Dal
10 maggio scorso il sovrano marocchino è al suo terzo soggiorno (prolungato)
all'estero. Si trova in Francia, dove la sua permanenza è circondata dal più
stretto riserbo. Tuttavia, dato il ruolo politico e istituzionale pregnante della
monarchia, qualcuno - in patria - comincia a sollevare questioni sulla
legittimità di un tale "assenteismo".
Ali Anouzla negli uffici di Lakome (Foto by Jacopo Granci) |
Non
si tratta di nessun organo di controllo istituzionale. Nemmeno del Primo
ministro che dovrebbe, secondo la costituzione, assicurare assieme al monarca la
conduzione del paese. E' il giornalista indipendente Ali Anouzla, fondatore del
sito Lakome e già vittima
del bavaglio di Palazzo per la sua insubordinazione, a porre la domanda:
"Mohammed
VI - ricoprendo contemporaneamente il ruolo di Capo di Stato, Capo delle forze
armate, presidente del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio
dei ministri, oltre che Amir al-mouminine
(vertice religioso) - ha il diritto di assentarsi così frequentemente e per
così tanto tempo senza nemmeno preoccuparsi di annunciare la durata del suo
viaggio né il nome di chi potrà sostituirlo negli incarichi, come è abitudine
procedere in questi casi negli altri paesi?".
Il
giornalista - in un articolo
ripreso qualche giorno fa dal Courrier
International - porta ad esempio la Spagna, dove Juan Carlos fu costretto a
scusarsi pubblicamente per essersi concesso un lussuoso safari in tempi
difficili per Madrid, e addirittura la meno democratica Arabia Saudita. Non
proprio tutti i paesi, comunque, sembrano aver adottato questa abitudine. Come
la vicina Algeria, che sta vivendo una situazione simile a quella di Rabat da
quasi un mese e mezzo, con il presidente Bouteflika ricoverato all'estero e
probabilmente - vista l'impermeabilità
che circonda la vicenda - in condizioni ancora preoccupanti.
In
effetti il sovrano marocchino nel suo ritiro a Parigi - nel castello di Betz,
secondo le poche notizie in circolazione - è in buona compagnia. Oltre
all'omologo algerino, anche il presidente mauritano Mohamed Ould Abdel Aziz si
trova da qualche settimana nella capitale francese, senza che le informazioni
sul suo conto siano più abbondanti rispetto ai casi precitati.
"In
mancanza di qualsiasi comunicazione degna di questo nome, le voci più
approssimative hanno gioco facile sulle vere motivazioni delle sue
peregrinazioni", commenta Ali Anouzla. L'assenza reiterata di Mohammed VI,
la terza dall'inizio dell'anno, ha fornito l'occasione ad alcuni giornalisti
stranieri di avanzare dubbi
sullo stato di salute del monarca. Massimo riserbo invece all'interno del
regno, dove le condizioni fisiche del sovrano sono un tema off limits per la
stampa, come ricorda lo stesso Anouzla che qualche anno fa venne condannato per
aver infranto il tabù (questo ed altri processi a suo carico lo costrinsero a
chiudere il quotidiano al-Jarida al-Oula).
"Colui
che si concede così tanti poteri e responsabilità dovrebbe poi essere pronto a
rendere conto dell'esercizio delle sue funzioni e a rendere accessibile parte
della sua vita privata: bollettini medici, periodi di vacanza, viaggi ufficiali
e informali, perfino l'impiego del tempo libero, come è costume alla Casa
bianca o all'Eliseo".
E'
inutile chiedersi invece - continua il giornalista - se i costi di questi
viaggi privati vengano addebitati o meno alle casse di uno Stato già in gravi
ristrettezze finanziarie, dal momento che il cospicuo budget reale non è
oggetto di dibattito né di controllo e tanto meno i suoi capitoli di spesa.
"Il
problema, oltre che morale, è di ordine politico".
