le prerogative dell'assolutismo monarchico (come si evince dal discorso pronunciato il 9 marzo da Mohammed VI ).
Domenica 22 maggio doveva essere la quarta giornata di mobilitazione nazionale (dopo il 20 febbraio, il 20 marzo e il 24 aprile) proclamata dal movimento dei giovani dissidenti marocchini. Quanto vissuto, in prima persona, a Rabat nel pomeriggio di ieri (non molto diverso il caso di Casablanca, Agadir, Oujda, Tangeri e Fes), ha invece il vago sapore dello "stato d'assedio". Non riesco a trovare un termine più appropriato per descrivere:
- l'intervento violento degli anti-sommossa sui manifestanti pacifici (prima ancora che potessero riunirsi nel quartiere periferico di Akkari, trincerato dalle testuggini della polizia),
- l'inseguimento dei piccoli gruppi scampati alle cariche negli isolati circostanti,
- la caccia all'uomo nei vicoli stretti della medina (mentre le camionette bloccavano le porte di accesso alla città vecchia),
- l'assedio, con relativo lancio di pierte, degli agenti alla sede dell'UMT (sindacato marocchino che ha dato riparo ad un centinaio di attivisti fino a tarda notte),
- infine, il pattugliamento delle strade principali della ville nouvelle operato da decine e decine di elementi della police nationale e delle forces auxiliaires, scudo e manganello alla mano (in particolar modo boulevard Mohammed V, dove ha sede il parlamento, di fronte a cui era stato annunciato un sit-in).
Almeno dieci persone sono state portate via dalle autoblindo della polizia sotto ai miei occhi. "Sospetti manifestanti", la cui sola colpa era di camminare, forse, troppo vicino all'edificio dell'assemblea nazionale. Non si contano le aggressioni e i pestaggi, continuati fino a sera, all'indirizzo di civili inermi. Tuttavia, ogni altra parola mi sembra superflua di fronte alle immagini che documentano la "domenica nera" vissuta dal Marocco democratico.
Rabat, 22 maggio 2011
Casablanca, 22 maggio 2011
Tangeri, 22 maggio 2011
Oujda, 22 maggio 2011
(la polizia carica senza alcuna provocazione da parte dei manifestanti...)
(...e questo è uno dei risultati)
A ventiquattrore dai fatti qui documentati, non è possibile stilare un bilancio globale dei feriti e delle persone finite in arresto. Solo il comitato 20 febbraio di Casablanca ha diffuso un comunicato, in cui precisa che i manifestanti fermati ieri dalla polizia sono stati tutti rilasciati, mentre 90 è il numero dei contusi.
Di seguito la traduzione di alcuni degli slogan ripetuti nei filmati al momento delle cariche:
Salmiyya, salmiyya!, "(la nostra marcia è) pacifica!";
Mamfakinch, mamfakinch!, "Non molleremo!".
Per finire, un'immagine giunta da Nador, dove il corteo colorato del "20 febbraio" è riuscito a concludere incolume la sua marcia.
Nador, 22 maggio 2011 |
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