Domenica 20 novembre migliaia di attivisti democratici hanno risposto all'appello del Movimento 20 febbraio ed hanno manifestato pacificamente in numerose città del regno alawita, chiamando al boicottaggio delle elezioni legislative previste per venerdì prossimo e invocando la liberazione dei detenuti politici finiti in arresto dall'inizio della contestazione.
Che il Mediterraneo sia quella nave che va da sola tutta musica e tutta vela su quell'onda dove si vola tra la scienza e la leggenda del flamenco e della taranta e fra l'algebra e la magia nella scia di quei marinai e quell'onda che non smette mai che il Mediterraneo sia...
martedì 22 novembre 2011
Marocco: campagna elettorale per le legislative (anticipate)
A due settimane dal voto per il rinnovo della Chambre des representants e la formazione del nuovo governo, sabato 12 novembre è iniziata in Marocco la campagna elettorale, che si protrarrà fino alla mezzanotte di giovedì 24, vigilia dell’appuntamento con le urne.
Circa 13 milioni di marocchini saranno chiamati ad esprimersi, venerdì 25 novembre, sulla composizione della camera bassa del Parlamento, mentre la votazione – non ancora stabilita – dei 120 membri della camera alta (Chambre des conseillers), sarà riservata agli eletti delle comunità locali, ai rappresentanti delle organizzazioni professionali e dei sindacati. Per le autorità di Rabat le elezioni legislative anticipate rappresentano il secondo passo, dopo l’approvazione della Costituzione (con il referendum del 1° luglio scorso) voluta dal sovrano Mohammed VI, nella “nuova era democratica” del regno alawita.
Il Movimento 20 febbraio e gli altri protagonisti della contestazione, invece, lamentano l’inutilità della consultazione – “dal momento che la nuova carta non garantisce il passaggio dall’autoritarismo monarchico ad un effettivo regime parlamentare” – e la scarsa credibilità dei partiti politici, considerati nella maggior parte dei casi delle “elite prive di identità e di valori”. I giovani dissidenti hanno promosso un fronte del rifiuto, a cui si sono aggregate tre piccole formazioni della sinistra radicale (Parti socialiste unfié – PSU, Parti de l’avant-garde démocratique et socialiste – PADS, La voie démocratique – Annahj), l’associazione islamica al-‘Adl wa al-ihsan (“Giustizia e carità”) e parte delle organizzazioni del movimento amazigh (berbero), che hanno chiamato al boicottaggio delle urne.
lunedì 7 novembre 2011
Ennahda: le ragioni di un successo
La vittoria di Ennahda alle elezioni del 23 ottobre, quando i tunisini sono andati al voto per la formazione dell’Assemblea costituente, era considerata acquisita fin dalla vigilia della consultazione. Tuttavia, in pochi immaginavano un’affermazione così netta del partito islamico, che ha ottenuto il 40,5% dei suffragi e il 41,5% dei seggi a disposizione (90 su un totale di 217). Il dato è ancor più significativo se si considera che il secondo partito (il Congrès pour la republique) ne ha conquistati solo un terzo (30 seggi), mentre 23 sono quelli assegnati ai rappresentanti dello schieramento “laico e progressista”. Quali sono le ragioni di un simile successo?
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