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lunedì 17 giugno 2013

Marocco. Che fine ha fatto Mohammed VI?

Dal 10 maggio scorso il sovrano marocchino è al suo terzo soggiorno (prolungato) all'estero. Si trova in Francia, dove la sua permanenza è circondata dal più stretto riserbo. Tuttavia, dato il ruolo politico e istituzionale pregnante della monarchia, qualcuno - in patria - comincia a sollevare questioni sulla legittimità di un tale "assenteismo".

Ali Anouzla negli uffici di Lakome (Foto by Jacopo Granci)


Non si tratta di nessun organo di controllo istituzionale. Nemmeno del Primo ministro che dovrebbe, secondo la costituzione, assicurare assieme al monarca la conduzione del paese. E' il giornalista indipendente Ali Anouzla, fondatore del sito Lakome e già vittima del bavaglio di Palazzo per la sua insubordinazione, a porre la domanda:

"Mohammed VI - ricoprendo contemporaneamente il ruolo di Capo di Stato, Capo delle forze armate, presidente del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio dei ministri, oltre che Amir al-mouminine (vertice religioso) - ha il diritto di assentarsi così frequentemente e per così tanto tempo senza nemmeno preoccuparsi di annunciare la durata del suo viaggio né il nome di chi potrà sostituirlo negli incarichi, come è abitudine procedere in questi casi negli altri paesi?".

Il giornalista - in un articolo ripreso qualche giorno fa dal Courrier International - porta ad esempio la Spagna, dove Juan Carlos fu costretto a scusarsi pubblicamente per essersi concesso un lussuoso safari in tempi difficili per Madrid, e addirittura la meno democratica Arabia Saudita. Non proprio tutti i paesi, comunque, sembrano aver adottato questa abitudine. Come la vicina Algeria, che sta vivendo una situazione simile a quella di Rabat da quasi un mese e mezzo, con il presidente Bouteflika ricoverato all'estero e probabilmente - vista l'impermeabilità che circonda la vicenda - in condizioni ancora preoccupanti.

In effetti il sovrano marocchino nel suo ritiro a Parigi - nel castello di Betz, secondo le poche notizie in circolazione - è in buona compagnia. Oltre all'omologo algerino, anche il presidente mauritano Mohamed Ould Abdel Aziz si trova da qualche settimana nella capitale francese, senza che le informazioni sul suo conto siano più abbondanti rispetto ai casi precitati.

"In mancanza di qualsiasi comunicazione degna di questo nome, le voci più approssimative hanno gioco facile sulle vere motivazioni delle sue peregrinazioni", commenta Ali Anouzla. L'assenza reiterata di Mohammed VI, la terza dall'inizio dell'anno, ha fornito l'occasione ad alcuni giornalisti stranieri di avanzare dubbi sullo stato di salute del monarca. Massimo riserbo invece all'interno del regno, dove le condizioni fisiche del sovrano sono un tema off limits per la stampa, come ricorda lo stesso Anouzla che qualche anno fa venne condannato per aver infranto il tabù (questo ed altri processi a suo carico lo costrinsero a chiudere il quotidiano al-Jarida al-Oula).

"Colui che si concede così tanti poteri e responsabilità dovrebbe poi essere pronto a rendere conto dell'esercizio delle sue funzioni e a rendere accessibile parte della sua vita privata: bollettini medici, periodi di vacanza, viaggi ufficiali e informali, perfino l'impiego del tempo libero, come è costume alla Casa bianca o all'Eliseo".

E' inutile chiedersi invece - continua il giornalista - se i costi di questi viaggi privati vengano addebitati o meno alle casse di uno Stato già in gravi ristrettezze finanziarie, dal momento che il cospicuo budget reale non è oggetto di dibattito né di controllo e tanto meno i suoi capitoli di spesa.

"Il problema, oltre che morale, è di ordine politico".

A dispetto di quanto dichiarato dalle autorità, quella marocchina resta una 'monarchia esecutiva' dove il sovrano regna e governa. Ad affermarlo non sono solo i dissidenti, quelli che avevano chiamato al boicottaggio della costituzione nel 2011, concessa in tutta fretta durante le manifestazioni. Lo ha ribadito recentemente anche l'ordine nazionale degli avvocati, nelle raccomandazioni di fine congresso, in cui fa presente la necessità di instaurare una vera monarchia parlamentare basata sulla ripartizione dei poteri e sulla equa redistribuzione delle ricchezze.

"Il re si considera formalmente un arbitro del gioco politico, ma nella realtà sono numerose le occasioni in cui dimostra di essere un attore preminente e insindacabile", spiega ancora Anouzla nell'articolo. Per questo deve tornare ed assumersi le proprie responsabilità, apertamente e di fronte al paese. Il riferimento è a due episodi occorsi durante queste ultime settimane di assenza.

Il primo, l'ingerenza sulla magistratura: tramite "alte istruzioni" il monarca ha imposto da Parigi la scarcerazione immediata dei minori coinvolti nella devastazione del centro di Casablanca, evento che aveva scioccato l'opinione pubblica, avvenuto in occasione del locale derby calcistico.

Il secondo è più rilevante e riguarda l'ordine telefonico dato al segretario del partito nazionalista - stando alle sue stesse dichiarazioni - di tornare sulla decisione di rompere l'alleanza di governo. Succedeva ad inizio maggio, quando Mohammed VI aveva appena lasciato il paese e l'Istiqlal votava il ritiro dall'esecutivo. Da allora gli scontri all'interno della maggioranza parlamentare - guidata dagli islamisti del PJD - continuano e la crisi politica sembra solo ritardata, come del resto il rientro del sovrano.

"Un simile atteggiamento mal si concilia con il concetto di arbitrato e soprattutto paralizza il paese", commenta il giornalista, che poi tira in ballo le ricadute negative sul piano diplomatico della lunga vacanza reale, accennando al recente passaggio di Erdogan a Rabat.

"Quale significato attribuire [in assenza di spiegazioni ufficiali, nda] alla lontananza del monarca mentre il Primo ministro di un paese importante come la Turchia [e molto legato economicamente al Marocco] era in visita nel nostro paese?". Piuttosto che una ritorsione politica, come ipotizzato in un primo momento, l'evento ha tutta l'aria di "un mancato adempimento dei propri doveri, e non sarebbe la prima volta. Qualche tempo fa si era rifiutato di incontrare il Primo ministro tunisino Jebali, in visita ufficiale, con il pretesto di un'agenda troppo carica. Quale scusa verrà presentata dal Palazzo in questa occasione?".

Secondo un proverbio locale 'colui che è assente possiede sempre una giustificazione'. Tuttavia, conclude Anouzla, "tutti sanno che in Marocco nessun individuo, nessuna autorità e nessuna istituzione oserà mai chiedere spiegazioni a Mohammed VI per il suo assenteismo".

E' di queste ultime ore la notizia che il presidente algerino - raggiunto a Parigi dal premier Sellal - romperà presto il lungo silenzio imposto sulla sua convalescenza, cercando di rassicurare un paese sotto pressione e già proiettato nella lotta per la sua 'successione'. Il Capo di Stato marocchino seguirà l'esempio?

Intanto il corrispondente de El Pais Ignacio Cembrero ironizza dal suo blog sul "mistero" e la scarsa trasparenza che ha attorniato le due vicende. "Un'assenza così persistente del Presidente o del Primo ministro tunisino, senza motivazioni convincenti né adeguata documentazione, sarebbe oggi inimmaginabile. Almeno su questo versante la 'primavera araba' sembra essere servita a qualcosa".

(Articolo pubblicato in Osservatorio Iraq Medioriente e Nordafrica)

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