A
dispetto di quanto dichiarato dalle autorità, quella marocchina resta una
'monarchia esecutiva' dove il sovrano regna e governa. Ad affermarlo non sono
solo i dissidenti, quelli che avevano chiamato al boicottaggio della
costituzione nel 2011, concessa in tutta fretta durante le manifestazioni. Lo
ha ribadito recentemente anche l'ordine nazionale degli avvocati, nelle
raccomandazioni di fine congresso, in cui fa presente la necessità di
instaurare una vera monarchia parlamentare basata sulla ripartizione dei poteri
e sulla equa redistribuzione delle ricchezze.
"Il
re si considera formalmente un arbitro del gioco politico, ma nella realtà sono
numerose le occasioni in cui dimostra di essere un attore preminente e
insindacabile", spiega ancora Anouzla nell'articolo. Per questo deve tornare
ed assumersi le proprie responsabilità, apertamente e di fronte al paese. Il
riferimento è a due episodi occorsi durante queste ultime settimane di assenza.
Il
primo, l'ingerenza sulla magistratura: tramite "alte istruzioni" il
monarca ha imposto da Parigi la scarcerazione immediata dei minori coinvolti
nella devastazione del centro di Casablanca, evento che aveva scioccato
l'opinione pubblica, avvenuto in occasione del locale derby calcistico.
Il
secondo è più rilevante e riguarda l'ordine telefonico dato al segretario del
partito nazionalista - stando alle sue stesse dichiarazioni - di tornare sulla
decisione di rompere l'alleanza di governo. Succedeva ad inizio maggio, quando
Mohammed VI aveva appena lasciato il paese e l'Istiqlal votava il ritiro
dall'esecutivo. Da allora gli scontri all'interno della maggioranza
parlamentare - guidata dagli islamisti del PJD - continuano e la crisi politica
sembra solo ritardata, come del resto il rientro del sovrano.
"Un
simile atteggiamento mal si concilia con il concetto di arbitrato e soprattutto
paralizza il paese", commenta il giornalista, che poi tira in ballo le ricadute
negative sul piano diplomatico della lunga vacanza reale, accennando al recente
passaggio di Erdogan a Rabat.
"Quale
significato attribuire [in assenza di spiegazioni ufficiali, nda] alla lontananza del monarca mentre
il Primo ministro di un paese importante come la Turchia [e molto legato economicamente
al Marocco] era in visita nel nostro paese?". Piuttosto che una ritorsione
politica, come ipotizzato in un primo momento, l'evento ha tutta l'aria di
"un mancato adempimento dei propri doveri, e non sarebbe la prima volta.
Qualche tempo fa si era rifiutato di incontrare il Primo ministro tunisino
Jebali, in visita ufficiale, con il pretesto di un'agenda troppo carica. Quale
scusa verrà presentata dal Palazzo in questa occasione?".
Secondo
un proverbio locale 'colui che è assente possiede sempre una giustificazione'.
Tuttavia, conclude Anouzla, "tutti sanno che in Marocco nessun individuo,
nessuna autorità e nessuna istituzione oserà mai chiedere spiegazioni a
Mohammed VI per il suo assenteismo".
E'
di queste ultime ore la notizia che il presidente algerino - raggiunto a Parigi
dal premier Sellal - romperà presto il lungo silenzio imposto sulla sua
convalescenza, cercando di rassicurare un paese sotto pressione e già
proiettato nella lotta per la sua 'successione'. Il Capo di Stato marocchino
seguirà l'esempio?
Intanto
il corrispondente de El Pais Ignacio
Cembrero ironizza dal suo blog
sul "mistero" e la scarsa trasparenza che ha attorniato le due
vicende. "Un'assenza così persistente del Presidente o del Primo ministro
tunisino, senza motivazioni convincenti né adeguata documentazione, sarebbe oggi
inimmaginabile. Almeno su questo versante la 'primavera araba' sembra essere
servita a qualcosa".
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